Idea-Azione

Il “grand oral”: lo sfogo presidenziale

Macron non pare simpatico: ha l’aria del primo della classe (che non passa i compiti agli altri); e cerca sempre di farlo. Cominciò a 15 anni, facendosi copulare dalla sua prof, mentre i suoi compagni si agitavano da soli o con piccole bimbe. E continuò, passando dall’ENA, alta accademia per i futuri capi della Francia, fino alla conquista della presidenza della repubblica francese .

Dopo i gilets jaunes, ha fatto il “le grand oral”, che non vuol dire il grande orale, ma il discorso alla Nazione, con conferenza stampa. L’allocuzione doveva durare 20 minuti ed è durata un’ora; e la conferenza stampa un’ora e mezza.  Lui si piace e quindi si diverte a piacersi.

Cosa ha detto? Un bla, bla regale, non uno qualsiasi; forbito, educato, gesticolazione tecnocratica, passione spontanea o recitata, con quel filo di comizio che non guasta mai.

Riduzione delle tasse, aumento del potere di acquisto, indicizzazione delle pensioni, priorità alla scuola e alla formazione (al massimo 24 allievi per classe), lavoro con piena occupazione entro il 2025, decentramento amministrativo, riforma elettorale, con un po’ di proporzionale (20%), eliminazione degli enti inutili, diminuzione della spesa pubblica, gestione della immigrazione e fine di Schengen, Europa a trazione francese, un po’ di ambiente e anche di lotta al riscaldamento climatico (?), chiusura della sua ENA  (dopo di lui, basta, si può chiudere), aumento volontario delle ore di lavoro. Cose nuove, pregnanti, riformiste, di più, rivoluzionarie.

E pensare che i gilets jaunes avevano cominciato la loro protesta contro l’aumento del prezzo dei prodotti energetici  e la riduzione della velocità permessa nelle strade provinciali da 90 a 80 km/h. Poi su di loro si è appiccicato tutto il malessere del Paese e i picchiatori, dilettanti e professionisti.

Il  “grand oral” del Presidente  è venuto dopo un periodo di paura (analoga a quella di De Gaulle nel maggio 68); ed è stato uno sfogo liberatorio, con volo alto e calcolato. I fatti, le cose da fare sono rimandati al Governo, che era tutto lì, a prendere appunti. Cosa succederà ?

Niente.

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Marcello Inghilesi

Ha lavorato alla fondazione del Censis di Roma; alle Nazioni Unite (Unesco e Bit) in Africa; nell’impiantistica industriale, alla Techint di Milano; è stato amministratore e poi vice-presidente dell’Enel; ha presieduto all’Istituto del Commercio Estero. È stato anche amministratore e presidente di alcune società industriali, armatoriali e portuali. Tra l’altro, ha presieduto Somea, società di ricerca nel campo della modellistica matematica applicata all’economia, ha fondato l’Osservatorio per la politica energetica, Opef, della Fondazione Einaudi di Roma, di cui è stato vice-presidente. Fondatore di ISP e Presidente dal 1994. Come giornalista ha scritto per diverse testate nazionali come Il Sole 24 Ore, Il Giornale, Libero, Il Riformista, Il Foglio, L'Avanti, e il settimanale Panorama. Ha scritto per i quotidiani net l'Occidentale e Formiche. Nato ad Arezzo. Ha studiato al Liceo Galileo di Firenze. Si è laureato in Economia all’Università di Firenze e ha conseguito una laurea ad honorem presso l’Università di Salta (Argentina) e presso l’università di Hangzhou (RP Cinese); è stato Professore Emerito presso l’UIBE di Beijing (RP Cinese) ed è Socio Onorario del Comitato Leonardo, di cui è stato fondatore.

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