Di Angelo Pecoraro
Proprio qualche giorno fa, cercando nuove notizie sulla minaccia che incombe sul nostro paese, mi sono ritrovato a leggere un articolo: “La psicologia del coronavirus”.
Si tratta di un’intervista fatta al Prof. Gianluca Castelnuovo, psicologo e psicoterapeuta riguardo emozioni e comportamenti delle persone in un momento di grande tensione a causa del Coronavirus.
La sua premessa mi ha colpito:”Gli esseri umani, pur sforzandosi di essere razionali affidandosi alla logica, sono profondamente psico-logici e quindi le emozioni giocano un ruolo fondamentale stravolgendo le scelte più pianificate. Una delle reazioni più tipiche in questi casi è sperimentare la paura, emozione primaria, fondamentale per la nostra difesa e sopravvivenza.”
Queste parole mi hanno reso meno fragile visto che di paura ne ho tanta.
La paura che vivo personalmente ogni giorno da quando è scoppiata questa epidemia è la paura di non essere tutti insieme. È la paura che cerco di non trasmettere a nessuno in famiglia neanche a mio padre quando chiama dalla Svizzera da dove purtroppo, per ora, non può tornare. È difficile far capire quanto sia difficile per un figlio e per una moglie stare lontani da persone così importanti come è un padre e un marito. Preferiremmo stare tutti uniti, insieme ad affrontare questo problema ma non è possibile.
E proprio per questo io comprendo molte cose… capisco la paura di tutti quei ragazzi fuorisede, padri di famiglia ecc che alla prima occasione sono tornati dalla propria famiglia. Non attacchiamoli, ma comprendiamoli perché nessuno di noi può immaginare cosa si prova se non si vive un’esperienza del genere. Mi rattristo molto nel vedere come mia madre passi le giornate in videochiamata con papà sperando che le cose si risolvino subito e nel modo migliore, celando una paura che cerca di non trasmettere ma che è evidente agli occhi di chi la conosce.
In questo periodo l’unica nota positiva è la tecnologia: riusciamo a stare vicino anche se solo virtualmente ma è comunque un compromesso che ci lascia poveri dentro.
Un altro aspetto del problema riguarda i bambini “Per loro -dice il professore- è importante la continuità delle attività anche perché trasmette un senso di sicurezza. (…) i bambini vanno protetti dalle irrazionalità e dagli allarmismi degli adulti.” Niente di più vero. Lo noto con mia sorella di 8 anni, probabilmente l’unica a casa davvero quasi tranquilla e spensierata. Io, che sento di dover prendere il posto di papà in quanto fratello maggiore, in primis, cerco di non farle pesare nulla, passo con lei più tempo possibile, cerco di giocare con lei quando si lamenta e vorrebbe uscire a fare una passeggiata e di trovarle qualche svago quando si annoia. Cerco di fare il possibile per evitarle angosce e paure e di farla vivere nella maniera più serena possibile. Ogni tanto, però, anche lei afferma di avere paura magari perché ha ascoltato qualche notizia del Tg. Avere timore è normale e forse tutti dovremmo averne per migliorare la situazione…perché chi ancora sottovaluta questo problema, chi esce senza preoccupazioni e non ha paura, è un rischio per sé e per tutti.
“Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo “(G.Conte)
È questo che mi ripeto continuamente.
Apollo e Dafne (Ovidio, Metamorfosi, libro I). “Fer pater… opem… qua nimium placui mutando figuram!”.…
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