Anche se, sul piano strettamente religioso, le statistiche indicano un calo dei cattolici nel Bel Paese e un aumento dell’ateismo tra i giovani, sul piano politico l’Italia non ha cambiato di una sola virgola il suo volto di sempre che resta (inguaribilmente, per gli avversari) solo “democristiano”.
L’invito di Indro Montanelli agli Italiani di turarsi il naso e di votare per lo Scudo Crociato conserva tutta intera e integra la sua validità, anche se, oggi, il simbolo della democrazia cristiana con la sua falsa scritta “Libertas” non c’è più: agli abitanti dello Stivale non resta che scegliere tra il clerico-fascismo degli anni dell’anteguerra, oggi, di Salvini & co. e il catto-comunismo di quelli del dopoguerra, oggi di Renzi e Di Maio. Tertium non datur. Ce lo ha fatto capire il 20 Agosto 2019 l’ascolto degli interventi in Parlamento dei leader politici del momento.
Il discorso del Premier (sfiduciato da Salvini) ha rappresentato la quintessenza della democristianeria più subdola e perfida. Ipocrita, astioso, falso, pieno di veleno e di minacce, ridondante, ampolloso (un laico senza peli sulla lingua direbbe solamente: pretesco) il Presidente del Consiglio ha dato la vecchia versione centrista, solo falsamente conciliante e collaborativa, del potere democristiano di sempre, intriso di autoritarismo.
Dell’intervento di Matteo Salvini si può parlare solo dopo avere raccontato l’antefatto di uno sproloquio che anzi che puntare sulla logica e sulla razionalità delle soluzioni proposte ha preferito far leva sull’emozione religiosa e sull’irrazionalità. Quando il leader della Lega, influenzato, probabilmente, dai suggerimenti di leader politici di altri Paesi, certamente più esperti e coltivati di lui, stava per convincere gli Italiani di sottrarsi all’abbraccio asfittico dei tecnocrati di Bruxelles e, imitando Trump e la Brexit diceva un no deciso all’immigrazione selvaggia di schiavi del terzo millennio, i sondaggi lo davano vincente rispetto a ogni altra forza politica. Gli Italiani, dimenticando non solo i suoi precedenti Bossiani e celtici (di venerazione panteistica e irrazionale di un fiume, il Po) ma anche certe sue più recenti asserzioni di contatti con il Regno dei Cieli dei cattolici, lo avrebbero probabilmente votato con alte percentuali di suffragio. E ciò anche a dispetto del suo Fregolismo sfrenato, del suo Narcisismo incontrollabile e del suo proposito opportunistico di sedurre gli elettori emotivamente, come fanno tutti gli assolutisti e autoritari. Che cosa ha fatto, invece il leader della Lega, in contrasto velato con il suo vice (più ragionevole e politicamente competente) Giancarlo Giorgetti? Condividendo, improvvisamente, le paure dei “compari del paesello” più agitati e scalmanati (e tenendo conto, magari, delle eventuali premonizioni di fattucchiere e cartomanti, come pare che sia consuetudine dei leader italiani che non piacciono ai parroci) si è cattolicamente pentito del suo operato, probabilmente anche convinto dal “luogo comune”, secondo il quale chi porta la gente a votare perde le elezioni (non avendogli la Brexit insegnato nulla!) e fa di tutto perché questa “diceria” si avveri, confermando la “frase fatta”.
In conseguenza: dopo il gesto, sconsigliato da Giorgetti, ha persino negato, in modo vistoso, la sua politica anti-immigratoria, plaudendo alle misure di segno opposto del suo Premier (mai seguite prima e apertamente criticate); si è profuso in scuse con gli amici di un tempo, divenuti suoi nemici, promettendo, come il noto bambino discolo della tradizione popolare, di non “rubare più la marmellata” dalla dispensa di casa; ha ostentato sul petto nudo, esposto ai raggi del sole in varie spiagge della penisola catenine, ciondoli e cianfrusaglie di svariata religiosità o superstizione (razionalmente, incompatibili con una persona cui la gente vuole affidare la cura del Paese) e ha fatto altre baggianate di pari valore “politicamente suicida”. E ciò, fino al momento di fare ancora una piroetta e un revirement in Parlamento nella replica al discorso livido e offensivo del supponente Presidente del Consiglio.
Cercando di dare un senso logico alle sue eclatanti contraddizioni, Salvini ha concluso il suo dicorso con una appassionata perorazione finale al “cuore immacolato di Maria”. Con ciò ha, inevitabilmente, ricordato agli Italiani i tempi lontani delle “Madonne Pellegrine” in processioni pre-elettorali, con inchini di rito ai capi della Mafia e della N’drangheta. Per altri versi, pur non facendo, con i suoi richiami patriottici, alcun riferimento a Pella e a Tambroni, il leader leghista ha rispolverato un clerico-fascismo d’antan, rafforzato da una pretesa modernità, rappresentata, però, soltanto da felpe variopinte, da jeans di vita bassa e dal rifiuto ostinato della cravatta.
Solo se si considera che il non sense domina assoluto e incontrastato sullo Stivale, possono spiegarsi agevolmente i comportamenti assurdi e privi di ogni coerenza e dignità personale, incomprensibili a lume di ragione, del leader leghista. I riscontri internazionali non tarderanno a farsi sentire: l’Italia è troppo importante, perché un leader politico dichiari di affidarla a Santi e Madonne, anche in considerazione del fatto che a ciò può provvedere più autorevolmente il Papa.
