In questa giornata speciale io dedico a mio padre, sì ad un uomo la mia eterna gratitudine, mille volte ti ho ringraziato per lettera, con bigliettini, con SMS che partivano da ogni parte del mondo e per 8 anni ogni mattina da Tehran a Napoli, e poi ti ho ringraziato con baci, abbracci e lunghe ed internabili chiacchierate e con appassionate litigate e teatrali armistizi.
A te, papà, dedico il 25 novembre, non lo dedico a grandi donne, ma lo dedico a chi mi ha insegnato che Donna equivaleva ad essere un essere umano speciale. A te che mi hai dato il benvenuto alla vita sorridendomi, nella nostra stagione preferita: l’estate.
Io per esperienza so cosa significa perdere persone care in modo traumatico, io che so che si puo’ morire per amore, che si puo’ credere che le parole, le idee e la passione possono cambiare il mondo.
Io ho per fortuna avuto un padre che mi ha cresciuto senza distinzioni di genere, un padre che non mi ha mai detto “non fare questo o quell’altro perchè sei una bambina, una ragazza, una donna…” Un grande padre che ci ha insegnato ad avere coraggio, a credere nelle nostre capacità, un padre che mi ha insegnato a difendermi da sola, che mi ha protetto con il suo amore e regalandomi autonomia, coscienza e passione.
Lui più di mia madre mi ha insegnato che essere donna non era far parte di una categoria protetta, non ero più debole ma più forte, che la mia forza era essere una persona non un genere. Che fortuna non avere mai un rimprovero per cosa indossavo, per chi frequentavo e per cosa pensavo.
Mai uno sguardo di disapprovazione, mi ha cresciuto rendendomi responsabile delle scelte, degli errori, delle sviste, delle follie, non mi ha mai privato della libertà di sbagliare pur forse sapendo che lo avrei fatto e non mi ha mai detto la frase terribile che ogni tanto ripeto io ai miei figli “te lo avevo detto”.
Mi chiedeva di riflettere, di usare la testa ma poi mi concedeva la possibilità di giocare le mie carte, e con i suoi occhi turchesi come il mare, mi indicava la direzione. Perdersi in quel mare era un sogno, ho così imparato che il genere, la differenza di sesso non esistono, che siamo uguali eppure così meravigliosamente diversi e che le diversità sono ciò che ci rende speciali.
Per combattere la violenza sulle donne, quella subdola, quella non detta, quella degli sguardi, delle mezze frasi, dobbiamo partire dalle famiglie, dall’esempio, dobbiamo stare attenti ai messaggi che diamo ai nostri figli, ai nostri giovani.
Possiamo scendere in piazza, protestare, farci un segno rosso sul viso o firmare petizioni, dobbiamo però partire dalla quotidianità e dobbiamo combattere senza usare per reazione la violenza.
Se ogni 3 giorni avviene un femminicidio, la risposta deve essere forte, bisogna creare una rete fitta senza buchi capace di solidarietà, di vigilanza attiva, di cultura, di educazione e di rispetto. Mai mollare, mai abbassare la guardia e mai abbassare lo sguardo e temere il buio, testa alta e sguardo fiero perché avere paura ci rende prede.
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