Con l’adesione ad ICCREA della più importante delle banche di credito cooperativo, quella di Roma, è nato ieri il quarto gruppo bancario del nostro Paese: il Gruppo Bancario Cooperativo.
Una adesione forzosa delle banche di credito cooperativo, presentata dalle autorità monetarie come una dura necessità per superare la “piccola banca” antieconomica per gli alti costi di esercizio e piena di insidie clientelari per avere invece realtà economiche di maggiori dimensioni ed in grado di mantenere in equilibrio il gruppo integrato.
Sembra una grande conquista, ed è al tempo stesso una novità, ma piena di implicazioni pericolose, prima tra tutte quella di svincolare la banca dal territorio facendole perdere la caratteristica di centro gravitazionale dell’economia locale.
Ma il punto più delicato è il pericolo che banche gestite con ogni oculatezza, come la BCC di Roma, siano chiamate a riparare i danni di cattive gestioni di cattivi amministratori, non sempre in buona fede.
C’è poi la questione delle future direttive sul credito che potrebbero portare, nella loro generalizzazione, ad una politica creditizia che non tenga in alcun conto delle peculiarità produttive locali o di specifici settori produttivi: penso ai territori agricoli che hanno esigenze ben diverse, ad esempio, di un distretto industriale dove la liquidità monetaria è chiaramente maggiore.
In questo determinato momento storico, caratterizzato da grandi cambiamenti ambientali, tecnologici e normativi, le Banche devono supportare la Piccola Impresa, spina dorsale dell’Italia produttiva, nella creazione di nuove competenze digitali al fine di sviluppare una visione strategica di marketing territoriale adeguata alle esigenze locali. In un contesto di forte discontinuità tecnologica (digital, esplosione dei social, blockchain/cryptovalute, big data,..), intere ‘industries’ sono stati ‘rivoluzionate’ e numerosi attori ‘dominanti’ (es. Nokia, Motorola, Valtur, BlockBuster,..) sono scomparsi per l’incapacità di anticipare e gestire il cambiamento.
Anche le istituzioni finanziarie debbono velocemente diversificare i modelli di business per proteggere le loro quote di mercato da startup innovative cd ‘fintech’ (come Boon, N26, Revolut, Oval,..) e giganti digitali (come Amazon, Alipay, Apple, Facebook, Google). In tutto questo si inserisce un forte cambiamento normativo, che trova nella PSD2 la punta dell’iceberg (direttiva UE in vigore da settembre 2019), che consente anche ad attori non-bancari ‘terzi’ di accedere ai (e disporre pagamenti dai) conti correnti, crea ulteriori spazi di ‘disintermediazione bancaria’ e forti interessi da parte di nuovi entranti e ‘giganti digitali’.
Il nuovo Gruppo bancario Cooperativo insieme alle 142 BCC aderenti, dovrà attuare un significativo percorso di innovazione delle stesse BCC e dei loro servizi/prodotti nell’ottica di una banca aperta in grado di differenziare la propria offerta. Adottare una strategia digitale significa:
Nell’ultima legge di bilancio sono state approvate importanti deduzioni fiscali per investimenti nel capitale di rischio delle startup innovative. Esempio di best practice è il fondo di ISP “NEVA FINVENTURES, fondo di Corporate Venture Capital dedicato a StartUp Fintec. Obiettivo del fondo: investire, in ambito Fintech, su realtà innovative sinergiche con le business unit del Gruppo o con nuovi business model.
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