A osservatori superficiali la lotta politica nel Bel Paese può apparire come un nobile scontro di grandi Ideali: cristiani, socialisti, fascisti, liberali (di origine idealista-crociana, però ben diversi dai liberali empiristi e pragmatici).
No! Non è così. Si tratta, invece, di una lotta feroce di mesterianti del parlamentarismo che nutrono vecchi, non sopiti e nuovi rancori per gli avversari (che considerano veri e propri “nemici”) e non sanno prescindere da viscerali idiosincrasie personali, consolidatesi nel tempo e spesso fondate su un livore che non è esagerato definire patologico. E’ la lotta atroce tra fideisti religiosi e fanatici dell’idealogia post-hegeliana (nella sua doppia versione di destra e di sinistra). Convinti di essere portatori di verità assolute che escludono la validità delle altre, gli Italiani si massacrano reciprocamente, evitando ogni dialogo sulle cose da fare (sempre ammesso che sappiano quali siano).
Naturalmente, chi volge all’ottimismo spera che con il passare del tempo, le cose possano cambiare. I fedeli, giorno dopo giorno, si assottigliano nel loro numero (i giovani non li seguono); i fanatici del fascismo e del comunismo diventano sempre più estremisti e a causa di ciò sempre più ridotti di numero e ghettizzati in Case Pound e Centri Sociali. Il disinteresse per la politica, comunque, diventa sempre più tangibile a livello di massa. Gli uomini politici più anziani (o, anche, giovani ma comunque vecchi nella loro mentalità), sono rimasti gli unici lettori della stampa e sono i pochi telespettatori (quando non sono protagonisti) dei talk show televisivi dove, rispettivamente, leggono e ascoltano diatribe di vecchie cariatidi del Bel Paese, parteggiando per gli uni o per gli altri, senza considerare, neppure minimamente, le finalità politiche che ciascuno di essi intende perseguire. I dibattiti sono alimentati da un odio reciproco che diventa sempre più profondo e sempre più disincagliato dai problemi reali.
Tutto quel “ciacolare” a vuoto, impregnato di vecchi e desuete concezioni, ampiamente superate dai tempi e ispirate a vecchi fantasmi del passato è l’espressione patetica di una lotta personale che con la vera “politica” (cura degli interessi della “polis”) non ha niente a che fare. Pochi si rendono conto che, negli ultimi decenni, i connotati della battaglia politica che si combatte in Occidente sono ben diversi da quelli che risultano dalle concioni paesane dei politicanti di provincia e dai commenti di giornalisti incartapecoriti della stampa e della televisione; i più non riescono a capire che la situazione che s’è determinata in Italia non è quella del tempo dei loro nonni, ma quella scaturente dall’antitesi, del tutto nuova, tra un capitalismo prevalentemente monetario, sempre più potente, e un capitalismo industriale tout court, in netto declino; non ce la fanno, in altre parole, ad avere un approccio nuovo per fatti politici totalmente diversi; discettano di politica, a vanvera, inveendo solo, ferocemente, contro uomini e cose, senza capire un’acca di ciò che sta succedendo nel mondo Occidentale.
E’ sconcertante quanto si sta verificando, soprattutto, in questi ultimi giorni, a causa degli errori commessi da una coalizione di governo che più antitetica e contraddittoria non poteva essere. Il gioco del massacro è giunto al diapason e le responsabilità sono di tutti. Quando s’intraprende una battaglia contro un gigante finanziario della grandezza e della potenza del complesso dei detentori del sistema creditizio occidentale e, quindi, della vera, massima ricchezza mondiale, IOR e Vaticano compresi, se non si ha la statura politica e la tempra umana di un Donald Trump, occorrerebbe avere almeno il coraggio e la mira di un Davide con in mano la fionda e la pietra (e non il rosario con la croce). E soprattutto, si dovrebbe evitare che al primo mugugno del colosso, si nascondano le mani dietro la schiena, facendo finta di niente.
