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I conti non tornano. Bruxelles dice che la procedura d’infrazione è «giustificata»

La regola del debito «non è stata rispettata» nel 2018, nel 2019 e non lo sarà neanche nel 2020, quindi la procedura d’infrazione per debito eccessivo «è giustificata». Questo è il sunto del rapporto della Ue su un debito che pesa per 38.400 euro ad abitante, oltre ai 1.000 euro all’anno che servono per rifinanziarlo. Secondo la commissione, il rallentamento macroeconomico può spiegare solo in parte la mancata riduzione del debito.

Il vicepresidente della commissione Valdis Dombrovskis sostiene che sono le misure adottate dal governo Conte – fra le altre Quota 100 – ad aver indebolito l’economia italiana: «Quando guardiamo all’economia italiana vediamo i danni che stanno facendo le recenti scelte politiche». A pesare sulle finanze anche «l’aumento dei tassi d’interesse dei titoli di Stato osservato nel 2018 e 2019», vale a dire lo spread. Tra le raccomandazioni che Bruxelles chiede all’Italia di adottare: spostare la tassazione dal lavoro, combattere l’evasione fiscale, «anche attraverso soglie legali più basse per i pagamenti in contanti». L’Ue vorrebbe inoltre che si tornasse alle precedenti riforme delle pensioni e che si facessero più sforzi contro il lavoro nero. Va ricordato che la procedura non è ancora avviata.

Commissione europea

Entro 15 giorni arriverà il parere del Comitato economico finanziario, dopodiché la Commissione potrà raccomandare ufficialmente l’apertura della procedura. Il 9 luglio sarà l’Ecofin a dare, eventualmente, il via libera finale. Nel frattempo, ricorda il commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici: «La mia porta è sempre aperta». Il presidente del consiglio Giuseppe Conte, dal Vietnam dov’è in visita, ha fatto sapere che è pronto al dialogo e che farà di tutto per evitare l’avvio di una procedura che «farebbe male al Paese». Tuttavia, il premier ha voluto ricordare che ora l’Italia si impegnerà anche per far cambiare alcuni parametri economici dell’Ue. Il vicepremier Luigi Di Maio ha messo subito in chiaro che «Quota 100 non si tocca». Poi il ministro del Lavoro, senza mezzi termini, ha dato la colpa del debito al Pd, che s’è difeso con grafici e tabelle per dimostrare che sotto la sua gestione il debito non è cresciuto. Per il vicepremier Matteo Salvini «l’unico modo per ridurre il debito creato in passato è tagliare le tasse (Flat Tax) e permettere agli Italiani di lavorare di più e meglio».

«La “risposta importante” attesa da Bruxelles dovrebbe, in estrema sintesi, contenere: una patrimoniale sugli immobili mascherata da riforma del catasto, un aumento delle aliquote Iva agevolate e lo stop definitivo al pensionamento di anzianità con quota 100 e la reintroduzione degli adeguamenti automatici dell’età pensionabile all’aspettativa di vita sospesi dalla legge di Bilancio 2020 per evitare che da quest’anno salisse a 67 anni». Si tratta di una stangata da una settantina di miliardi [De Francesco, Giornale].

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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