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Kim con la spada e Putin in anticipo

Mise scelta da Kim per presentarsi a Putin, ieri: cappotto nero anni Cinquanta, cappello di feltro, spada in mano. Appuntamento a Valdivostok. La spada coreana era un omaggio del dittatore al presidente russo: «Questa spada simbolizza la forza, simbolizza l’anima, mia e del nostro popolo, che sostiene lei».

Colloquio di tre ore. Hanno parlato della costruzione di un gasdotto dalla Russia alla penisola coreana e di un oleodotto, della questione del nucleare e della Corea del Sud che secondo Putin è in «deficit di sovranità», in quanto non prende la decisione definitiva «per via dei suoi obblighi di alleato degli Stati Uniti».

Dopo, i due sono andati a cena. Cin-cin di Putin: «Propongo un brindisi per rafforzare ulteriormente l’amicizia e la cooperazione tra la Federazione russa e la Repubblica democratica popolare coreana, per il benessere dei nostri Paesi e per la salute del compagno Kim Jong-un e di tutti i presenti».

Kim Jong-un, arrivato in treno nel pomeriggio di mercoledì con la sua delegazione nordcoreana, è stato accolto dai suoi agenti che, in guanti bianchi, hanno lucidato la carrozza del loro leader (video in internet). Ad attendere Kim fuori della stazione la limousine della Mercedes spedita da Pyongyang in aereo. Per Putin, l’incontro con Kim era così importante che è arrivato all’appuntamento con mezz’ora di anticipo. Il presidente russo si era fatto aspettare per 4 ore e 15 minuti dalla cancelliera tedesca Angela Merkel (nel 2014), per 3 ore dal premier nipponico Shinzo Abe (nel 2016), per quasi un’ora dal presidente Donald Trump (stessa sorte era toccata a Obama), per 50 minuti da papa Francesco (nel 2015), per un quarto d’ora dalla regina Elisabetta II (nel 2003). Solo una volta fu Putin ad attendere. Accade nel 2017 quando il presidente Xi Jinping si presentò in ritardo. Ma lui si mise l’anima in pace e con due dita, per ingannare il tempo, suonò qualche nota sul pianoforte scordato al centro della hall.

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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