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Niente meglio del gelato riesce a strappare un sorriso

La felicità, recita il saggio, è nelle piccole cose. Perché no, anche in un cucchiaino di gelato. l’IGI-Istituto del Gelato Italiano rende nota in Italia una ricerca scientifica che ha esaminato il misterioso legame tra il cibo e la sfera emotivo gratificatoria, rendendo possibile stilare un’ideale classifica degli alimenti più graditi.

La scoperta si deve agli scienziati informatici Nicu Sebe e Theo Gevers dell’Università di Amsterdam, che hanno progettato un software in grado di mettere in relazione i mutamenti dei tratti del viso con le emozioni che li determinano. L’innovativo programma è stato applicato per misurare le reazioni espressive all’interazione con il cibo delle oltre 300 persone che hanno “prestato il volto” alla ricerca.

I risultati sono sorprendenti: quando gli italiani mangiano un gelato, il loro volto esprime per l’86% felicità, ben al di sopra della media (64%) riscontrata negli altri Paesi europei. Il gelato batte in questo perfino il cioccolato, universalmente considerato uno degli alimenti più appaganti: per il cibo degli dei infatti, il misuratore di felicità tocca “solo” – si fa per dire – i 61 punti percentuali. In ogni caso, se combinassimo i due valori, il gelato al cioccolato dovrebbe rappresentare un vero e proprio “concentrato di felicità”. Il prototipo assoluto del sorriso da appagamento da cibo…

Meno emozionante è risultato, manco a dirlo, mordere una mela o assaggiare uno yogurt: gli italiani assumono un’espressione giudicata “neutrale” rispettivamente all’89% e all’86%. All’ultimo posto invece, la barretta di cereali, che il computer classifica come alimento tutt’altro che gratificante: il sentimento che ispira sul volto dei partecipanti è quello della “rabbia” con un valore pari al 26%.

La ricerca sul valore gratificante del gelato ha un illustre precedente: per testare l’innovativo software, i ricercatori avevano scelto l’espressione più enigmatica della storia dell’arte, cioè la Monna Lisa di Leonardo da Vinci, che da cinque secoli ci fissa dalla sua cornice con un ambiguo e affascinante sorriso. Una vera e propria prova del nove per il computer, che è riuscito a interpretare il segreti del misterioso dipinto: l’analisi dei lineamenti della Gioconda ha infatti stabilito che il suo sorriso per l’83% esprime felicità ed è condizionato solo in piccola parte da emozioni negative come il disgusto (9%), la paura (6%) e la rabbia (2%).

L’indagine dell’università di Amsterdam conferma i risultati di uno studio condotto dall’Institute of Psychiatry di Londra, che ha dimostrato, mediante le tecniche di brain imaging, che basta un cucchiaino di gelato per “accendere” gli stessi centri del piacere nel cervello stimolati anche da una vincita di denaro o dall’ascolto della nostra musica preferita. Le immagini, rilevate tramite risonanza magnetica, hanno infatti mostrato l’attivazione della corteccia orbito-frontale, sede del piacere emozionale positivo, e di altre aree del cervello, quale la corteccia somato-sensoriale primaria, attivata dalla consistenza e dalla temperatura del gelato, la corteccia dell’insula, attivata dal sapore del gelato, la corteccia motoria, attivata dai movimenti della bocca in relazione all’atto di mangiare il gelato, e la corteccia prefrontale dorso-laterale, attivata dall’attenzione allo stimolo “eccitante” del gelato. Insomma, queste raffinate tecniche sperimentali hanno obiettivamente provato come l’assunzione di gelato procuri una forte sensazione emotiva di piacere/felicità, legata sì al ricordo/immagine che ognuno ha del gelato, ma
anche alla sua consistenza, alla sua temperatura, al fatto che si scioglie in bocca e ad un insieme di altre sensazioni collegate a questo alimento che si manifestano sul volto in un’espressione di beata soddisfazione e appagamento.

Secondo stime dell’IGI (che ha elaborato dati AIDI-Associazione delle Industrie Dolciarie Italiane) sono ben 25 milioni gli italiani che, da giugno a settembre, mangeranno il gelato 2 o 3 volte alla settimana, mentre 10 milioni si concederanno questo piacere fresco tutti i giorni.
E nei 120 giorni estivi, i consumi di gelato confezionato saranno di circa 2,5 kg pro capite rispetto ai complessivi 4 kg annui. Meno della metà rispetto ai 7,7 kg della Svezia, ai 7,6 kg della Finlandia e ai 6 kg della Danimarca, che dimostrano come la passione per il dolce freddo non conosce confini e latitudini.

Chi sorride di più? Il gelato è un piacere freddo che mette d’accordo tutti gli italiani, ma secondo la ricerca IGI-Demoskopea “Generazione… Gelato”, sono i giovani 14-24 anni a guidare la pattuglia degli appassionati, con una media di consumo settimanale nel periodo estivo di poco superiore alle 3 porzioni (3.3, contro le 2 circa degli adulti) e un picco (19%) di aficionados che non può farne a meno e lo mangia tutti i giorni.
Numeri importanti, ma, una volta tradotti in “morsi” e “leccate”, dicono che d’estate ogni italiano consumerà poco meno di 150 grammi di gelato a settimana. Come dire, un etto e mezzo di felicità garantita. Troppo poco per far scattare fastidiosi sensi di colpa.

“Il vantaggio del gelato – e in particolare di quello industriale -, spiega il professor Caldarone, è proprio nella grande varietà di porzioni e di tipologie di prodotti (si va da piccolissime pezzature, poco più di un boccone, a mega coni e stecchi e da un minimo di poche decine di calorie fino ad alcune centinaia) che ci permette di scegliere quello più adatto alle nostre esigenze. L’importante quindi è informarsi e leggere le etichette nutrizionali che sui gelati industriali sono presenti su ogni confezione, regolandosi di conseguenza… Insomma, premesso che anche il gelato, come ogni altro alimento, va inserirlo correttamente nel piano dei pasti giornalieri e consumato in quantità e frequenza commisurate al proprio stile di vita, queste ultime ricerche sulla “felicità” confermano quello che io dico da tempo e cioè che tutti, ma proprio tutti possono e devono potersi gustare in pace e “felicemente” un buon gelato”.

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“Teatro Naturale” è un magazine settimanale online dedicato al mondo rurale. Presente in rete dal 2003 e nato per dar voce a chi – come chi vive in e di agricoltura – non è adeguatamente rappresentato dagli attuali mezzi di informazione, è diventato nel tempo il punto di riferimento per quanti non solo vogliono essere informati puntualmente sull’attualità agricola, alimentare e ambientale, ma che non disdegnano un invito alla riflessione e alla rinascita di un pensiero rurale libero, scevro da appartenenze e ideologie. Di quanti credono che il mondo rurale non solo debba tutelarsi e proteggersi, ma anche evolversi e che la qualità dei prodotti possa passare attraverso la qualità delle persone. Moondo grazie alla collaborazione con Teatro Naturale ripropone alcuni degli articoli più interessanti pubblicati settimanalmente.

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