Nella Storia dell’umanità le piovre che tendono ad avvolgere i popoli nelle loro spire, con mezzi vari (militari, polizieschi, monetari) vi sono sempre state, ma alla difesa della libertà della gente, disarmata e impotente, hanno provveduto sempre uomini politici di forte temperamento e di risoluto carattere. Il “guappo”, se è di cartone, non fa paura a nessun essere umano: spaventa solo i passeri. L’Octopus nazi-fascista fu fermato da Winston Churchill e gli esempi si potrebbero moltiplicare. Solo il cefalopede bolscevico si è auto-annientato, con la complicità del KGB, della CIA e di Woytila; ma a spingere verso il crollo erano state le ricchezze esorbitanti degli uomini della Nomenklatura che cercavano “sfogo” in Occidente (Il denaro non speso è solo carta straccia).
Nell’attesa che Boris Johnson dia la prova di essere degno connazionale almeno di Margareth Thatcher, quanto a coraggio e decisione, non possiamo gioire della situazione italiana, dove le felpe e i mitra (in foto, naturalmente) non sembrano avere funzionato. Anzi!
E ciò non solo se si dà credito alle news di questi giorni, ma anche se si considerano i provvedimenti contraddittori che si sono accettati in un passato prossimo. Mentre si concionava di rilancio produttivo del Paese e si parlava di flat-tax si concedevano, in fatto e nel frattempo, redditi di cittadinanza e regalìe da quota 100 che impedivano, in pratica, la realizzazione di ciò che si prometteva. Mancava ogni unità d’intenti! Certo. Non è facile sferrare un attacco al sistema creditizio e mass-mediatico mondiale, alleandosi con forze politiche probabilmente foraggiate, attraverso piattaforme più o meno misteriose, da quello stesso sistema di potere che prima aveva puntato su Matteo Renzi, restandone deluso, e poi, ma già da tempo, su di una “carta di riserva”.
I nostri Davide devono sapere che la lotta che volevano intraprendere sull’esempio di giganti stranieri (quelli sì, veri nemici di Golia) non aveva niente a che vedere con la discesa in campo nella Gallia Cisalpina del Carroccio della Lega lombarda e meno che mai con il valore di Alberto di Giussano nella battaglia di Legnano. Le poste in gioco sono ben diverse e molto più alte!
Intanto l’offensiva mass-mediatica odierna ha un ben chiaro obiettivo: far dimenticare agli Italiani, tra insulti e vituperi scambievoli, che l’Europa continentale è mantenuta in condizioni di “servaggio” e condannata a non crescere economicamente dalla “piovra” delle Banche; mettere in ombra che con l’imposizione di obblighi finanziari (pareggio di bilancio, divieto di sforamento del debito) e politici (apertura dei confini all’immigrazione), intollerabili per uno Stato Sovrano (che non deve considerarsi per niente una bestemmia) non v’è altra via d’uscita che la “crescita zero” in perpetuo.
I Paperoni di Wall Street e della City hanno ritenuto che per negare la realtà che era sotto gli occhi di tutti, bastava screditare i “rivoltosi”, peraltro sopravvalutati. I giornalisti della carta stampata e della radio-televisione hanno ripetuto, nei giorni scorsi, “bollettini” che hanno fatto ricordare, per senso di vanagloria, quelli di guerra letti ai microfoni dell’EIAR dal giornalista fascista Mario Appelius. I mestieranti del parlamentarismo non sono stati da meno: hanno scaricato “veleni” micidiali, senza capire nemmeno che favorivano il ritorno del “renzismo” contro cui si erano battuti, sia pure controllato da nomi di tutta fiducia bancaria.
Conclusione: Un Paese che non ha neppure “i monoculi” non merita alcuna considerazione pietistica. Chi vuole porsi il prosciutto sugli occhi e i tappi di cera nelle orecchie, chi non “urla” ai quattro venti la disperazione del suo stato di Paese condannato ad accontentarsi, sibi et suis, della “crescita zero”, ha l’epiteto che si è meritato sin dai tempi di Dante: “Ahi serva Italia, di dolore ostello, non donna di provincia ma bordello”!
Non ci resta che sperare che qualche emulo di Trump (con la sua tempra) nasca e si affermi in Europa, riscattandola dall’attuale servaggio ai tecnocrati della Finanza. E salvi anche la nostra “nave senza nocchiero in gran tempesta”
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