Degli altri interventi, uditi dopo quelli del Premier e del Vice-premier (perché questi titoli britannici?), sarebbe meglio non parlare per “carità di patria” e chiudere qui il discorso. Non si può non ricordare, però che Matteo Renzi, che aveva correttamente intuito, al momento successivo ai risultati elettorali, la competitività a sinistra dei giovani “comunistelli” del Movimento Cinque Stelle e non aveva voluto con loro, per motivi di “concorrenza” un accordo di governo (sperando nella loro debàcle), ha cambiato repentinamente opinione (a crollo avvenuto). E’ proprio impensabile un probabile diktat dei banchieri inglesi e nordamericani e dei bancari di Bruxelles che, pur di fare un governo contro chi, come Matteo Salvini, contesta (o contestava?) la politica dell’Unione Europea, hanno proposto al contradaiolo di Valdarno di costituire un Esecutivo? Andreotti, rappresentante incontrastato del cinismo democristiano, diceva che che “a pensar male si fa peccato, ma spesso s’indovina”.
I cosiddetti poteri finanziari, dando l’ennesima dimostrazione della loro stupidità e cecità politica, hanno pensato di rimettere in gioco Renzi che aveva dato loro la più clamorosa delle delusioni e gli hanno suggerito di mettersi in coppia con Di Maio (che di insuccessi ne ha collezionato anche lui in numero più cospicuo) confidando, in primis che Nicola Zingaretti comprenda il messaggio e per non perdere lo scettro consenta al fidato Mario Draghi di controllare PD e Movimento 5 Stelle.
L’uomo ha curato bene i loro interessi, nella positiva (per loro, ovviamente) esperienza alla BCE e può essere ancora utile alla causa della supremazia dei Paperoni della Finanza e del loro capitalismo meramente monetario. In tali condizioni politiche del Paese, è presumibile che, dopo un ulteriore periodo di caos, il popolo italiano darà il suo giudizio sui vari protagonisti della raccapricciante situazione politica attuale, o disertando le urne, o votando scheda nulla (non bianca, data la corruzione presente anche ai seggi) per esprimere la sua sfiducia verso tutti, o, infine, dando la preferenza, con l’attuale sistema elettorale (che è più tipico delle bande dei fuori-legge quando devono scegliere i briganti che non di un Paese civile e democratico che deve selezionare i propri governanti) a quelli che riterrà, con molta benevolenza, “i meno peggio”.
D’altronde, da un Paese che è sempre stato dominato da Papi, Monarchi, Oligarchi e Tiranni non si può sperare di più. Votare resta di per sé la sola meta democratica, anche se sostanzialmente del tutto inutile. In altre parole, istituzioni permettendo, si va alle urne “un po’ per celia e un po’ per non morir”. La confusione dei mass-media che fanno previsioni a vanvera nella speranza di favorire la direzione desiderata dai Paperoni della Finanza (di cui gli editori di giornali e reti televisive sono creditori interessati) è la ciliegina sulla torta. A parte ciò, sarebbero, comunque, ben pochi i notisti politici capaci di porsi correttamente il problema e analizzare, con coraggio ed efficacia, le ragioni per le quali la situazione politica in Italia è più ingarbugliata che altrove.
Nessuno rileva che nel Bel Paese la logica è stata bandita da più di duemila anni in seguito e a causa del trionfo di concezioni assolutistiche e irrazionali. E’ pur vero che ciò è avvenuto anche negli altri Paesi dell’Europa continentale, ma in Italia, lo Stato, sedicente laico ha mandato più che in altri Paesi del vecchio Continente l’ignoranza al potere; e ciò non tanto per osservanza del comandamento biblico sulla pericolosità (per la salvezza dell’anima (!) s’intende) dei pomi dell’albero della conoscenza, quanto per effetto di una norma costituzionale che ha concesso a istituti religiosi o a privati speculatori di concedere a studenti (ben paganti) diplomi parificati (anzi paritari) di quelli laici e pubblici. Ciò ha reso molto difficile aspettarsi che a governare gli Italiani sia una classe politica e dirigente lucida, competente (e, sperabilmente, laica, nel limitato senso di non confessionale). Lo sanno bene i leader politici di Paesi in grado di aiutarci, ma poco vicini per cultura politica a leader che confidano per le riforme nell’appoggio delle Immacolate concezioni.
Ancora più inconcepibile è pretendere dai commentatori politici ragionamenti condotti sul filo del raziocinio. Il Bel Paese, artisticamente felice per i suoi gioielli incastonati in un paesaggio meraviglioso, paga lo scotto di un’irrazionalità diffusa tra i suoi abitanti in una misura che altrove è senza equivalenti. Avere avuto un Duce del Fascismo in coabitazione congiunta con un Monarca da operetta e un Pontefice onnipresente, e avere coltivato il chiaro desiderio che a formare il poker d’assi delle esprienze tiranniche arrivasse anche Stalin, non è un fatto politico che altri Paesi possano ricordare.
Sullo Stivale, i luoghi comuni consolidati, le giaculatorie ispirate a fideismi e fanatismi, sono stati ripetuti per decenni e lo sono ancora senza alcuna valutazione della loro irragionevolezza; le frasi fatte della tradizione si aggiungono a quelle nuove, ugualmente cervellottiche. Naturalmente: chi si contenta gode! E l’Italia dimostra di essere sempre di più un Paese particolarmente godereccio.
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