di Nicola Cammarano
Ormai è tristemente nota la situazione nella quale versa il nostro paese in questo periodo in cui il COVID-19 domina invincibile. Pochi giorni fa c’è stato il discorso del presidente del consiglio Conte, che ha “ufficializzato” quello che la maggioranza dei cittadini aveva già compreso, ovvero che il virus pone una minaccia seria contro lo stato italiano, ed è quindi richiesto un intervallo di tempo nel quale ognuno assuma delle specifiche norme comportamentali: limitare gli spostamenti al minimo essenziale, evitare i luoghi affollati, lavare spesso le mani e così via.
Gli effetti di queste limitazioni sono visibili, anche in una realtà “piccola ” come la nostra: c’è meno gente in giro per le strade, e le persone sono intrappolate in una psicosi fatta di paura e di insofferenza. Insofferenza nei confronti di questa situazione che, specifico, potrà durare ma di sicuro si risolverà; insofferenza ancor di più verso queste norme dettate, prima che dalle autorità, dal buon senso. È inutile lamentarsi del fatto che non possiamo più uscire con gli amici, non possiamo più andare dal barbiere o dall’estetista, non possiamo vivere la vita quotidiana seguendo la nostra routine, per colpa di queste restrizioni. Restrizioni che sicuramente intaccano la libertà del singolo individuo, ma che tuttavia sono necessarie.
È bene non confondere libertà con libertinismo: il libertinismo è l’agire senza regole, senza seguire una sorta di legge (che sia morale o di altro tipo), facendo tutto ciò che ci pare. Ma la libertà è, nel nostro paese, strettamente legata alla Democrazia, e questa non mi pare che sia stata violata: il governo ha preso queste decisioni ma non lo ha fatto con leggerezza e da solo. Era l’unica cosa da fare. Quindi a noi singoli cittadini va il compito di impedire la diffusione del COVID-19, sacrificando sì una porzione di libertà ma per un interesse superiore.
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