Marco Korben Del Bene torna dopo un anno da “Resilienza 2020” con “Reverse”, la colonna sonora del film thriller diretto da Mauro John Capece.
Incontriamo il compositore in una full immersion fra colonna sonora, approccio musicale e progetti futuri.
Come ti sei trovato nella collaborazione con Mauro John Capece?
MJ Capace è un outsider, un uomo che ama il cinema, che sa raccontarlo, un artista molto interessante. Mi sono trovato molto bene perché da subito abbiamo stabilito un buon rapporto. So che c’erano altri valenti compositori che si sono proposti, il fatto che abbia scelto me mi ha fatto subito capire che voleva esplorare un territorio elettronico, forte e pieno di energia, la mia lettura musicale della storia verteva su questi aspetti. Penso sia stata una bella collaborazione per entrambi e di poter lavorare nuovamente insieme.
Il film è carico di tensione narrativa. Qual è il ruolo della colonna sonora per rendere l’emozione al meglio? Come si raggiunge il risultato?
Chiaramente alle spalle c’è un importante studio su reference cinematografiche e ricerca sonora. Ho individuato il set di suoni organici con cui lavorare così da avere una colonna sonora coerente dall’inizio alla fine. Ci sono molti trucchi musicali, intervalli armonici, tensioni che ti consentono di esprimere una emozione come la tensione, la paura come per l’amore e la gioia. Io cerco di abbandonare il “mestiere” e di fare appello il più possibile alla creatività basandomi su un linguaggio che ho costruito negli anni. Ho costruito una serie di micro temi narrativi ri arrangiati in diversi punti del film. Richiami che servono a riportare l’attenzione su una determinata emozione, uno stato d’animo. L’ensamble sonoro scelto ha fatto sicuramente il resto. La colonna sonora ha un ruolo molto importante, ci sono 88 minuti di musica nel film e ho curato ogni singolo aspetto dall’orchestrazione al sound design. La musica deve risultare incollata all’immagine anche se, almeno io la penso così, deve mantenere comunque una identità sua, un aspetto pop senza distrarre lo spettatore. Devi avere la capacità di essere dinamico, esserci senza esagerare ma essere allo stesso tempo pronto ad un Up.
Qual è lo strumento che hai preferito utilizzare nella realizzazione di “Reverse”?
Sicuramente l’ensamble elettronico è al centro di Reverse. Ho utilizzato molto un Moog Matriarch, un nuovissimo Arturia PolyBrute e l’Hydrasynth un synth cinese che adoro per il suo interplay. Il tutto passa per una catena di pedali Strymon ed un distorsore della OTO Machine. A questo layer elettronico ho abbinato un moke up orchestrale e chiaramente la chitarra elettrica che spunta in tracce come The Cave.
Un anno dopo “Resilienza 2020”, ti riconfermi con “Reverse”. Cosa dobbiamo aspettarci per il prossimo anno?
Reverse è caduto per il mese di aprile ad un anno di distanza in realtà ci sono stati diversi progetti e le uscite potrebbero essere molteplici nel solo 2021. Di fatto non c’è un perfetto coordinamento tra produzione e distribuzione. Di sicuro ti posso dire che usciranno molto probabilmente altre due colonne sonore oltre al disco di Sherol Dos Santos di cui sono produttore artistico per la Instant Crush Records e forse qualcos’altro di molto interessante.
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