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Arriva Sartana (detto Renzi): Django (detto Di Maio) hai chiuso!

La voce si è sparsa rapidamente: dopo qualche esitazione Sartana (detto Renzi) ha deciso di disseppellire la sua famosa colt 45 e scendere in campo per cancellare dalla scena politica Django (detto Di Maio) che da parte sua ha impugnato la vecchia Smith e Wesson.

Per molti non è stata una sorpresa: Sartana, messo da parte dai suoi amici, meditava da tempo di affrontare a viso aperto quel Django che più di una volta aveva dichiarato con malcelata antipatia di non voler nemmeno sentire parlare di lui.

Presto i due grandi pistoleri del west si affronteranno nel Saloon di Montecitorio ed in quello di Palazzo Madama: non mancheranno le occasioni. C’è ad esempio quella della riduzione del numero di deputati e senatori, che Renzi ha sempre dichiarato di non vedere di buon occhio, ben sapendo che se approvata renderà molto difficile per i partiti minori (ed il suo non potrà non essere tra essi) essere rappresentato in parlamento, salvo trovare posto in partiti maggiori a scapito della loro identità politica.

Renzi e Di Maio

Se i renziani, o Italia Viva, a Montecitorio voteranno contro la legge costituzionale che stabilisce la riduzione, sarà molto difficile che essa possa essere approvata. Sarà probabilmente il primo scontro in campo aperto.

Sartana (detto Renzi) non ha chiaramente nessuna intenzione di attaccare frontalmente i suoi ex amici del PD: sparerà obliquo contro il gruppo pentastellato per colpirli di rimbalzo.

E’ quasi facile prevedere pallottele che filano sulla testa del povero sceriffo Mic-Mac (detto Conte) che già ora pare un po’ disorientato da un cambiamento di scena che non si aspettava: poveraccio costretto a fare lo sceriffo quando guadagnava tanti bei soldini facendo l’avvocato. Cose che capitano anche ai migliori…

Ne vedremo certamente delle belle: “Un dollaro d’onore” diventerà presto un film western di secondo ordine ai resoconti televisivi dello scontro dei due grandi pistoleri.

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Mario Pacelli

Mario Pacelli è stato docente di Diritto pubblico nell'Università di Roma La Sapienza, per lunghi anni funzionario della Camera dei deputati. Ha scritto numerosi studi di storia parlamentare, tra cui Le radici di Montecitorio (1984), Bella gente (1992), Interno Montecitorio (2000), Il colle più alto (2017). Ha collaborato con il «Corriere della Sera» e «Il Messaggero».

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