Ormai dalla magistratura ci si aspetta di tutto. Sembra che lo facciano apposta ad attirarsi critiche e antipatie. Il primo cittadino di Milano è stato condannato a sei mesi di reclusione, commutati in 45 mila € di multa, per falso, cioè per avere contravvenuto alla legge, ma a fin di bene. È scritto proprio nella sentenza. Allora perché sporcargli la fedina penale se gli viene riconosciuto di non avere agito per essersi appropriato di denaro del contribuente né per interesse personale? Per quante riforme siano state fatte, non ce n’è una che abbia risolto i problemi della giustizia.
Per quanto possano gli ottimisti sforzarsi di trovare un aspetto positivo di FB, finora non ci sono riusciti. Serve a chi ci controlla per conoscere i nostri gusti, abitudini e tendenze politiche. È un passatempo per chi non sa cos’altro fare. Uno sfogo per i frustrati. Una risorsa per i pedofili che attirano minori sprovveduti. Adesso anche fonte di guadagno per chi illude cuori solitari. Non è questo il luogo dove incontrare l’amicizia, figuriamoci l’amore. Si può falsificare l’età, il titolo di studio e l’occupazione. Si dà la possibilità a chi non è degno di apparire migliore. Gli stolti sono le prede più ricercate.
Per qualche ora nelle strade percorse dal corteo del presidente russo è scomparsa l’immondizia che sommerge Roma. L’efficienza del cerimoniale non è riuscita, però, a neutralizzare gli odori sconcertanti che i cassonetti traboccanti emanano. L’aria condizionata, finestre dei palazzi sigillate e deodorante a profusione hanno evitato che l’augusto ospite percepisse lo stato di putrefazione che sovrasta la capitale. Appena conclusa la visita di stato, è riapparsa la spazzatura. Se usassimo per creare, la stessa capacità di camuffare le vergogne, saremmo un grande popolo.
Qualcuno vorrebbe che il Parlamento norvegese assegnasse quello della Pace a Carola. C’è chi la vuole stuprata da uno o più negri nerboruti che le tocca portare in giro per il Mediterraneo e chi la addita come esempio di comportamento civile. Chi vede in lei l’eroina dei nostri giorni e chi la criminale che dovrebbe marcire in galera. Ecco, in questo episodio, l’Italia del terzo millennio. Non esiste la via di mezzo né la visione oggettiva. Perché tutto è visto attraverso la lente della politica. Abbiamo, quindi, un concetto molto personale della giustizia, della morale e persino della fede.
Finalmente una donna alla guida della Commissione Europea, per di più di alto lignaggio. Ora tutti sull’attenti in giacca e cravatta. Qualcuno batterà i tacchi. Si torna indietro nel tempo, come con Benedetto XVI in Vaticano. Si parla tedesco e non si discutono le regole. Basta con gli ubriaconi e i burocrati francofoni con cui si litigava continuamente. Ci mettevano 7 in condotta, ma per la verità mai in castigo. Alla fine chiudevano un occhio ed eravamo promossi. Brava gente anche loro. Finiremo col rimpiangerli. In fondo siamo parenti mediterranei. Questi, invece, sono estranei.
Dopo avere minacciato l’arbitro svedese a Shangai, dato della troia a un giudice di linea al Flushing Meadow e dello zingaro di merda al serbo che lo stava battendo a Amburgo, Fabio Fognini ha mandato a quel paese anche il padre che cercava di mitigarne la volgarità. Se sta perdendo tira palline in faccia ai raccattapalle e mostra il dito medio al pubblico. A Wimbledon ha addirittura invocato la maledizione sul campo. Poi si scusa con tutti, come un bravo ragazzo. Pare che piagnucolare e insultare sia una scaramanzia che gli porta bene. Così è diventato il numero 10 del tennis mondiale.
Qualsiasi campione – per lo più campioncino – per evadere il fisco e derubare i propri concittadini che vanno in visibilio per lui, chiede e ottiene la residenza monegasca. Basta stare sei mesi l’anno nel principato di Monaco per non pagare tasse. Non è giusto né morale. È un modo per attirare nuovi ricchi. In una società ormai globalizzata, se non servono soldi al bilancio interno, una minima tassa sul reddito, potrebbe servire alla comunità in difficoltà più che ai miliardari. La Francia non ha aderito, per non avere un paradiso fiscale in patria. L’Italia, invece, lo tollera a due passi da casa.
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