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Perchè sciogliere e riformare il CSM

Mi è piaciuto molto, sabato scorso, un titolo de “Il Foglio” in prima pagina: “Il “prestigio” del CSM è una barzelletta”, un bellissimo articolo di Giuliano Ferrara su questa situazione che si è venuta a creare con le intercettazioni del noto Palamara e dei suoi dialoghi con l’onorevole Lotti, piuttosto che con altri magistrati, intorno alla questione nomina nelle procure.

La cosa ha destato e desta ancora scandalo, ed ecco allora Ferrara che sostiene: “il famoso prestigio del Consiglio Superiore della Magistratura è una barzelletta, perchè non c’è prestigio”. E quale prestigio può avere una casta, come quella dei magistrati che ha pensato 25 anni fa di fare il suo bravo colpo di stato, cacciando la casta dei politici e sostituendola con quella dei magistrati conquistando, in base al suo “prestigio”, una presenza nella società italiana che desse ai cittadini la certezza del proprio vivere in una società civile.

Aula del Consiglio Superiore della Magistratura

In realtà il non prestigio del CSM non è una cosa di oggi, perchè i traffici che in quella sede si sono fatti sulla gestione della giustizia e sulla opposizione che questo organo ha sempre fatto alle scelte riformatrici dei vari governi italiani, arrivando a negare la validità di alcuni referendum (ricordiamo quello sulla responsabilità civile dei magistrati, che fu vinto in modo clamoroso e che non è mai stato applicato), ebbene questo organo ha oggi raggiunto il fondo della bottiglia.

L’unica misura possibile è lo scioglimento del Consiglio Superiore della Magistratura, e questo spetta al Presidente della Repubblica, prenda una iniziativa perchè questo risultato si ottenga e si rinfondi il Consiglio, sulla base di una legge di riforma che cambi le regole del gioco, perchè finchè le regole saranno quelle che si sono tenute in piedi per più di mezzo secolo credo che il prestigio perso non si recupererà mai più.

E’ venuto il momento, utilizziamo questa crisi, tutti, politici e magistrati, per ricreare un equilibrio dei poteri in questo paese, rotto da tangentopoli, restituiamo alla politica il potere della politica ed alla magistratura il potere della magistratura in un equilibrio che garantisce lo stato democratico.

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Giampaolo Sodano

Artigiano, mastro oleario, giornalista e dirigente d’azienda, Giampaolo Sodano è nato a Roma. Prima di vincere nel 1966 un concorso ed entrare in Rai come funzionario programmi svolge una intensa attività pubblicistica come critico letterario e cinematografico. Nel 1971 è giornalista professionista. Nel 1979 è dirigente d’azienda della RAI. Nel 1983 è eletto deputato al Parlamento. Nel 1987 torna all’attività professionale in RAI ed è nominato vice-presidente e amministratore delegato di Sipra e successivamente direttore di Raidue. Nel 1994 è direttore generale di Sacis e l’anno successivo direttore di APC, direzione acquisti, produzioni e coproduzioni della Rai. Nel 1997 si dimette dalla RAI e diventa direttore di Canale5. Una breve esperienza dopo della quale da vita ad una società di consulenza “Comconsulting” con la quale nel 1999 collabora con il fondo B&S Electra per l’acquisizione della società Eagle Pictures spa di cui diventa presidente. Nel 2001 è eletto vicepresidente di ANICA e Presidente dell’Unidim (Unione Distributori). Dal 2008 al 2014 è vicepresidente di “Sitcom Televisione spa”. E’ stato Presidente di IAA. Sezione italiana (International Advertising Association), Presidente di Cartoons on the bay (Festival internazionale dei cartoni animati) e Presidente degli Incontri Internazionali di Cinema di Sorrento. Ha scritto e pubblicato “Le cose possibili” (Sugarco 1982), “Le coccarde verdemare” (Marsilio 1987), “Nascita di Venere” (Liguori editore 1995). Cambia vita e professione, diventa artigiano dell’olio e nel 1999 acquista un vecchio frantoio a Vetralla. Come mastro oleario si impegna nell’attività associativa assumendo l’incarico prima di vicepresidente e poi direttore dell’Associazione Italiana Frantoiani Oleari (AIFO). Con sua moglie Fabrizia ha pubblicato “Pane e olio. guida ai frantoi artigiani” e “Fuga dalla città”.

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