Alla Columbia Grammar Preparatory School di Manhattan è nato un nuovo corso scolastico, che ha scioccato e allarmato i genitori degli studenti: lezioni di porno in classe.
Come riporta il New York Post la materia è stata inserita senza avvertire le famiglie, situazione inaccettabile da parte dei genitori degli alunni, visto l’istituto di prima classe a New York.
Quello che si pensava fossero semplici lezioni di educazione sessuale, sull’uso della pillola, dei preservativi, ha dimostrato contenuti decisamente forti, arrivando ad una “lettura della pornografia” scatenando il dissenso e la protesta genitoriale.
L’insegnante del programma, Justine Ang Fonte, ha mostrato ai 120 studenti immagini di donne parzialmente nude, legate, immagini esplicite con dati sul “gap degli orgasmi” tra donne e uomini e una presentazione di Only Fans, nota piattaforma utilizzata al fine di lavori sessuali.
L’obiettivo della professoressa era quello di spiegare la differenza su cosa è pornografia e cosa è arte, ma qualcosa è andato storto.
L’eruzione del vulcano Nyiragongo nell’est del Congo è avvenuto sabato 22 maggio intorno alle 18.30. Il disastro ha causato la scomparsa di oltre 170 bambini, come denuncia l’Unicef, e oltre 150 dispersi, separati dalle famiglie in seguito all’eruzione del vulcano Nyiragongo nell’est del Congo.
Migliaia di persone sono fuggite dopo l’eruzione del vulcano, 5.000 persone hanno attraversato i confini con il Ruanda da Goma e almeno 25 mila sono state sfollate a Sake, 25 chilometri a nord ovest di Goma.
La Bbc online riporta che l’Unicef ha aggiunto che saranno istituiti centri per aiutare i minori non accompagnati. Intanto il bilancio delle vittime sale a 15.
Il 23 maggio, il volo della Ryanair che stava volando fra Atene e Vilnius, con a bordo 171 passeggeri, è stato costretto ad effettuare un atterraggio d’emergenza scortato da caccia militari bielorussi, all’aeroporto della capitale della Bielorussia.
L’aeroporto di Minsk ha dichiarato che gli stessi piloti, a seguito di un allarme bomba, hanno chiesto l’atterraggio. Un caccia MiG-29 delle forze aere bielorusse, a seguito della segnalazione, è stato fatto decollare per scortare a Minsk il volo.
Subito dopo l’atterraggio la polizia bielorussa ha immediatamente arrestato uno dei passeggeri a bordo del volo: Roman Protasevich, il giovane oppositore bielorusso, ex direttore del canale Nexta, voce del dissenso al regime di Alexander Lukashenko.
Il giornalista è catalogato nella lista dei ricercati per “terrorismo ed estremismo”, per aver documentato in passato la repressione bielorussa sui manifestanti d’opposizione.
Secondo un canale Telegram, molto vicino a Lukashenko, l’ordine dell’atterraggio d’emergenza a Minsk è arrivato direttamente dal presidente bielorusso “in persona”.
Un’operazione in grande stile da parte dei servizi segreti del KGB, visto il forte sospetto da parte di Protasevich di essere seguito durante le sue operazioni d’imbarco, che ha scatenato indignazione e dissenso da parte del Parlamento Ue, David Sassoli, della Commissione Ursula von der Leyen, del Consiglio Charles Michel e dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, e da tutte le principali cancellerie, da Parigi a Berlino, da Londra a Roma. Il ministro degli Esteri Luigi di Maio ha espresso “ferma condanna”.
La leader in esilio dell’opposizione bielorussa, Svetlana Tikhanovskaya, ha Twittato: “Il regime ha forzato l’atterraggio dell’aereo a Minsk per arrestare il giornalista e attivista Raman Pratasevich. Che ora rischia la pena di morte.”
Il 25 maggio, durante il primo anniversario della morte di George Floyd, l’afroamericano ucciso a Minneapolis dal poliziotto Derel Chauvin, alcuni dei familiari hanno incontrato il presidente Joe Biden a Washington. Al termine dell’incontro con il presidente, il fratello Philonise Floyd, deluso in parte dalle scelte incomplete di Joe Biden, ha lanciato un appello al congresso per l’approvazione di un progetto di legge di riforma della polizia, ancora attualmente congelata in Senato.
Lo stato di Sinaloa è attaccato costantemente da vari gruppi di narcotraffico, fra cui il più potente, aggressivo e a volte senza scampo: il cartello di Sinaloa.
Il capo della polizia dello stato nordoccidentale di Sinaloa, Joel Ernesto Soto, non è riuscito a fuggire alle minacce, agli agguati, agli attacchi continui dell’organizzazione criminale.
Il 25 maggio, mentre era in viaggio verso la città di Culiacàn è stato assassinato.
Tre settimane prima Soto era scampato all’ennesimo attentato, avvenuto vicino a Mazatlan, ma il cartello questa volta non si è fermato, fino all’ultimo respiro.
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