Diario di una quarantena

Le ali del mondo

Di Aurelia Merola

C’è sempre stata quella linea immaginaria che divide il cielo dalla terra e la terra dal cielo; quell’orizzonte in fondo al mare che sembra una cerniera a ricongiungere due mondi, ma che invece è un puro inganno del cuore e della mente. Gli uomini nostalgici o in cerca della misteriosa certezza del loro essere, del loro vivere e della loro infinità, guardano il cielo, guardano noi.

La terra è sempre stata piena di rumori, troppi rumori e io preferisco starmene su questa linea immaginaria che mi culla nelll’infinita bellezza naturale.
In questi ultimi giorni sono scesa in paese anch’io perchè il silenzio proveniente da laggiù, ha destato la mia attenzione. È tutto tranquillo. Riesco ad ascoltare il fruscio delle mie ali e il cinguettio di mia madre che furibonda mi chiama per cena. Non ci sono quelle grosse apparecchiature rumorose che borbottano tutto il giorno e ti impuzzoliscono con quel fumo che si appiccica alle mie belle e deliziose piume. Riesco persino a sognare. Forse è un sogno. Sto sognando. Il mio timore per quegli esseri intelligenti ma tanto presuntuosi, si placa . Non li vedo più in giro. Intravedo di rado i loro occhi dalle finestre opache.

Sono felice, finalmente si respira. Forse qualcuno li avrà catturati , forse mio fratello sarà salvo e mi starà cercando; spero sia scappato dalle grinfie di queste persone a dir poco invadenti.
Mi piace stare su questa tegola arrugginita con le zampette impregnate nell’umido muschio; gioco sempre così. Saltello un po’ di qua e un po’ di là e alla fine del gioco mi ritrovo sempre sporco fino al collo.

Sai, amo osservare il tramonto e ancora di più spumeggiare e rotolare nel cielo, così limpido , così infinito.
Sai, è molto bello stare con i piedi per terra e la testa altrove : oltre i mari, gli oceani, le nuvole…

Me ne sto qui, osservo, ammiro, sospiro. Sono fortunato: riesco a vivere tra due mondi e posso scegliere dove vivere , anche se molte volte era difficile; laggiù prima c’erano i padroni del mondo e un giorno poco ci mancava e finivo in una gabbia azzurra tra cibi artificiali e artificiosi.
Sono fortunato, la mia croce sarà più leggera e più vissuta.
Sbatto le ali, respiro e penso.
Io vivo tra la terra e il cielo, ma ora i miei occhi mi stanno ingannando . Sembra che i due mondi abbiano ricominciato a parlare: la montagna tocca il cielo, gli alberi lo accarezzano, le foglie si sgranchiscono all’arrivo del sole che cancella quella famosa linea immaginaria. La terra e il cielo sembra siano compatti, uniti e allora… allora posso dire che non vivo tra il cielo e la terra. Ora sto vivendo nel mondo, nel nostro mondo. Noi non siamo esclusi.

Siamo parte dell’infinita bellezza che ci circonda, del mondo sereno che è qui davanti a me come non l’ho visto mai.
Ora è notte.

Le stelle sono sul fondale marino e le piccole onde passeggiano nell’oscuro cielo notturno.
Noi riposiamo per vivere domani un altro mondo. Un mondo migliore.
Impariamo a convivere.

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