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Una passerella per il sindaco di Napoli

Via Partenope, il tratto del lungomare di Napoli che va dalla Villa Comunale al Castel dell’Ovo, non trova pace. Chissà a chi si devono le continue trovate che l’Amministrazione (?) comunale di Napoli riserva di continuo all’ignaro cittadino: al sindaco o a qualcuno dei suoi collaboratori? Come sia possibile sorprendere così di continuo, è un mistero! Non c’è giorno che non ci si ritrovi con delle idee-novità delle quali nessuno avvertiva il bisogno, a fronte della negligenza rivolta ad altre ben più importanti esigenze. L’ultima boutade partorita (dopo quella dell’acquisto dei monopattini elettrici) è il progetto di una passerella in legno disposta a fianco di via Partenope, sugli scogli…: una passeggiata a mare con il rumore dello sciabordio sotto i piedi. Non si capisce come mai non esista nell’entourage del primo cittadino qualche collega, amico, parente che lo consigli nel meglio, non soltanto nel fare, ma anche nel non fare e nel non dire.

Dopo le tante ridicolaggini che si sono dovute sopportare in questi anni (basti pensare al corno, per fortuna abbandonato, della Rotonda Diaz o al costosissimo fungo pubblicitario di via Marina, anch’esso miracolosamente abbandonato), questa della passerella è idea recente. Più che ‘idea’, potrebbe definirsi una boutade, o una baggianata per dirlo più chiaramente: è stata così superata ogni immaginazione.

Senza voler entrare nel merito tecnico (sarebbe dare minimo credito alla proposta), si vorrebbe soltanto capire come sia possibile che vengano in mente idee del genere; come sia ragionevolmente possibile pensare a qualcosa di tanto posticcio a fianco del lungomare più bello del mondo (si dice che ancora lo sia); come sia possibile ignorare che il sito è tutelato da vincoli d’ogni tipo; come sia possibile questo parlare in libertà dimenticando l’esistenza di una Soprintendenza e di una Commissione per il paesaggio. Resta tutto un mistero!

Ma forse è qualcosa che ha lo scopo di sviare l’attenzione dai tanti problemi irrisolti che affliggono la città o forse, nella testa del Sindaco, è cosa dettata dalla disperata ricerca di lasciare un segno della sua amministrazione, anche a costo di apparire ridicolo.

E non basta: sono trascorsi pochi giorni e Giggino (cosi viene scherzosamente detto l’inquilino di Palazzo San Giacomo) ha avuto un’altra folgorazione. Visto che i cittadini protestano per gli affollamenti determinati dagli spazi limitati della movida, nei quali è impossibile rispettare il dovuto distanziamento fisico, portiamo la gente in piazza, portiamo i tavolini in piazza del Plebiscito, un immenso spazio vuoto: è proprio uno spreco lasciarlo così, inutilizzato…!

Come può venire in mente di pensare a occupare quella piazza che si estende dal Palazzo Reale al colonnato della Basilica di San Francesco di Paola, con sedie e tavolini? La piazza è vincolata: sedie, tavolini e dehors non potranno mai trovarvi posto giacché è tassativamente vietato da un apposito Decreto del Ministero dei Beni Culturali (2013). E l’ex PM fa forse finta di ignorare che il “Largo di Palazzo” (così era detta la piazza in età borbonica) ha due strade che la fiancheggiano e le impediscono di essere del tutto pedonale. Se l’intento del Sindaco è quello di rilanciare il commercio e il turismo dopo la crisi di questi mesi, ciò non può ottenersi con una deregulation che vedrebbe, per altro, intaccata l’immagine di una “Napoli città d’arte” e i suoi valori storici.

Un altro intento di questa amministrazione, ormai alle ultime battute del proprio mandato, è rivolto all’utilizzazione delle biciclette per la soluzione (sic!) del trasporto cittadino. Forse sarebbe il caso di non parlarne, ricordando le ridicole piste ciclabili già realizzate in città, l’assenza di un programmato servizio di bike sharing, lo spreco degli inutili stalli mai entrati in funzione da anni, per altro allocati in zone di pregio e più che mai tutelate, senza che proprio gli Enti addetti alla tutela intervenissero a ripristinarne l’integrità.

Fa parte dei programmi deliranti annunciati in questi mesi anche la pedonalizzare addirittura intere arterie, ignorando un dettato fondamentale dell’urbanistica: le zone pedonali sono realizzabili in siti del centro città, in zone dello shopping o del tempo libero, non certo in arterie di scorrimento essenziale, veloce o meno che sia. Ma su questo è bene sorvolare, immaginando che si tratti soltanto di una delle tante boutade.

Napoli ha bisogno di ben altri seri interventi per una sua effettiva rifondazione, senza baloccarsi con idee peregrine ed estemporanee; la città deve fare i conti con i suoi diffusi e ristretti spazi di vita, con la sua orografia e con la sua particolare configurazione costiera. Bisogna che si smetta di pensare alle pizze, alle bici, al sole, al mare e all’ammore

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Raffaele Aragona

Raffaele Aragona (Napoli), ingegnere, ha insegnato Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli “Federico II”. Giornalista pubblicista, ideatore e promotore dei convegni di caprienigma, è tra i fondatori dell’Oplepo. Per la “Biblioteca Oplepiana” ha scritto La viola del bardo. Piccolo omonimario illustrato (1994) e molti altri lavori in forma collettanea. Autore di Una voce poco fa. Repertorio di vocaboli omonimi della lingua italiana (Zanichelli, 1994), ha curato per le Edizioni Scientifiche Italiane, i volumi: Enigmatica. Per una poietica ludica (1996), Le vertigini del labirinto (2000), La regola è questa (2002), Sillabe di Sibilla (2004), Il doppio (2006), Illusione e seduzione (2010), L’invenzione e la regola (2012). Sono anche a sua cura: Antichi indovinelli napoletani (Tommaso Marotta, 1991, ried. Marotta & Cafiero, 1994), Capri à contrainte (La Conchiglia, 2000), Napoli potenziale (Dante & Descartes, 2007) e il volume Italo Calvino. Percorsi potenziali (Manni, 2008). Ha pubblicato il volumetto Pizza nella collana “Petit Précis de gastronomie italienne” (Éditions du Pétrin, Paris, 2017). È autore di due volumi per le edizioni in riga (2019): Enigmi e dintorni e Sapori della mente. Dizionario di Gastronomia Potenziale. Il suo Oplepiana. Dizionario di letteratura potenziale è pubblicato da Zanichelli (2002).

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