Lettera da

L’oscuramento della pubblicità

di Raffaele Aragona

Nei giorni scorsi è stato dato risalto all’attività degli addetti del Comune di Napoli, i quali hanno ricoperto con manifesti bianchi quanto appariva nelle tabelle pubblicitarie di Santa Lucia; essi, però, hanno lasciato inspiegabilmente (?) intatta soltanto quella che recava e reca l’immagine di Ugo Russo, il giovanissimo rapinatore del quale si è tanto detto e scritto a proposito del murale realizzato in suo onore e tuttora presente nei Quartieri Spagnoli.

In effetti c’era anche altro da poter notare: proprio lo stesso “oscuramento” delle altre tabelle, così come di quelle esistenti in varie zone della città; con esse anche i tabelloni, gli impianti pubblicitari digitali e i video tabelloni luminosi sono stati oscurati. Ciò è avvenuto in relazione a una vertenza in córso tra una società pubblicitaria e il Comune di Napoli. Chissà, forse, in séguito a questa vicenda, e con l’insediarsi della prossima amministrazione, si potrebbe giungere a una gestione virtuosa degli impianti pubblicitari cittadini, che concerna non soltanto questioni contrattuali, ma anche di estetica e di decoro.

Pubblicità stradale

La pubblicità stradale ha sempre creato notevole disappunto nel riconoscere intere zone ed estesi tratti viari infestati da réclame di ogni genere, con grande limitazione alla vista di scorci panoramici e danno all’estetica dei luoghi, specie in luoghi di pregio.

A Napoli, in piazza del Gesù, ad esempio, in pieno centro storico, l’intera facciata del Liceo Genovesi è sede di una serie di tabelloni a muro;

Tabelloni a muro

a piazza Vittoria, in quella che era una delle più belle piazze di Napoli, si contano circa 40 impianti pubblicitari tra quelli di dimensioni ordinarie e quelli di dimensioni notevoli (anche luminosi): vere e proprie “costruzioni” che confliggono anche con le prescrizioni e le raccomandazioni del vincolo paesaggistico;

video tabelloni

lungo le strade di Chiaja, senza neppure risparmiare le facciate di edifici vincolati, in tempi più o meno recenti, sono stati sistemati video-tabelloni luminosi che, oltre a distrarre malamente lo sguardo del passante, a piedi o alla guida di un’auto, danneggiano e limitano la veduta di fabbricati degni di attenzione. A nulla sono ancóra valse le ripetute richieste d’intervento rivolte alla Soprintendenza, la quale pure dovrebbe tutelare i “propri” beni, né si è ancóra giunti alla conclusione di una specifica denuncia presentata in Procura.

Videotabellone luminoso accosto a un cantonale di piperno del Settecento

Non si riesce ad ammirare un monumento o la facciata di un palazzo, senza essere disturbati dalla presenza di installazioni pubblicitarie. È un qualcosa per cui chi amministra la città ha delle indiscutibili responsabilità.

È necessario un recupero della città anche in termini di immagine, mentre si continua a non aver rispetto delle sue strade, delle piazze riempite fino allo spasimo (e l’esempio di piazza Vittoria è significativo). In nessun’altra città è possibile assistere a uno scempio tanto invadente e disordinato.

L’argomento non è certo dei più gravi tra quelli che affliggono Napoli ma, a ben vedere, a esso è legato, oltre a un vivere la città in modo più civile, anche una sorta di convenienza “commerciale”. A Napoli i turisti – chissà quando ritorneranno – rimangono stupiti dalle bellezze naturali, ma sono impegnati a fotografare anche le miserie della città e fra queste la congerie di installazioni pubblicitarie e di elementi di arredo urbano che sono certamente ben lontani dal costituire un qualcosa di ordinato, coerente e decoroso.

A giustificare la concessione delle tante soluzioni pubblicitarie esistenti non può certamente bastare quanto il Comune di Napoli possa ricevere in contropartita; c’è da tener in debito conto il guasto arrecato all’immagine della città già per molti versi danneggiata; e il raffronto tra i costi (immateriali) e i benefici (economici) vede i primi senz’altro superiori.

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Raffaele Aragona

Raffaele Aragona (Napoli), ingegnere, ha insegnato Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli “Federico II”. Giornalista pubblicista, ideatore e promotore dei convegni di caprienigma, è tra i fondatori dell’Oplepo. Per la “Biblioteca Oplepiana” ha scritto La viola del bardo. Piccolo omonimario illustrato (1994) e molti altri lavori in forma collettanea. Autore di Una voce poco fa. Repertorio di vocaboli omonimi della lingua italiana (Zanichelli, 1994), ha curato per le Edizioni Scientifiche Italiane, i volumi: Enigmatica. Per una poietica ludica (1996), Le vertigini del labirinto (2000), La regola è questa (2002), Sillabe di Sibilla (2004), Il doppio (2006), Illusione e seduzione (2010), L’invenzione e la regola (2012). Sono anche a sua cura: Antichi indovinelli napoletani (Tommaso Marotta, 1991, ried. Marotta & Cafiero, 1994), Capri à contrainte (La Conchiglia, 2000), Napoli potenziale (Dante & Descartes, 2007) e il volume Italo Calvino. Percorsi potenziali (Manni, 2008). Ha pubblicato il volumetto Pizza nella collana “Petit Précis de gastronomie italienne” (Éditions du Pétrin, Paris, 2017). È autore di due volumi per le edizioni in riga (2019): Enigmi e dintorni e Sapori della mente. Dizionario di Gastronomia Potenziale. Il suo Oplepiana. Dizionario di letteratura potenziale è pubblicato da Zanichelli (2002).

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