In evidenza

Utilizzare più etica e includere persone formate in filosofia per trattare i temi dell’intelligenza artificiale

Nel mondo dell’industria, il crescente sviluppo di nuove tecnologie come la robotica, l’intelligenza artificiale (AI) e tutti i sistemi data-driven è stato accompagnato da una crescita di interesse in materia di etica applicata alle suddette nuove tecnologie.

Nonostante si tratti di un’ottima notizia, questo interesse per la filosofia morale ha due grandi difetti: il primo è che spesso le aziende tecnologiche la utilizzano per puri fini commerciali senza un impatto reale (vedasi la triste fine che ha fatto il dipartimento di AI Ethics di Google); il secondo sono quei settori dell’industria tecnologica che lascia prendere decisioni in materie etiche ad attori sprovvisti del bagaglio filosofico necessario.

Facciamo qui allusione agli ingegneri informatici che, confrontati a problematiche etiche nel loro lavoro quotidiano, hanno sì (a volte) la buona intenzione di riflettere alle conseguenze delle loro azioni, ma sono spesso incapaci di guardare e contestualizzare il problema al quale sono confrontati come un filosofo saprebbe.

Questa constatazione non vuole porre in concorrenza l’ingegnere ed il filosofo, ma piuttosto cercare di mettere in comune le loro forze, forma mentis e formazione affinché si possano operare scelte etiche che abbiano il loro giusto posto e valore.

Ad esempio, nella scelta di un dataset per l’allenamento di un algoritmo di Machine Learning, sarebbe appropriato chiedere il parere di un filosofo esperto in etica applicata alle nuove tecnologie per poter valutare al meglio quali potrebbero essere i fattori che rischiano di porre problemi nell’applicazione di dato algoritmo.

Il filosofo in questo modo accompagna le scelte dell’ingegnere e lo consiglia, completando così una squadra che coniuga teoria e pratica.

D’altronde l’etica è nata nel V secolo a.C. e non con le nuove tecnologie, ed abbraccia correnti di pensiero diverse e variate (etica normativa, etica descrittiva, meta-etica; e nell’etica applicata: etica del business, bioetica, etica delle relazioni internazionali, ecc.).

Nonostante possa sembrare uno strumento di pura applicazione pratica, l’etica è piuttosto uno strumento di riflessione che porta a prendere delle decisioni ponderate, frutto della sua storia e dei pensatori che hanno contribuito a renderla ciò che la contraddistingue oggi.

Coscienti di questa carenza, qualche mese fa a Parigi è stato creato il CDEN (Collectif des Éthiciens du Numérique). Un collettivo di filosofi impegnati nel promuovere e diffondere l’etica digitale e aiutare ad uno sviluppo più responsabile dell’AI.

Quello che serve oggi non sono solo le norme e gli standard, ma creare l’ambiente perché il ragionamento etico si sviluppi.  Si dovrà definire un curriculum etico che aiuti gli sviluppatori a ragionare eticamente. Si dovrà anche organizzare il lavoro perché gli attori coinvolti nello sviluppo dell’AI abbiano il tempo per riflettere.

Bisognerà identificare delle responsabilità certe. Serviranno anche norme che chiedano la formazione di comitati etici dedicati ai dati e all’AI, purché siano composti da eticisti/filosofi adeguatamente preparati.

Infine serviranno enti indipendenti che verifichino l’efficienza dell’infrastruttura etica. In breve per essere chiari, se per costruire ospedali servono medici allora per costruire le infrastrutture etiche servono i filosofi.

Condividi
Enrico Panai

Enrico Panai è un ricercatore indipendente in Cyber Geography and Philosophy of Information. Dopo gli studi di filosofia ed etica e un’esperienza pluriennale come consulente digitale in Italia, ha insegnato per diversi anni come professore a contratto di Digital Humanities nella facoltà di Teorie e tecniche dell’informazione presso l’Università di Sassari. Dopo essersi trasferito in Francia nel 2007, ha lavorato come consulente per grandi aziende. Nel 2017 si è specializzato in Strategie per la consapevolezza della sicurezza informatica presso l’Institut National de Hautes Etudes de la Sécurité et de Justice [Institute for Advanced Studies in Security and Justice] presso l’Ecole Militaire di Parigi. I suoi principali interessi di ricerca riguardano la cyber-geografia, le cyber guerre, l’etica dei dati, la cybersecurity, l’interazione uomo-informazione, la filosofia dell’informazione, l’intenzionalità dei progetti informativi, il capitale semantico.

Ultimi articoli

AI ultima frontiera: ChatGPT 4o with canvas

Avete mai immaginato un'interazione con l'AI ancora più intuitiva e creativa? ChatGPT 4o, ora nella…

9 Novembre 2024

Farmaci per otite: comprendere, trattare e prevenire

L'otite è un'infiammazione che può colpire diverse parti dell'orecchio, tra cui l'orecchio esterno (otite esterna),…

5 Novembre 2024

Frontiera, un libro di Francesco Costa

Il consiglio di lettura di oggi è “Frontiera” di Francesco Costa,《un libro frastagliato e non…

4 Novembre 2024

L’arte della sicurezza in auto Sistemi di protezione passiva e attiva

Le auto moderne sono dotate di una serie di sistemi volti a proteggere il conducente…

25 Ottobre 2024

L’almanacco di Naval Ravikant

L’almanacco di Naval Ravikant è una raccolta dei pensieri, dei twits, delle interviste dell’autore incastonate…

9 Ottobre 2024

Intervista a Greg Hoffman

Greg Hoffman è un brand leader a livello globale, ex Chief Marketing Officer di NIKE,…

9 Ottobre 2024