Il presidente francese Macron, che ha definito «cinica» e «irresponsabile» l’attuale politica italiana sui migranti, non ha intenzione di chiedere scusa. «Chi caccia le navi provoca. Non dimentichiamo chi ha parlato e con chi abbiamo a che fare», ha detto ieri, aggiungendo: «Non cediamo alle emozioni che qualcuno manipola». Salvini, in Senato, ha risposto duramente: «Macron passi dalle parole ai fatti e accolga i 9 mila migranti che si era impegnato ad accogliere». Il ministro dell’Interno si riferisce al fatto che la Francia ha accolto solo 340 dei 9.816 migranti che dovevano essere ricollocati sul suo territorio in tre anni. Salvini ha ancora ricordato che l’instabilità in Libia è il risultato delle iniziative di guera francesi e ha aggiunto: «Non accetto lezioni di solidarietà né dalla Francia né dalla Spagna». In mattinata il ministro degli Esteri Enzo Moavero Moavero Milanesi ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore francese, Christian Masset. Questi però non s’è presentato, facendosi sostituire dall’incaricato d’affari, signora Claire Anne Raulin. Altro sgarbo. L’incontro sarebbe stato «ruvido». Al termine Milanesi ha definito inaccettabili le dichiarazioni francesi (non solo quelle di Macron, c’è anche il «vomitevole» pronunciato dal portavoce di En Marche!). Infine il ministro dell’Economia Tria ha cancellato l’incontro previsto con il collega francese La Maire, mentre, se non succede qualcosa, il premier Conte non incontrerà domani Macron all’Eliseo, com’era previsto. «Nessun dubbio: senza un chiarimento e le scuse di Macron all’Italia io resto a Roma», ha spiegato Conte. «Non ho il minimo tentennamento, chi sbaglia – chiunque esso sia – deve chiedere scusa, prima che a me all’Italia». Il premier, su questo, ha l’appoggio incondizionato del presidente Mattarella.
Nove persone sono state arrestate nell’inchiesta che riguarda il progetto del nuovo stadio della Roma, da costruire a Tor di Valle. Il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo ipotizza un’associazione a delinquere finalizzata alla commissione di condotte corruttive e a tutta un’altra serie di reati contro la Pubblica amministrazione. In cella sono finiti l’imprenditore Luca Parnasi, proprietario della società Eurnova che sta realizzando lo stadio, e cinque suoi collaboratori. Ai domiciliari sono stati spediti Luca Lanzalone, attuale presidente di Acea e molto vicino al M5s, il vicepresidente del Consiglio regionale Adriano Palozzi (Forza Italia), l’ex assessore regionale all’Urbanistica Michele Civita (Pd). Indagati poi il capogruppo del M5s in Campidoglio, Paolo Ferrara, il capogruppo di Fi in Campidoglio, Davide Bordoni, e Mauro Vaglio, presidente dell’ordine degli avvocati di Roma. L’As Roma, come precisato dal procuratore Ielo, «non c’entra nulla con l’inchiesta». Intanto, dopo gli arresti di ieri, il progetto dello stadio – un investimento da almeno un miliardo di euro – sembra destinato a fermarsi.
Ha infettato con l’Aids 226 donne
«Lui li contava, i partner: “Prima di te ho avute 226 donne», aveva rivelato sorridendo all’ultima che ha infettato, una vicina di paese nell’entroterra marchigiano che lo ha denunciato. Aveva disseminato le chat erotiche di post e annunci, « aveva rapporti con donne, ma anche uomini e trans” e a nessuno rivelava il suo segreto: da “almeno dieci anni” sapeva di essere sieropositivo ma non si curava, non faceva nulla per tenere a bada il virus; e non prendeva alcuna precauzione per tutelare la salute di chi faceva sesso con lui. “Temiamo possa aver contagiato moltissime persone, e non solo nelle Marche”, spiegano gli investigatori che “per tutelare le possibili vittime” e “arginare il contagio” hanno concordato con la procura di Ancona di diffondere il nome, il cognome e la fotografia del consapevole incosciente: Claudio Pinti, ex autotrasportatore diventato trader, occhi azzurri e frasi tenere su Facebook, cacciatore compulsivo di sesso e “negazionista”. “L’Hiv? Non esiste, io non sono mica malato”, ha detto agli agenti della Mobile di Ancona che lo hanno arrestato». L’accusa è di onicidio volontario: un’ex compagna di Pinti, madre di una sua figlia, è morta di Aids lo scorso giugno [Brera, Rep].
Lo ha denunciato l’ultima compagna. «Si conoscevano di vista ma l’amore era sbocciato a febbraio, dopo una chiacchierata in fila dal parrucchiere. I messaggini su WhatsApp, poi l’amore intenso e felice. “Lui era dolcissimo e amorevole, un ragazzo gentile e super presente”, ricorda lei, di qualche anno più grande, con il suo avvocato. Un amore come tanti, con le cene in casa dei genitori di lui e la speranza di aver trovato l’uomo giusto. Ma a maggio lei ha un brutto mal di gola che non va mai via, e un giorno le squilla il telefono: “Stai bene? Sono preoccupata per te”, le dice una parente di lui: “Sai, viste le sue condizioni di salute…”. È uno shock. “Sapevano tutti, nella famiglia di lui, e nessuno aveva pensato di avvisarla” , spiegano i legali della donna» [ibid].
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