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Hammamet e dintorni

Passata è la tempesta. …… Il film di Amelio…. con la recitazione di Favino che ha oscurato il contenuto,…. il 20º anniversario della morte di Craxi con sulla tomba tanti garofani a coprire la lapide sulla quale è scritto “la mia libertà equivale alla mia vita”, i resti dello stato maggiore del Partito allineati e coperti, tanti militanti che ci hanno creduto e ci credono ancora, moglie e figli con retropensieri diversi, la stampa grande e piccola che ha riempito pagine e pagine arzigogolando tra cronaca e storia.

Passata è la tempesta…… Tutto è finito come per un normale evento di cronaca nera o di cronaca rosa. Qualcuno ha voluto credere che si era riaperto il dibattito su Tangentopoli e sui Governi Craxi.  Invece nulla, intorno ad Hammamet il silenzio coperto dal fragore della ennesima catastrofe dei Cinque Stelle, per la fuga di molti e la rovinosa caduta del cosiddetto capo politico, che capo non è mai stato, semmai portavoce dei pensieri del Capo vero e degli slogan rimasti immutati negli anni, senza accorgersi che la minoranza era diventata maggioranza e l’opposizione si era trasformata in governo.

Fare il Ministro degli Esteri è un mestiere difficile: nella prima Repubblica ci sono riusciti Andreotti e De Michelis, nella seconda Repubblica non si ricordano i nomi di quelli che si sono avvicendati alla Farnesina, che fossero politici o laici. Sull’attuale Ministro Cinque Stelle si sono subito appuntate feroci critiche perché non sapeva l’inglese, poi invece si è convenuto che qualche parola la masticava e che invece il suo problema era la geografia. Pare che le domande ricorrenti in viaggio fossero:”dove siamo?”, “dove andiamo?” E non bastava la carta geografica di pronto uso della segreteria e degli interpreti! Poi la stampa amica ha riportato un positivo giudizio della Merkel. A Napoli hanno tradotto dal tedesco: “nu bello guaglione”. Gigino in giacca e cravatta ha evidentemente sollecitato nella Premier tedesca la donna che è in lei!

Gigino capo politico ha cavalcato l’invidia sociale: morte ai potenti! Tagliare i vitalizi agli ex Parlamentari, non gli introiti a chi è in carica! Ridurre il numero dei Parlamentari da 1000 a 600, per gioire della disgrazia di chi non sarà rieletto! Operazioni che in realtà danneggiano poche migliaia di persone, ma che non favoriscono gli altri 60 milioni di italiani, capaci di felicitarsi dell’altrui disgrazie continuando a restare a pancia vuota, magari per i più furbi incassando l’elemosina del reddito di cittadinanza. Ma che politica è questa? Per non parlare della prescrizione…….

Gigino, Gigino la politica dei dispetti, dell’elemosina, del rancore, del giustizialismo non dà pane, nè lavoro, né futuro e prima o poi mostra il suo tragico limite.

Gigino o non Gigino cambia poco. Il progetto di Grillo è fallito. Ma quale progetto? Si disse: distruggere la partitocrazia o la Repubblica dei partiti. Forse Grillo non si aspettava di diventare maggioranza, ma una volta diventato tale avrebbe potuto fare il Governo con la vera società civile, quella delle Accademie, dell’Imprenditoria, anche dei Sindacati magari di categoria, quella delle Associazioni professionali, degli Ordini eccetera, invece ha optato, come ha stigmatizzato Berlusconi, per un branco di incompetenti. Perché? Viene il dubbio che non volesse distruggere la Repubblica dei Partiti, ma tout court la Repubblica. In tal caso il piano non è riuscito: c’è andato vicino col primo Governo Conte che è stato il Governo, Premier escluso, con il più basso tasso di scolarità ossia di istruzione ed il più alto tasso di incompetenza politica! Poi però l’insano gesto di Salvini ha rotto il giocattolo a Grillo perché ha proposto e realizzato la rivincita dei Partiti, il suo e quello degli altri. E Cinque Stelle addio. Meglio così: anche se Salvini dovesse vincere  anche per lui sarà gloria breve perche’ le smodate promesse da oppositore non si realizzano da governante, anzi si rischia addirittura di finire in galera. Abbiamo fede negli italiani: passato il rancore, l’invidia sociale, con  la povertà crescente indotta dalla crisi economica, capiranno che non si vive né di gelosia, né di elemosina, quella degli 80 Euro e quella del reddito di cittadinanza e chiederanno di votare un progetto di  salvaguardia, di benessere e di lavoro, per sé e per i propri figli.

Torniamo allora ad Hammamet, al film di Amelio regista e sceneggiatore, che doveva essere il film di Craxi e che invece è stato il film di Favino, bravo attore, bravissimo interpretando Buscetta ne “Il traditore” ma , nel caso in specie, di suo ha messo ben poco, perché ha fatto l’imitatore, un bravo e serio imitatore, davvero credibile. Allora torniamo al film che più che tale è un documentario romanzato ed incompleto. I giovani che vanno a vederlo, pochi davvero, non sanno chi era Craxi e cosa è stata la sua storia dagli altari alla polvere. E se la polvere l’ha mostrata Amelio, gli altari sono rimasti nella mente di chi in quegli anni c’era. Così come è realizzato il film è solo la storia triste di un fine vita. Ma di chi? Solo di un uomo malato? E chi era costui? Sulla storia gloriosa o ingloriosa di quel povero infermo solo accenni spesso incomprensibili, e quasi nessun flash back. Allora è un docufilm per anziani che quell’epoca l’hanno vissuta e la ricordano? Oppure, per una voluta non casuale omissione, si è trascurato di ricordare i fasti, i successi, le solidarietà e le correità, il progetto politico in un mondo apparentemente felice, del quale tutti sapevano e tutti godevano!

Hammamet: la Tomba di Craxi

Dal film alle celebrazioni tunisine. C’era tanta gente: nessuno per turismo, tutti per commozione, mentre quelli che prima si erano messi in moto per sfruttare la situazione e l’evento non hanno avuto il coraggio di affrontare il cimitero. I morti fanno paura specie a chi ha la coscienza sporca! Ed invece in quel cimitero sono ricomparsi i garofani, tanti, rossi davvero, che da tanto tempo erano scomparsi. Dal dopoguerra e forse anche da prima, un mazzo di garofani rossi era un gesto di omaggio, di buon augurio, di ringraziamento. Poi i socialisti craxiani se ne sono appropriati e, dopo la caduta, poco alla volta i garofani sono scomparsi dalle vetrine dei fiorai, travolti da tangentopoli e, come quei dirigenti politici, non sono più ricomparsi.

Strana storia. Oggi la floricoltura delle serre in Italia è molto ridotta ed i fiori si importano dall’estero, tutti tranne i garofani! Ma si può fare la guerra ai fiori? Miserie del 21º secolo.

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Eugenio Santoro

Presidente Fondazione San Camillo- Forlanini - Roma

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