L’Università di Harvard ha preso un’importante iniziativa di divulgazione social. Su una pagina di Facebook saranno pubblicate notizie, curiosità e registrazioni-video divulgative relative al Cosmo e soprattutto al fenomeno dei buchi neri. In altre parole, l’astro-fisica sarà alla portata di tutti e non solo di scienziati e filosofi.
La notizia non è di quelle che possono piacere ai religiosi e ai fautori del pensiero metafisico (come Platone e i suoi post, fino all’idealismo filosofico tedesco). I teorizzatori di un mondo diverso da quello reale e sperimentabile, i sognatori della beatitudine eterna o delle Idee che tutto spiegano, temono (e non a torto) che la “novità” promessa dalla celebre Università americana possa alimentare nelle tante persone, raggiunte dal Web, dubbi e perplessità su Verità che si ritengono “rivelate” addirittura dal “Dio dell’Universo” o elaborate, dopo molti approfondimenti intellettivi, da indiscussi “Maestri del pensiero”. Ciò detto, le notizie che la gente riceverà per effetto dell’iniziativa, pur con le connotazioni di potente spinta alla riflessione, non sembrano destinate a suscitare particolari allarmi e preoccupazioni di sopravvivenza nell’uomo di oggi.
Le previsioni dell’astro-fisica più inquietanti sono a lunghissima distanza temporale. Sapere, infatti, che tra circa quattro miliardi di anni la nostra galassia e quella di Andromeda si scontreranno e che la Terra potrà essere, a causa di ciò, proiettata verso un buco nero e scomparire, oggi non impressiona neppure gli aspiranti centenari. Gli anni che ci separano dalla pur prevedibile apocalisse sono veramente tanti!
Diverso è il caso della notizia apparsa su “Il Messaggero” odierno. In un conciso trafiletto intitolato “Misteriose raffiche da un corpo celeste” l’articolista sostiene che scosse ripetitive, rapide, brevi ma intense, poco comuni e certamente diverse da quelle dai terrestri già conosciute e individuate (pulsar) abbiano preso, di recente, a investire il Pianeta. Lo dicono alcuni scienziati in servizio presso il “China Sky Eye” e non v’è ragione di non prestare loro attenzione.
La notizia potrebbe avere effetti vari ma il primo che viene in mente è quello di poter scuotere, persino, la sicurezza (o sicumera?) della sedicenne svedese, Greta Thunberg e dei suoi follower, circa le colpe di Donald Trump di non dare il (per lei, dovuto) credito agli allarmi sul riscaldamento globale e disertare le costosissime “conferenze” organizzate dagli ambientalisti, con fondi finanziari (sempre) misteriosi. Essa potrebbe anche dare ragione ai critici di Benedetto XVI (e a maggior ragione di Francesco). Un nutrito gruppo di cardinali lo aveva messo in guardia, fin dai tempi dell’Enciclica Caritas in Veritate (2009) circa l’errore di elevare a livello teologico i temi dell’ecologia. Essi sarebbero troppo impregnati di presupposti informativi di natura empirica e sarebbero, soprattutto, divenuti materia di elucubrazioni piuttosto irrazionali e fantasiose per tanti, falsi profeti di sventure. L’avvertimento non era stato ascoltato nè da Ratzinger né sembra essere tenuto in alcuna considerazione da Bergoglio (che ha convocato addirittura un “Sinodo dell’Amazzonia”). Esso è servito, però, a mettere in allarme molti scienziati di fede cattolica, secondo i quali “nessuna ricerca scientifica seria (e, aggiungo io, di accertata natura “non politica” né “propagandistica”) ha mai stabilito una relazione certa e documentata tra le attività dell’uomo e il riscaldamento terrestre”, precisando che “dire che l’uomo è responsabile dei cambiamenti climatici è scientificamente infondato”.
Nell’intervista predetta, rilasciata da Franco Prodi, il fisico, climatologo e accademico italiano all’Uffington Post, dice: “Con Greta siamo difronte a un abbaglio mondiale”.
