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Gli operi della Fca scioperano per l’acquisto di Ronaldo

Gli operi della Fca scioperano per l’acquisto di Ronaldo

I sindacati di base dello stabilimento Fca di Melfi hanno indetto due giorni di sciopero. Motivo: l’acquisto di Cristiano Ronaldo da parte della Juventus, club che come Fca  appartiene alla holding Exor. «Per Ronaldo 400 milioni, agli operai solo calci nei culo» recita un manifesto affisso ieri sul muro di recinzione dello stabilimento. Lo sciopero partirà domenica pomeriggio e terminerà martedì. L’acquisto di Ronaldo, un’operazione da oltre 400 milioni di euro, è il più caro nella storia della Serie A. Nello stabilimento di Melfi si producono i Suv compatti Jeep Renegade e Fiat 500X, oltre che la Fiat Punto, che uscirà di produzione quest’estate senza essere sostituita da nuovi modelli dello stesso segmento. Proprio per la dismissione della Punto, nello stabilimento di Melfi si contano 1.640 lavoratori in esubero. La scorsa settimana è stato firmato un accordo tra la Fiat e i sindacati per regolare la cassa integrazione e il contratto di solidarietà: 5.857 lavoratori a rotazione avranno una riduzione del monte ore e della retribuzione.

Negli Juventus store di Torino non hanno più le lettere per scrivere il nome “Ronaldo” sulle maglie. Anche lo shop online è andato in tilt per i troppi accessi. 

Trump chiede agli alleati Nato di raddoppiare le spese militari

Appena arrivato a Bruxelles per il vertice Nato che si chiuderà oggi, Donald Trump ha spiazzato gli alleati chiedendo loro di raddoppiare lo stanziamento per le spese militari: non più il 2% del Pil di ciascun Paese ma il 4%. Tutti i Paesi si sono trovati d’accordo sulla proposta, ha riferito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg. «Nell’ultimo anno la Nato ha raccolto 40 miliardi di dollari, ma non è abbastanza», sono state le parole di Trump, che ha poi precisato: «Non c’è alcuna rottura delle relazioni» tra Stati Uniti ed Europa». Poi il presidente statunitense ha preso di mira la Germania e la cancelliera Merkel, non solo perché non paga abbastanza, ma per i rapporti di Berlino con Mosca.  «Noi – ha detto Trump – dobbiamo pagare per difendere questi paesi dalla nazione con cui fanno affari», cioè la Russia. Quindi ha criticato il gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe collegare direttamente la Germania alle forniture controllate dal Cremlino, aggirando gli altri paesi della regione. «Un ex cancelliere – ha detto Trump – guida questo progetto», riferendosi all’ex leader della Spd Schroeder.

«Gli Usa, invece, “elogiano gli storici progressi compiuti con il Southern Gas Corridor in Azerbaijan e Turchia, per portare il gas del Caspio in Europa entro il 2020. Accogliamo con favore l’accordo ventennale della Polonia per importare gas liquefatto americano a partire dal 2022. Giudichiamo molto promettente il floating storage e il rigassificatore dell’isola di Krk in Croazia, e sollecitiamo gli stakeholders a farne un successo. Il gas rumeno del Mar Nero è poi una fonte promettente non ancora sfruttata, per rafforzare la sicurezza». La nota si concludeva così: «Fonti e reti di distribuzione diversificate assicurano che l’energia sia disponibile per tutti al costo migliore, e nessun fornitore possa usarla per estorcere i consumatori economicamente o politicamente” […] Citando il Southern Gas Corridor, invece, il dipartimento di Stato ha appoggiato una iniziativa molto importante per l’Italia, cioè la Trans Adriatic Pipeline. La Tap è un progetto da 4,5 miliardi di dollari che entro il 2020 dovrebbe portare almeno 10 miliardi di metri cubici annuali di gas dal giacimento di Shah Deniz in Azerbaijan all’Europa. I lavori sono cominciati nel 2016 e l’obiettivo è collegarsi con la Trans Anatolian Pipeline in Turchia, per poi attraversare Grecia, Albania e Adriatico, arrivando in Puglia a Melendugno, con relative polemiche sull’impatto ambientale. La Snam partecipa con il 20% all’iniziativa, che servirebbe all’Italia per ridurre i prezzi, e la sua dipendenza dalle forniture russe [Mastrolilli, Sta].

Diminuiscono i furti d’auto, aumentano quelli di Suv

Ogni giorno sulle strade italiane vengono rubate 274 vetture. E, se è vero che nel 2017 i furti sono diminuiti (di poco sotto la soglia dei 100.000), sono però calati ancor più significativamente i recuperi (solo quattro vetture su 10). Secondo l’analisi annuale curata da LoJack, l’obiettivo delle organizzazioni criminali si sta spostando verso i Suv, i cui furti, in controtendenza con il dato generale, sono cresciuti di oltre l’8% rispetto al 2016.

Modelli d’auto più rubati in Italia nel 2017: Nissan Qashqai (656), Kia Sportage (429), Range Rover Sport (399).

 

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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