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Razzi, macerie, morti. Il bilancio di ciò che accade fra Israele e la Striscia di Gaza

La chiamano guerra quella scoppiata tra Israele e Gaza, ma ciò che si ha paura di urlare a voce alta, scrivere sui giornali, è che una forza potentissima, militarmente, economicamente e politicamente sta sgretolando un popolo povero e sovrappopolato.

Da una settimana, quando sono iniziati gli scontri a fuoco, il bilancio ad oggi è di 122 morti a Gaza, di cui 33 bambini e 250 feriti, contro i sette morti israeliani, un massacro a senso unico che sta generando morti innocenti attimo dopo attimo.

La tregua è ancora molto lontana ed è invocata da più parti, a partire dall’Onu.

“L’operazione a Gaza richiederà ancora tempo”: ha dichiarato alla platea internazionale il premier Benyamin Netanyahu al termine della riunione del Gabinetto di sicurezza del governo, quando al Palazzo di Vetro a New York si aprivano i lavori del Consiglio di Sicurezza dell’Onu sul conflitto. Netanyahu ha sottolineato in un messaggio diretto che Israele ha dalla sua “il sostegno degli Usa” di Joe Biden e l’operazione ‘Guardiano delle Mura’ “continuerà quanto necessario per riportare la calma”. 

La situazione da giorni a Gerusalemme era diventata particolarmente tesa per via delle proteste nel quartiere Sheikh Jarrah contro lo sfratto di tre famiglie palestinesi, su cui dovrebbe esprimersi in via definitiva la Corte Suprema israeliana. La popolazione di Sheikh Jarrah è maggiormente palestinese, ma rischia di essere allontanata dalle loro case. Il sito è considerato sacro anche dagli ebrei per la presenza della tomba di Simeone il Giusto. 

Ad aumentare la tensione delle proteste si sono aggiunti altri fattori: la frustrazione dei palestinesi per l’annullamento delle imminenti elezioni politiche, attribuite dal presidente palestinese alla scarsa collaborazione con le autorità israeliane e in più ci sono le limitazioni imposte dalle autorità israeliane ai palestinesi che intendevano celebrare il mese sacro del Ramadan a Gerusalemme, giustificate dalla pandemia.

Uno scontro così brutale risale al 2014, l’ultima guerra combattuta fra Hamas e Israele.

I razzi lanciati da Gaza verso tutto il sud di Israele continuano, non solo nelle comunità israeliane attorno alla Striscia ma anche a Beer Sheva all’inizio del Negev. Da Gaza sono stati lanciati 130 razzi su Israele, compresi quelli su Tel Aviv e nel centro del Paese. Il “pesante bombardamento” israeliano su Gaza City ha sfiorato l’edificio che ospita l’Agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa)” come viene riportato dal direttore dell’ente Matthias Schmale in un tweet. “Dio aiuti il popolo di Gaza , negli ultimi 45 minuti il bombardamento più pesante vicino al nostro edificio con gli uffici dell’UNRWA”.

L’esercito israeliano ha reso noto di avere colpito l’abitazione del capo dell’ufficio politico di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar. L’esercito “ha attaccato le case di Yahya Sinwar e di suo fratello Muhammd, un attivista terrorista”, scrive l’esercito su Twitter, mostrando un video di una casa distrutta. “Entrambi gli edifici erano utilizzati come infrastrutture militari da parte dell’organizzazione terroristica di Hamas”, come spiega l’esercito.

Sullo scontro è intervenuto anche il Papa: “Mi chiedo: l’odio e la vendetta dove porteranno? Davvero pensiamo di costruire la pace distruggendo l’altro? In nome di Dio, faccio appello alla calma, e a chi ne ha la responsabilità di far cessare il frastuono delle armi, di percorrere l’avvio della pace, anche con l’aiuto della comunità internazionale”, ha invocato Papa Francesco alla recita del Regina Caeli.

L’ingresso al Monte del Tempio a Gerusalemme è stato di nuovo interdetto ai fedeli ebrei. Lo ha deciso la polizia israeliana, su ordine del governo. Le due importanti rabbini ortodossi Haim Kaniewski e Gershon Edelstein hanno fatto appello ai ‘timorati’ “di non recarsi assolutamente al Muro del Pianto, malgrado inizi la festa ebraica di Shavuot.