La domanda è: spontaneo o provocato? E in questo secondo caso: determinato da mera stupidità o da calcolo interessato? In altre parole, la giovanetta svedese con le treccine alla Pippi-calzelunghe è una sprovveduta o una pedina manipolata? Nella prima ipotesi, la ragazza potrebbe anche apprendere sui social tutto ciò che non ha avuto il tempo, a cagione dell’età, di imparare a scuola e sapere che tutta la storia del nostro pianeta è stata caratterizzata e influenzata dai cambiamenti climatici susseguitisi nel tempo. Di un sussulto termico di particolare intensità dovettero fare le spese i giganteschi, colossali dinosauri, in un tempo in cui quelle enormi bestie avevano, verosimilmente, impedito, con la loro solo presenza, a esseri viventi di minore stazza, come gli esseri umani, non solo di creare ciminiere e fabbriche, ma di sopravvivere fisicamente. In altre parole, in quei lontani tempi, verosimilmente, non v’era neppure traccia di un uomo perturbatore degli equilibri cosmici con spifferi e fumi.
E’ molto difficile, comunque, che la testarda Greta capisca un’altra verità per lei molto più difficile da accettare. E cioè che “a distruggere i suoi sogni” non saranno i produttori dei cellulari che lei, verosimilmente, usa attimo dopo attimo, dei televisori ai cui spettacoli assiste (compresi quelli delle sue “marce”), delle auto e degli aerei con cui scorrazza per il mondo intero e dei proprietari e titolari degli opifici che le consentono di alimentarsi, trasformando i prodotti della terra e così via, ma piuttosto proprio quei “banchieri” che s’inducono a finanziare i movimenti ecologisti (compreso forse il suo), perché a loro piace soltanto il capitalismo monetario (quello che produce denaro con il denaro) e non quello industriale e produttivo. Quest’ultimo hanno tutto l’interesse a mantenerlo in condizione di precarietà per continuare a concedergli prestiti, molto lucrosi (per loro ovviamente). E i banchieri distruggeranno i suoi sogni anche perché impediranno alla sua Svezia, come a tutti i Paesi Europei, di migliorare, come progrediscono Cina, India, Russia e via dicendo e ostacoleranno l’aumento della produzione industriale, arrestandola a crescite prossime allo zero. Inoltre: non fermeranno quell’immigrazione selvaggia di lavoratori a basso costo che ha già “svisato” l’immagine del suo meraviglioso Paese, creando delle “sacche urbane” dove persino la pur organizzata (e un tempo, molto temuta) polizia nazionale non osa, oggi, neppure penetrare.
La volenterosa Greta, studiando un po’ la storia recente dell’Occidente, di cui fa parte, dovrebbe apprendere che in un primo momento, i Paperoni di Wall Streete della City erano riusciti a “sedurre” (usiamo tale eufemismo) anche i governanti degli Stati Uniti d’America e del Regno Unito di Gran Bretagna, che soltanto dopo la rivolta della Brexit e dopo l’elezione di Donald Trump sono riusciti a liberarsi dal giogo costrittivo dei papaveri della Finanza. Quei super-ricchi, infatti, allo stato, si devono accontentare di utilizzare per il loro business, solo i Paesi membri dell’Unione Europea, ai cui vertici tecnocratici e (cosiddetti) “politici” sono posti solo amici delle centrali finanziarie di New York e di Londra. Naturalmente, nè sul fronte anglosassone nè su quello eurocontinentale la guerra può ritenersi finita. L’obiettivo dei banchieri è diverso nell’uno e nell’altro fronte. Nel primo, è annientare Trump e Jonhson per riprendere le leve dei governi (statunitense e britannico) e riaffermare il capitalismo monetario. L’ostacolo in America del Nord è dato dai successi della politica del Presidente in campo economico mentre in Gran Bretagna la situazione è, per il momento, ancora fluida (anche se ben controllata da Jonhson). Nel secondo, è sopprimere sul nascere ogni tentativo di ridiscutere le regole dell’Unione Europea asfittiche e afflittive: quelle che impediscono investimenti e quindi ripresa a tutto campo dell’attività industriale piena (pareggio di bilancio, divieto di sforamento), accusando di sovranismo ogni conato in tale direzione.
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