Sembra ormai deciso: Luigi Di Maio da Pomigliano d’Arco, capo politico del Movimento 5 Stelle, vista la impossibilità di fondare i “Grilli Italiani di Combattimento”, denominazione troppo simile a quella dei Fasci inventati da Mussolini un secolo fa, darà vita ad un partito politico che assorbirà il Movimento (o, come più probabile, parte di esso).
Affermano i bene informati che la lotta in proposito con Casaleggio è stata lunga e dura. Il guru milanese, preoccupato di perdere la guida dei grillini, ha insistito fino all’ultimo per mantenere l’attuale sistema organizzativo, che fa perno sulla piattaforma Rousseau, sul voto online e sulla eliminazione graduale della rappresentanza politica, principi questi che necessariamente escludono rapporti con altri soggetti politici diversi da accordi per il perseguimento di fini determinati, come avvenuto con il contratto di governo.
Di Maio, visti i risultati elettorali in Abruzzo ed in Sardegna, considerati i sondaggi concordi nel vedere il Movimento con i voti in suo favore in caduta libera, ha compreso che forse è ancora possibile uscire dalla stretta presentandosi agli elettori con un partito simile a tutti gli altri, con una maggioranza ed una minoranza ed un dibattito interno magari alimentato, tanto per alzarne il livello, da un contrasto politico Toninelli-Lezzi.
Alla fine sembra sia stato raggiunto un compromesso: si al partito, ma al tempo stesso filtraggio delle sue decisioni più importanti attraverso la piattaforma Rousseau, una situazione simile a quella del marito che affermava di essere lui a prendere le decisioni più importanti per la famiglia, lasciando però alla moglie decidere quali esse fossero…
E’ un dettaglio al quale non sembra sia stata data molta importanza: Di Maio, il fondatore dell’Impero (cioè del partito) sarà Segretario, come Salvini, come Zingaretti (il fratello del commissario Montalbano), come tanti altri, con grande gioia di genitori, parenti ed amici: forse salverà in questo modo il suo avvenire politico, ormai venato da molte incertezze, forse eviterà la fine di tutti i predicatori alla frà Geronimo Savonarola, forse non vuol perdere per un Casaleggio qualunque un posticino migliore di quello di venditore di bibite allo Stadio San Paolo di Napoli: di certo c’è solo che è una stella cadente che ancora può dire a Di Battista: “alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai!” ma non ancora per molto…
Povero Luigino, Pomigliano d’Arco attende con ansia il suo prossimo ritorno a casa nell’azienda paterna (se ci sarà ancora), alle amate bibite… non sarà facile.
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