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Stallo UE sugli aiuti agli Stati: chi sono e cosa vogliono i “frugali”

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Stallo UE sugli aiuti agli Stati: chi sono e cosa vogliono i “frugali”

Dopo tre giorni di negoziati, i 27 capi di Stato e di governo riuniti a Bruxelles non hanno trovato un accordo. Il Consiglio europeo straordinario avrebbe dovuto portare a un’intesa sul bilancio Ue 2021-2027 e sul Recovery Fund, il pacchetto che mira ad aiutare la ripresa dei Paesi più colpiti dalla crisi scatenata dal Covid.

Il nodo principale sul Recovery Fund era la suddivisione tra i prestiti e i trasferimenti a fondo perduto, questi ultimi contestati dai paesi cosiddetti “frugali”, ovvero Olanda, Austria, Danimarca, Svezia. La proposta originaria prevedeva 750 miliardi, di cui 500 di aiuti a fondo perduto e 250 di prestiti a tassi agevolati.

Olandesi, austriaci, danesi e svedesi hanno fatto in modo di presentare ciascuno, al Consiglio europeo, un pezzetto dell'”agenda frugalità”: l’olandese Rutte insistendo per il diritto di veto, la danese Fredricksen proponendo il taglio del budget, l’austriaco Kurz contro i 500 miliardi di Recovery Fund e i debiti a lungo termine, lo svedese Lofven favorevole a un limite di 150 miliardi nei sussidi. «Si ritrova in questo anche la capacità, mostrata soprattutto dall’Olanda, di creare alleanze di scopo a geometria variabile, di cui è stata emblema negli ultimi due anni e mezzo la Nuova lega anseatica, la coalizione informale tra Paesi Bassi, Svezia, Finlandia, Danimarca, Irlanda, Estonia, Lettonia e Lituania che ha influenzato e in parte indirizzato – in un certo senso frenandole – le riforme dell’Eurozona, imponendo la sua idea di Europa del dopo Brexit, contraria ai trasferimenti di competenze, poco incline ad allentare il rigore di bilancio, strenuamente in difesa del libero mercato» [Pignatelli, Sole].

Sabato mattina il presidente Michel ha proposto di cambiare l’equilibrio: 450 miliardi di fondo perduto e 300 di prestiti. Per i Frugali non è abbastanza e ieri insieme alla Finlandia hanno fatto una controproposta: 350 miliardi di fondo perduto e 350 di prestiti.

L’altro grande dissidio ha riguardato le regole d’accesso ai fondi europei. Il premier olandese Mark Rutte si è irrigidito nel chiedere un diritto di veto sui piani nazionali di ripresa che devono essere presentati per ottenere i fondi. Per venirgli incontro è stato proposto un «freno di emergenza» che interviene se un Paese non attua quanto promesso, un controllo in fase di esecuzione dei piani. Ma Rutte fino a questo momento ha detto no, anche se il Corriere scrive che alla fine il premier olandese «si è mostrato costruttivo: accordo “possibile”, anche se “ci sono ancora grandi questioni”». Secondo Repubblica «poco dopo le 19 i leader dei Paesi frugali, Olanda, Austria, Danimarca e Svezia sulla base di un’iniziativa della Finlandia hanno messo sul tavolo un’offerta finale di 350 miliardi di aiuti a fondo perduto, da raddoppiare con un pari ammontare di prestiti».

«La riduzione dei sussidi a fondo perduto lascia scoperta una quota tra i 20 e i 30 miliardi che a Roma si considerava già acquisita. Ed è qui che torna d’attualità il Mes con tutte le lacerazioni politiche che si porta dietro. Quei 37 miliardi a fini sanitari anche indiretti diventano urgenti nel momento in cui le casse pubbliche languono e le polemiche divampano per il rifiuto governativo di rinviare le scadenze fiscali. Dunque si apre uno scenario diverso. Il Pd era ed è favorevole al Mes; i 5S contrari, ma dovranno rivedere la loro posizione ovvero dividersi. Per il Conte 2 questo è il nuovo ostacolo. Dopo le elezioni di settembre potrebbe rivelarsi troppo alto» [Folli, Rep].

«C’è da notare che ben tre dei cinque Paesi frugali venuti allo scoperto nel vertice europeo sono guidati da socialdemocratici: la Svezia con Stefan Löfven più la Danimarca e la Finlandia con due giovani donne (Mette Fredriksen e Sanna Marin) fino a oggi considerate l’orgoglio della sinistra europea. Sarebbe forse il caso che i leader nostrani si confrontassero con questi rappresentanti di una tradizione che fa onore alla storia della socialdemocrazia. Può darsi che tutti e tre questi eredi della lunga storia che fu di August Palm e di Olof Palme siano stati contagiati dal virus dell’insensibilità sociale e dell’assenza di carità; ma può anche darsi che abbiano da fare considerazioni sui comportamenti economici del nostro Paese meritevoli di essere ascoltate» [Mieli, CdS].

Il premier ungherese Viktor Orbán ha accusato il collega olandese Mark Rutte: «È il responsabile di tutto questo casino. Se l’intesa non si trova è colpa sua. Non so per quale ragione il premier olandese odi me o l’Ungheria. Ha fatto capire che siccome, a suo avviso, l’Ungheria non rispetta lo Stato di diritto deve essere punita finanziariamente ma questa è la sua personale opinione e non è accettabile perché ancora sulla situazione dello Stato di diritto in Ungheria non c’è una decisione». Orbán si riferiva alla procedura Ue avviata contro Budapest, in base all’articolo 7.

Clamoroso

Nelle ultime otto partite, il Sassuolo ha pareggiato tre volte 3 a 3 [Romagnoli, Rep].

In prima pagina

• Tre giorni di negoziati a Buxelles sul Recovery Fund. I “paesi frugali” propongono 350 miliardi di aiuti e 350 di prestiti. Il premier olandese Rutte vuole il potere di veto sui piani di riforma presentati dagli Stati che chiedono soldi
• È iniziato il collaudo statico del nuovo ponte di Genova. Ieri lo hanno attrraversato 56 tir per 2.500 tonnellate di peso complessivo
• Ieri in Italia solo tre morti, il numero più basso dall’inizio dell’epidemia. In Emilia e in Veneto più casi che in Lombardia
• Mai così tanti contagi giornalieri nel mondo: 260 mila. Trump lancia i telecomizi e dice che i dati sulla situazione statunitense «sono fuorvianti, il mondo ci invidia». Mai così tanti casi giornalieri a Hong Kong, dove scattano nuove restrizioni. In Iran legge del taglione per chi nasconde il contagio
• Il gip convalida il fermo di Luca Sostegni, il presunto prestanome dei commercialisti della Lega
• Oltre venti migranti sono fuggiti dall’hotspot di Taranto
• Un neonato di nove giorni è stato lasciato nella culla termica di una chiesa di Bari
• L’Iran ha sospeso l’esecuzione di tre manifestanti antigovernativi
• È stato fermato un sospetto per l’incendio alla cattedrale di Nantes: un rifugiato ruandese che lavora per la diocesi
• A Jerez prima gara della MotoGp 2020 e prima vittoria in carriera per Quartararo. Márquez cade e si frattura l’omero. Fuori anche Rossi. Terzo Dovizioso
• Formula 1, Hamilton domina nel Gp d’Ungheria e vince doppiando le Ferrari: al traguardo Vettel solo sesto e Leclerc undicesimo
• È morta a 97 anni Giulia Maria Crespi, fondatrice del Fai

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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Tag: frugali

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