Lettera da

Un giro per Procida tra suggestioni e storia

Procida è Capitale Italiana della Cultura 2022, un titolo importante che ha richiamato l’attenzione di tutti, soprattutto di quanti non conoscevano affatto questo scoglio di circa 4 Kmq con una densità di popolazione che alla fine del Settecento registrava 14.000 abitanti.

Ma che isola è Procida? Se penso alla mia personale storia, è l’isola dei marittimi ai quali si deve gran parte della sua ricchezza. Un traguardo raggiunto anche attraverso la formazione del capitale umano. Già nel 1788, sulla scia di Napoli e Meta di Sorrento, a Procida fu aperta una classe di nautica all’interno di una scuola pubblica per insegnare a leggere, scrivere e far di conto. Ma la vita di mare naturalmente non è facile. E così anche mio padre, marittimo classe 1920, rivide mio fratello dopo nove mesi dalla sua nascita. È un’isola matriarcale dove per compensare l’assenza toccava alle donne la gestione degli affari del nucleo famigliare.

E così, sempre in onore delle donne, Procida è detta “l’isola di Graziella”, dal nome della giovane fanciulla del romanzo di Lamartine. A Graziella è dedicata una saga agostana dove una fanciulla, di origini procidane, indossa uno splendido abito che veniva ricordato dai visitatori dell’Isola sul finire del Settecento.

Procida – verso l’isola

Procida è l’isola dei riti religiosi del Giovedì e Venerdì Santo, e della statua lignea del Cristo Morto di Carmine Lantriceni (1728), custodita nella chiesa di San Tommaso d’Aquino. Sul piano della storia Procida era conosciuta sin dal tempo dei Micenei che sbarcarono sull’isola di Vivara. Quando veniva descritta come un grande giardino, ricco di flora e fauna, fu governata da feudatari come Giovanni da Procida, i Cossa, i D’Avalos che realizzarono il palazzo rinascimentale. Nel Settecento quel palazzo passò ai Borbone, l’isola diventò sito Reale e fu proclamata Città nel 1792. Nel 1830 quel palazzo già scuola militare fu trasformato in uno dei carceri più duri del Regno. Chiuso nel 1988 oggi conserva i segni dolorosi di vite trascorse dietro le sbarre. Se ci si trova sull’isola, il palazzo/carcere è solo uno dei luoghi che vale la pena di visitare. In questa zona denominata Terra Murata troviamo: il Palazzo della Cultura, sede del Museo Civico e della Biblioteca Comunale, nati nell’ex-conservatorio delle monache e prima ancora sede del potere medievale; l’Abbazia di San Michele con i suoi tanti tesori e una splendida biblioteca.

Sull’isola ci sono dodici chiese e ognuna di esse ha delle peculiarità. Tra tutte ricordo, nella zona del porto, la chiesa dei marinai di Maria SS.ma della Pietà e di san Giovanni Battista, nata nel 1624 come piccola cappella per volontà dei padroni di barche della zona, già fondatori nel 1617 di un Monte laico dei marinai di mutua assistenza. Sui muri di alcune case alla Marina ci sono le mattonelle simbolo delle proprietà immobiliari del Monte che ancora oggi esiste. Sempre al porto alle due estremità ci sono due delle sei spiagge dell’isola: Le Grotte e la Lingua. Splendida la zona della Corricella con la sua architettura spontanea.

La Corricella

Procida va girata a piedi, soprattutto nelle stagioni miti ed in inverno, per apprezzarne i profumi, i colori, gli splendidi portoni degli armatori dell’isola. Non mancano le criticità come il traffico, la fragilità delle sue coste e in questo delicato momento il lavoro, compreso quello marittimo con i tanti giovani impegnati sulle navi da crociera. Ma la crisi passerà. E’ chiaro che non è facile per me una sintesi tra suggestioni e storia. In conclusione auguro “buon vento” a Procida. Il titolo di Capitale Italiana della Cultura è giunto come una grande opportunità per lo sviluppo dell’isola ma anche come un segno di speranza per tutti.

Procida
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Raffaella Salvemini

Laureata in Scienze Economico-Marittime, è abilitata alla professione di Dottore Commercialista. È primo ricercatore presso l’Istituto di Studi sul Mediterraneo del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli. Svolge attività di ricerca in Storia Economica del Mezzogiorno con attenzione alla storia dell’assistenza, beneficenza e welfare; dell’istruzione; dei traffici marittimi, della portualità, della sanitaria marittima e della navigazione. Ha svolto attività didattica presso l’Università degli studi del Molise dove ha insegnato Storia delle assicurazioni e della Previdenza sociale.

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