Dall’inizio del conflitto da Gaza sono stati lanciati verso Israele 2.900 razzi, ma 450 di essi si sono rivelati difettosi e sono caduti all’interno della Striscia, mentre Israele ha colpito a Gaza 90 obiettivi di Hamas e della Jihad Islamica. Le Nazioni Unite, Egitto e Qatar stanno negoziando una breve tregua tra israeliani e palestinesi, per permettere a Gaza di rifornirsi del carburante necessario a non restare senza elettricità, quando dovrebbero prendere una posizione netta e far in modo che questi scontri a fuoco e massacri permanenti possano veramente trovare la parola FINE.

Russia

Un giovane di soli 19 anni uccide brutalmente sette persone e ne ferisce sedici. Accade in Kazan, la capitale del Tatarstan, dopo il ponte di maggio. Il ragazzo ha fatto irruzione nella scuola numero 157, la stessa in cui si era diplomato anni prima. Senza un motivo preciso ha deciso di commettere una strage aprendo il fuoco con la sua mitragliatrice.

Rustam Minnikhanov, il governatore del Tatarstan, parla della gravità dei feriti e del numero delle vittime, che per le agenzie russe, citando fonti di polizia, sono aumentate a undici morti e oltre trenta feriti.

Australia

Un tunnel di fuga, della lunghezza di circa 20 metri, è stato scoperto all’interno di un un centro di detenzione per immigrati nell’Australia occidentale, nel centro di detenzione di Yongah Hillin.

Il canale è stato scavato in diversi mesi, non si conoscono ancora gli artefici, ma la via di scampo è riuscita a passare sotto le due recinzioni interne fino a circa cinque metri dalla recinzione perimetrale esterna.
Questo è ciò che riferisce il Guardian online che citando alcune statistiche dell’Australian Border Force mostra che sono circa 315 le persone detenute a Yongah Hill, e che in Australia la durata media del tempo trascorso in centri detenzione per immigrati è di 627 giorni.

Mozambico

Il 24 marzo un gruppo di insorti islamici ha attaccato l’estremo nord del Mozambico, spingendo decine di migliaia di persone a fuggire.

Circa 220 civili hanno raggiunto l’Hotel Amarula a Palma, alla ricerca di rifugio, nella provincia settentrionale di Cabo Delgrado.

Amnesty international, il 13 maggio, ha denunciato che venti appaltatori bianchi e due cani, hanno avuto la priorità, rispetto alle persone di colore e agli abitanti del Mozambico.

Gli appaltatori militari privati hanno dato priorità ai bianchi riproponendo, ancora nella tragedia dell’assalto, la discriminazione razziale, mentre i testimoni descrivono decapitazioni e rapimenti di massa.

L’evacuazione di un hotel sotto assedio Jihadista era stata gestita dal gruppo privato sudafricano Dyck advisory group, che collaborava con l’esercito mozambicano. Le accuse dell’ong sono basate sulle testimonianze dei sopravvissuti.

USA

Queste sono le parole di Joe Biden al popolo americano nei primi giorni del suo mandato: “indossate la mascherina per i prossimi cento giorni e vedrete che la situazione sarà drasticamente cambiata”.

Una promessa mantenuta dal nuovo Presidente degli Stati Uniti che ha convinto anche i più scettici in materia. Dopotutto la mascherina non appartiene ad un colore politico, è solo uno strumento sanitario indispensabile ed essenziale per proteggersi dal Covid-19.

La campagna di vaccinazione in America ha coperto almeno con una dose il 60% della popolazione adulta ed è stata estesa ai ragazzi dai 12 anni in su.

Fino ad ora l’obiettivo della vaccinazione è stato raggiunto in modo celere e con ottimi risultati, per questo il 13 maggio Joe Biden, orgoglioso del lavoro svolto, ha annunciato le nuove linee guida del paese: Oggi è una giornata storica per l’America nella lunga battaglia contro il Covid-19”.

Rassicurando la popolazione sull’andatura del virus e facendo decadere l’obbligo di indossare la mascherina o rispettare il distanziamento sociale per i pienamente vaccinati. 

Molti giornalisti e membri dello staff della Casa Bianca non hanno indossato la mascherina dopo le raccomandazioni date dai Centers for Disease Control: le persone “completamente vaccinate” possono non avere il dispositivo di protezione, nella maggior parte degli ambienti interni ed esterni.

Un annuncio epocale per il momento storico che stiamo vivendo.

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Sara Berettoni

Viaggiatrice, blogger giornalista pubblicista. Classe 1986, consegue la laurea in operatore giuridico di impresa, Master in giornalismo 3.0. Assistente di volo dal 2006, blogger del sito www.ioa30milapiedi.it, collaboratrice freelance. Testarda, eclettica, passionale, scrittrice. Una "Volatile" con i piedi per terra...

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