Da quando televisione e carta stampata dedicano ampio spazio a tutto ciò che ruota intorno all’alimentazione-nutrizione si possono ascoltare pareri i più disparati o leggere articoli di differente qualità e spessore che riguardano il mercato degli alimenti e quello dei nutrienti, la gastronomia, la cultura del vino, la letteratura dei ricettari, la politica e l’educazione nutrizionale. L’Ada Boni è un lontano ricordo. Oggi occupa con pieno diritto la scena il Professor Petrini formidabile fondatore di Slow Food. Il motivo unico e irrinunciabile di questa invasione di informazione alimentare è la pubblicità.
Il cibo, l’automobile e la cosmesi sono i grandi finanziatori dei media. Si ha così l’opportunità di leggere articoli interessanti e fesserie, articoli intelligenti e stupidi, notizie utili e altre assolutamente false e dannose. C’è da scegliere ogni giorno.
Persino su “La lettura” l’inserto domenicale del Corriere della Sera un giornale serio che leggo con passione ho colto un parere di Fulvio Abbate un personaggio che frequenta spesso e volentieri gli studi televisivi ed i talk show. Malgrado sia molto occupato per queste assidue frequenze riesce a trovare anche il tempo di scrivere. Non credo che Montanelli o la Morante o Moravia ne avrebbero apprezzato molto le doti di scrittore dato che non ha mai consegnato alla storia un gran romanzo ma cerca sempre visibilità con delle uscite che fanno rumore perché ad imitazione del più famoso critico d’arte che ha dimostrato essere più importante apparire e scalmanarsi in pubblico piuttosto che preoccuparsi della sostanza delle cose che si pensano e si dicono.
L’Abbate ha scritto un articolo nel quale denuncia violentemente e con ragione di essersi stufato dell’invadenza mediatica dei cuochi, degli chef e delle rubriche che inquadrano pentole e fornelli e auspica il ritorno alla “cucina di schifo” praticata dalla madre definita tragica cuoca e rivendica il ritorno alla pessima tavola in nome dell’ironia e del bisogno di rivolta. “Sogno e pretendo la libertà di tornare a mangiare da schifo come mi ha insegnato mamma“. Cosa ci trovi di ironico nel mangiare di schifo lo sa solo lui. La TV offre tanti programmi!
Perché Abbate si trattiene a guardare quelli di gastronomia? Forse per recuperare la percezione dei sensi che i cibi di schifo della madre gli hanno impedito di coltivare?
Penso che Dante Alighieri avrebbe comunque immaginato un girone speciale per ospitare nel Purgatorio la Clerici, la Parodi, il Vissani, e tanti, tanti altri protagonisti dei Masters & Chef. Mia moglie ed io salviamo “Fuochi e Fiamme” perché in realtà è uno spettacolino divertente nel quale si esibiscono uno chef simpatico e garbato, una timidissima, e l’attore Massimo Rossi, omonimo del più noto Paolo, che parla giornalista enogastronomia, una blogger romanesco e riesce a farci fare una o due oneste risate.
Il giornalista Coraghessan Boyl racconta, in un articolo dal titolo “Morti di salute”, le bizzarrie dietetiche applicate in un Sanitarium inaugurato nel Michigan da Harvey Kellogg inventore dei CornFlakes e di altri prodotti “gastricamente” corretti.
Sullo stesso giornale viene anche ospitata degnamente la propaganda di un Convivio che ha avuto luogo a Milano dal titolo: “Il paradosso del sistema alimentare mondiale” per ascoltare Carlo Petrini che suona tutta un’altra musica quando spiega che “il cibo non è soltanto una commodity ma è altro perché ci dice chi siamo e ci ricorda quanto facciamo parte della natura“. Non c’è che da scegliere.
L’ultima notizia fornitami dalla rete è che le ricette dei guru dei fornelli sono poco salutari per il nostro organismo. I grandi Chef del Regno Unito sono finiti sotto accusa in uno studio dell’Università di Coventry pubblicato sulla rivista Food and Public Health (cibo e salute pubblica) perché incoraggiano il pubblico a mangiare cibi e piatti grassi! Io aggiungerei ai grassi le grandi dosi di zucchero che servono per confezionare dei dolci ai quali manca solo l’aggiunta dell’insulina.
Per questo in Italia cinque big della gastronomia nostrana, che mi astengo dal citare, insieme alla Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori (LIT) hanno indicato in un libretto “Prevenzione” i suggerimenti utili a prevenire il cancro a tavola.
Ma non finisce qui perché Giuseppe Mele insieme alla Federazione dei pediatri ha raccolto in un libro “Consigli & Ricette” per i piccoli gourmet. “Mangiar sano”, ha detto Beck il famoso chef dell’Hilton di Roma, “deve essere insegnato ai bambini come un gioco“.
I miei genitori sono stati molto preoccupati che da adolescente avessi molta fame e mangiassi molto a fronte della grande attività fisica che svolgevo per una irrequietezza insanabile ma ero ossessionato da alcuni suggerimenti ripetitivi di mia madre, come la carne fa sangue, il brodo è leggero, la frutta è piena di vitamine, il riso e il limone sono astringenti. La mattina cominciavo la giornata con l’uovo sbattuto con aggiunta di marsala, una spremuta d’aranci, pane burro e marmellata fatta in casa con lo zucchero caramellato e a scuola mangiavo il castagnaccio con l’uvetta. Non ricordo informazioni riguardanti una sana educazione alimentare.
Una bella domanda alla quale hanno risposto intelligentemente un Gastroenterologo ed Oncologo genovese molto preparato insieme a due giornalisti, autori di un libro quanto mai saggio, utile, onesto e garbato edito (Tecniche Nuove) nel lontano 1998: Attilio
Glacosa (il gastroenterologo), Garavini e Travaglini (i giornalisti) dal titolo “Più gusto più salute“.
Scrivono:” l’obbiettivo a cui si deve mirare è di non dover calcolare nulla. Bisogna tralasciare che porzione possa consistere di due foglie d’insalata o tre acini d’uva né si può pensare di pesare ogni volta ciò che si mangia. Si può arrivare ad un concetto visivo ricorrendo all’uso della tazza che ha una capacità di 250 ml. Chi voglia approfondire troverà le quantità indicate per molti alimenti ovvero solo frutta e verdura. Chi mangia poco e sano campa bene più di cento anni.
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