Il Corriere di Viterbo ha pubblicato il 19 febbraio un’intervista a Carmelo Messina, ex presidente della Fondazione Vulci che gestisce il parco archeologico omonimo nel Comune di Montalto di Castro: l’occasione è stata l’avviso di garanzia inviato a Messina, al Direttore Generale della fondazione ed al Sindaco di Montalto di Castro, l’Ente cui fa capo la Fondazione, dell’avviso di reato per peculato.
Su denuncia di due consiglieri Comunale di opposizione e di un cittadino, la Guardia di Finanza ha provveduto al sequestro dei documenti contabili della Fondazione e dal loro sommario esame il procuratore della Repubblica ha ritenuto che possa sussistere un reato di peculato e che le persone indicate ne siano i responsabili, i primi due per aver commesso il reato ed il sindaco per omessa vigilanza. L’ammontare complessivo delle somme di cui viene contestata la spesa è di € 91.000,00: sarà l’esame dei documenti da parte del magistrato a chiarire se il denaro pubblico è stato speso correttamente secondo le regole che valgono per tutti, o se invece è stato usato per fini personali dalle persone incriminate, profittando di un’omessa sorveglianza sul loro comportamento.
C’è un fatto che dà da pensare: tra le spese confessate c’è anche quella del funerale di un anziano dipendente della fondazione la cui moglie non aveva il denaro necessario per dargli sepoltura. Sembra una versione moderna dell’Antigone, tragedia scritta da Sofocle più di duemila anni fa: Antigone vuole dare sepoltura al fratello ma Creonte lo vieta; deve prevalere la legge o l’umanità?
Il comportamento di Carmelo Messina sarà stato più o meno legittimo (spetterà ai giudici stabilirlo) ma certamente è stato ispirato ad una profonda umanità, così come all’umanità si piegava il comportamento della protagonista della tragedia di Sofocle.
La vicenda sarà esaminata da un magistrato inquirente anche perchè accanto alla spesa del funerale ce ne sono altre di cui dovrà essere esaminata la giustificatezza. Fatto degno di nota è che l’avviso di reato non fa cenno all’associazione a delinquere tra loro, ciò che avrebbe fatto pensare ad un piano preordinato a svuotare le casse della fondazione: è accaduto forse che persone poche esperte di finanza pubblica abbiano agito senza un’attenta valutazione delle regole che valgono in proposito, una condotta certamente deplorevole da tenere però ben distinta da chi usa denaro pubblico per propria diretta utilità.
Quanto avvenuto a Montalto di Castro è forse l’ennesima riprova, se pure ve ne fosse bisogno, del basso livello cui è giunta la lotta politica: a giudicare il comportamento del Sindaco viene chiamato il Magistrato e non il Consiglio Comunale, nella funzione di controllo politico di opposizione riguardante l’operato del Sindaco e della sua maggioranza. Per l’ennesima volta sono stati chiamati in causa i giudici: non è certamente un passo avanti per la democrazia.
I reati vanno puniti ma l’arma della denuncia al Magistrato non può sostituire il dibattito politico. Se il Sindaco e gli altri co-imputati hanno commesso dei reati è giusto che vadano puniti ma la loro responsabilità è anche politica per aver tradito la fiducia dei cittadini che avevano votato. L’opposizione Khomeinista ha preferito la scorciatoia penale: non ha fatto un figurone…
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