Se nessuno si fosse accorto della nascita di una nuova creatura nel grande mare della politica e dei suoi abissi, “Femministi! – Laboratorio per un altro genere di politica”, rappresenta una sorta di stereotipo del trans gender, rivolto agli uomini ma creato dalle donne.
Questo laboratorio-scuola di formazione politica per la parità di genere, indirizzato agli uomini, ha iniziato la gestazione dopo che “Alla fine dell’esperienza dello scorso anno ci siamo rese conto che non sono le donne ad avere bisogno di una formazione specifica per fare politica” dichiara Costanza Hermanin, fellow dell’Istituto universitario europeo e fondatrice della scuola
I genitori naturali, che l’hanno voluta e partorita, appartengono al gruppo politico di +Europa ma gli affidatari con cui condividerne la crescita appartengono anche a PD, Azione, Verdi, Volt, Italia Viva, M5S e Lista Sala. Il sostentamento della nuova creatura, invece, apparterrà a noi. Gia! Perché la sua vita sarà, o dovrebbe essere, sostenuta con i fondi del *2×1000, una forma di contributo su base volontaria che il cittadino può indicare come donazione (al proprio partito) sulla propria dichiarazione dei redditi.
Secondo le promotrici, l’iniziativa fa seguito alla prima esperienza varata lo scorso anno da +Europa, dal titolo “Prime Donne”, che aveva formato 23 aspiranti leader politiche (sic!) dando, in qualche misura, un contributo alla metodologia richiesta dalla Commissione europea per i programmi di spesa del Recovery Fund, all’applicazione della politica delle quote, passando per il “trattamento” che i media riservano alle campagne elettorali delle donne.
Il primo ciclo** di questo laboratorio prevede 15 ore di formazione, con moduli che partendo dalla valutazione d’impatto di genere delle politiche pubbliche spaziano in varie direzioni. Ai partecipanti sarà richiesto un impegno preciso volto a riprodurre i modelli condivisi durante il laboratorio, nell’ambito delle rispettive formazioni politiche. Non viene ipotizzato chi dovrebbe controllare cosa nel futuro di questi aspiranti politici della parità.
Il 9 luglio, ultimo incontro, dopo gli interventi della ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e di altre personalità impegnate nel settore delle pari opportunità, va da sé, saranno consegnati 10 riconoscimenti per la parità di genere.
Sostiene ancora Costanza Hermanin “Ci sono prassi escludenti e politiche pubbliche che rendono difficile il raggiungimento della parità, soprattutto in politica. Questi elementi devono essere portati all’attenzione degli uomini politici, perché ne prendano coscienza e affianchino le donne nella battaglia per la parità in politica, su cui l’Italia sconta un ‘gap’ più grande che in qualsiasi altro settore”.
Questa “scuola elementare maschile”, o meglio “laboratorio”, dovrebbe formare il cittadino, o meglio il politico, ad essere responsabile ed attivo rispetto alla parità come alla differenza di genere. Aiutarlo ad acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per gestire il senso e la pratica che il caleidoscopio dei diritti di genere femminile richiede e della cui carente applicazione soffre.
Non molto altro che conoscere la costellazione dei diritti e delle opportunità che consentano di sentirsi insieme cittadini italiani e cittadini europei.
Osserviamo anche che, per quanto ancora non completamente formati, i fruitori di questo laboratorio “Femministi”, dovrebbero essere già fortemente motivati e istruiti su ciò che è e significa “educazione civica” per la quale è primaria la messa in pratica dell’esercizio dei diritti e dei doveri, la adesione ai valori democratici e la crescita della persona in tutte le sue dimensioni con pari dignità nella diversità dei ruoli.
Orbene, e per tutto ciò, l’iniziativa non sorprende ma in qualche misura sconcerta.
Essa, infatti, non si rivolge a minori come sarebbe giusto che facesse la scuola di tutti i gradi, ma ad uomini adulti, anche già facenti funzione di funzionarato d’apparato, magari anche con qualche grado di riconoscibilità. Persone che, per il solo fatto di essere appartenenti ad una comunità politica, dovrebbero essere già edotti ed istruiti in materia.
Alla fine non si sa se questa iniziativa meriti attenzione perché da ritenersi necessaria o una “paraculata” o non piuttosto una vergogna per le sue implicazioni originarie.
Nel primo caso un’ammissione d’ignoranza grave, nella seconda di fiato corto e superficiale utilità, nel terzo la vergogna di dovere ammettere che, quando si parla di parità di genere i “femministi-uomini-politici”non sanno bene di cosa trattasi.
Ovvero d’ignoranza di leggi dello Stato da rispettare, di direttive Europee, di politiche di genere nel mondo, di società, di cose di tutti i giorni.
Infine un senso di vergogna che qualcuno debba dire come si debba agire politicamente su questioni di diritto ed ancora di più di ammettere l’impreparazione di una possibile e futura classe politica verso una delle questioni più tormentare degli ultimi decenni come è quella della peculiarità della questione femminile.
*2×1000: Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, approvata dal governo Letta, è stata creata questa forma di contributo su base volontaria: con la dichiarazione dei redditi, ogni cittadino può indicare un codice relativo a un partito. Altrimenti il due per mille viene lasciato alle casse statali. La rosa di soggetti politici, che possono accedere alla ripartizione delle risorse, viene selezionata da un’apposita commissione che valuta i criteri, tra cui l’esistenza di uno statuto e l’elezione di almeno un rappresentante tra Parlamento italiano ed Europarlamento.
** Lezioni a Roma il 2 e il 9 luglio 2021 nella sede dell’Istituto Luigi Sturzo (via delle Coppelle, 35).
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