L’esame del Dna ha confermato che il padre del bambino è il ragazzino che prendeva lezioni d’inglese dall’infermiera di 35 anni e che costei avrebbe sedotto. Stiamo parlando della storia di Prato.
L’esito degli accertamenti è stato contestato alla donna durante l’interrogatorio di tre ore che ha subito ieri. L’infermiera è accusata di atti sessuali con minore. «Le indagini ora si estendono anche al marito, che rischia la contestazione di falso in atto pubblico: bisognerà chiarire se, quando ha riconosciuto come proprio il neonato all’anagrafe, fosse già consapevole che il vero padre era l’adolescente.
La trentacinquenne è stata accompagnata in questura proprio dal marito, sono passati da un’entrata secondaria. Hanno un altro figlio di 7 anni. “I rapporti sono iniziati quando lui aveva già compiuto il quattordicesimo anno d’età, non aveva tredici anni”, avrebbe detto l’indagata agli inquirenti, messa di fronte all’evidenza dei fatti. Se nei file sequestrati si trovassero fotografie o video del ragazzino in atteggiamenti intimi, la donna verrebbe indagata anche per detenzione di materiale pedopornografico.
Nei dispositivi sarebbero anche stati trovati messaggi inequivocabili. A dare il via alle indagini, la denuncia dei genitori del giovane oggi quindicenne. La donna aveva conosciuto la madre dell’adolescente in palestra» [Allegri, Mess].
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