«Non faccio nomi, ma identikit. Al Quirinale vedo qualcuno che, per cultura ed esperienza, incarni la difesa della Carta costituzionale, slegata dai trasformismi degli ultimi trent’ anni. Immagino una donna. E quanto al capo del governo, lo sceglierà lei». (Rino Formica, già ministro delle Finanze dei governi Spadolini e Andreotti).
L’ex esponente di primo piano dell’allora Partito Socialista Italiano e dei governi di allora, anni 99, parla poco ma mai a caso. Mantenendo ancora la passione della politica, non quella unicamente legata al balletto delle nomine e delle poltrone, grazie alla saggezza dell’esperienza e chiarezza di analisi, ha rilasciato recentemente un’intervista a Maurizio Caverzan per il quotidiano LaVerità.
Le sue osservazioni, ammettiamolo, ci ricordano che c’è una certa confusione. Nonostante Draghi. Nonostante il vaccino.
In questi ultimi due anni siamo passati da una situazione che a volte appariva “senza speranza”, alla fiducia nella campagna vaccinale in corso e sempre più estesa.
Il percorso è stato vissuto dapprima come un incubo seguito dal risveglio da un sonno profondo ed ancora stiamo stropicciandoci gli occhi e riassettando la mente per capire quale sia il futuro di domani e il futuro dopo.
Proprio tutti. Dagli studenti di ogni età che hanno imparato o subito un diverso modo di imparare e di partecipare, agli adulti che hanno svolto metodi e orari nuovi e diversi di lavoro, da chi non faceva niente e ha capito che qualcosa è necessario fare.
Quello che sta accadendo ora, quello che sappiamo o presumiamo accadrà dopo, viene chiamato genericamente cambiamento.
Che però dovrà ancora per molto tempo fare i conti con le conseguenze di quanto accaduto fino ad oggi nel mondo e nel proprio Paese.
I costruttori di questo progetto sono i cittadini che rendono possibile alla politica di sviluppare, organizzare e realizzare i progetti.
Nel particolare la confusione nasce proprio dalla necessità di collaborare, gli uni con gli altri, nella costruzione del futuro e nello scontrarsi con vecchie metodologie politiche che frenano o confondono. O meglio si muovono in direzioni non sempre del tutto logiche e comprensibili.
Certo, dobbiamo lasciare fare questo lavoro a chi è chiamato a svolgerlo, il Presidente del Consiglio, il Parlamento, anche perché in mancanza della democrazia elettorale, non ci sono spazi d’intervento. E poi c’è il confronto con l’Europa.
Per tentare di uscire dal proprio smarrimento è utile riflettere e confrontarsi, prima di sperperare le poche energie che abbiamo risparmiato. Per questo l’intervista rilasciata da Rino Formica appare in alcuni punti assolutamente illuminate, condivisibile e consolatoria. Perché alcune affermazioni, fatte da chi di politica se ne intende, sono molto simili alle nostre più semplici considerazioni:
“Vedo troppa improvvisazione. E la tendenza a utilizzare l’emergenza come alibi per non affrontare i problemi di lungo respiro”.
La nostra sofferenza in relazione alla pandemia, livellatrice temporanea delle diseguaglianze “la pandemia ha fatto riflettere sulla possibilità dell’ ultima spiaggia per tutti” si è affidata a chi ha il dovere di condurre un Paese sia nei momenti di normalità che in quelli emergenziali.
“Se non si fosse realizzato il vaccino in pochi mesi saremmo ancora ostaggi di un fenomeno distruttivo e fuori controllo» ed è stato questo passaggio a mostrare i limiti istituzionali-individuali del nostro Stato.
Soprattutto, è emersa la debolezza e la mancanza di un pensiero politico di ampio respiro, nato dal pascolo nomade dei partiti noti e di quelli nascenti, verosimilmente opportunistici. Un Parlamento che ondeggia da destra a sinistra senza essere né di destra né di sinistra, verso un centro che ingrassa e dimagrisce di riflesso. Tutto ciò mentre il Paese cerca una barra a dritta per seguire la rotta giusta e vedere l’approdo.
In questo navigare oscillante i cittadini sono troppo inermi sia per correre in aiuto, sia per decidere di cambiare. La società fatica a sentirsi rappresentata.
I territori sempre più divisi e divisivi. La divaricazione proporzionale tra bisogni e risposte più deboli. Aumenta l’attenzione oltre confine, l’uniformità dei bisogni nazionali rischia di sbattere contro solidi paletti.
“In un mondo globale e interconnesso, l’assenza di soggetti forti è rimpiazzata da interferenze di carattere internazionale. Perciò, sono sorpreso quando qualcuno si scandalizza perché cinesi e russi s’ interessano all’ Italia. È sempre avvenuto, ma una volta esisteva un Paese impermeabile alle contaminazioni esterne».
Intanto, in questo lungo periodo, in cui non sembra ancora partorito un pensiero politico sistemico, capace di non limitarsi ad elargizioni di sussidi e sostegni, i cittadini ne hanno elaborato uno proprio, per quanto frammentario.
I buoni comportamenti di cui hanno dato l’esempio, più o meno attribuibili a tutti, ne sono stati la prova ed ora la politica può parlare di “ripresa”.
Questi ultimi, i cittadini donne e uomini, che sono Paese, economia, cultura di un popolo, non solo hanno corrisposto alle linee guida del Governo ma hanno ritrovato forze e idee.
Ad un’analisi realistica di cambiamento, ad ipotesi percorribili, Rino Formica, che ha vissuto direttamente le battaglie che le socialiste portarono avanti in quegli anni nel partito e nel Paese, considera, auspica, che una donna salga al Quirinale. Non in rappresentanza di un genere ma come garante della Costituzione e dell’ unità nazionale. Non possiamo quindi che leggere con soddisfazione e speranza le sue parole: “Al Quirinale vedo qualcuno che, per cultura ed esperienza, incarni la difesa della Carta costituzionale, slegata dai trasformismi degli ultimi trent’ anni. Immagino una donna. E quanto al capo del governo, lo sceglierà lei».
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