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Tria sconfitto, manovra col deficit al 2,4%

Tria sconfitto, manovra col deficit al 2,4%

A sera, al termine della giornata più lunga del governo giallo-verde, Di Maio e Salvini hanno annunciato l’intesa sulla manovra economica, raggiunta in consiglio dei ministri all’unanimità. Dopo un vertice di cinque ore è stato stabilito che nel Documento di programmazione Economica e Finanziaria (Def) il rapporto deficit/Pil arriverà al 2,4%, sforando la soglia dell’1,6 fissata dal ministro dell’Economia Giovanni Tria. Questi avrebbe resistito fino all’ultimo, ma «non si dimetterà», assicurano fonti del governo, dopo un contatto tra il premier Conti e il presidente Mattarella. Nella notte è arriva la ratifica del Consiglio dei ministri e, davanti a Palazzo Chigi, hanno fatto festa, con bandiere e selfie, parlamentari e militanti del M5s. «È un giorno storico, è cambiata l’Italia. La manovra del popolo cancella la povertà, ci sono 10 miliardi per il reddito di cittadinanza», ha affermato Di Maio. «Tasse abbassate al 15% per più di un milione di lavoratori italiani, diritto alla pensione per almeno 400.000 persone e altrettanti posti di lavoro a disposizione dei nostri giovani superando la legge Fornero, chiusura delle cartelle di Equitalia, investimenti per scuole, strade e Comuni, nessun aumento dell’Iva», ha aggiunto Salvini. Il tetto del 2,4% sarà mantenuto, dice il Def, per tutto il triennio 2019-2021. Grida, dall’opposizione, di Partito democratico e Forza Italia. Si attende adesso la reazione dei mercati e quella della Commissione europea che si riunirà alla metà d’ottobre e potrebbe avviare una procedura d’infrazione. Per ora le Borse restano indifferenti, mentre l’euro è andato un po’giù (vedi Borse di notte).

«Il 16 ottobre di buon mattino il vicepresidente della Commissione europea, il lettone Valdis Dombrovskis, e il titolare dei conti pubblici, il francese Pierre Moscovici, firmeranno la lettera che mai si sarebbero aspettati a pochi mesi dalla fine del loro mandato a Bruxelles: intimeranno al governo Conte di modificare la manovra entro due settimane, o saranno costretti a rigettarla. Quindi, a fine ottobre, se nulla sarà cambiato nel bilancio italiano per il 2019, scriveranno la loro opinione negativa, il rigetto della finanziaria gialloverde prima ancora della sua approvazione in Parlamento per via di un peggioramento strutturale del deficit di 12,6 miliardi. A quel punto ci saranno altre tre settimane per cancellare quel 2,4% dalla casella del disavanzo. Se così non sarà, intorno al 21 novembre arriverà la bocciatura definitiva che aprirà la porta a una procedura di infrazione sui conti italiani al più tardi nei primi mesi del 2019. Il commissariamento europeo del governo grillo-leghista con una serie di parametri molto stringenti per rimettere deficit e debito su una traiettoria discendente. Sullo sfondo le sanzioni Ue, senza contare le reazioni dei mercati» [D’Argenio, Rep].

Clamoroso

Kim Kardashian gira con una collana che non le sta intorno al collo, ma dentro il collo. È l’ultimo grido di una rivoluzionaria linea di accessori, detta Human, creata dall’artista canadese Simon Huck e che si basa su modifiche da apportare direttamente sul corpo. Huck: «A New York abbiamo presentato piedi trasformati in conchiglie» [Lancheros, Metro].

Butting

Zucconi scrive che la storia del giudice Kavanaugh (vedi in Prima Pagina e nella sezione Oggi), al di là dei risvolti politici, rivela la normalità delle orgette studentesche nei campus universitari americani. Kavanaugh, detto anche il Giudice Vergine perché a suo dire uscito dall’università illibato «era stato accettato in un sotto clan segretissimo che i suoi compagni di allora avevano battezzato Tits and Clit, brutalmente Tette e Clitoride. Una delle loro più apprezzate scorribande erano razzie nelle stanze delle studentesse per rubare bianchieria intima e poi tessere bandiere di mutande e reggiseni da sventolare. Nelle Frat House peggiori, che in alcuni casi le università sciolgono come quella alla quale apparteneva il futuro, possibile giudice supremo delle virtù civili, le cerimonie di iniziazione, annegate in ettolitri di birra e alcool talvolta insaporiti da sonniferi e ansiolitici per intontire le ragazze, gli iniziati devono sottoporsi a umilianti cerimonie di investitura. Celebri sono le cerimonie del te, nelle quali l’iniziando viene fatto sdraiare a bocca aperta sotto i testicoli del celebrante. Nel circolo del futuro giudice supremo, si preferiva il butting, il semplice premere il sedere sulla faccia dell’ iniziando. Nonnismi da psicoanalisi».

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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