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Avati, Foa, Sodano, Di Trapani: si anima il dibattito sul futuro della Rai e del servizio pubblico

Si vive sospesi, ogni conferenza stampa è il panico, ogni bollettino della Protezione civile è il momento della verità e delle aspettative e come bene ha scritto ieri Aldo Grasso sul Corsera: “E’ vero che le brutte notizie non migliorano comunicandole bene ma comunicare incertezza è peggio ancora”. I mezzi di comunicazione sembrano infettati dal virus più di tutti.

Una bello e accalorato testo di Pupi Avati, una lettera che tocca le corde del cuore e fa vibrare gli animi, invita la Rai a compiere una rivoluzione necessaria. Il regista Avati scrive: “… E allora mi chiedo perché in questo tempo sospeso fra il reale e l’irreale, come in assenza di gravità, i media e soprattutto la televisione e soprattutto la Rai, in un momento in cui il Dio Mercato al quale dobbiamo la generale acquiescenza all’Auditel, non approfitti di questa tregua sabbatica di settimane, di mesi, per sconvolgere totalmente i suoi palinsesti dando al paese l’opportunità di crescere culturalmente. Perché non si sconvolgono i palinsesti programmando finalmente i grandi film, i grandi concerti di musica classica, di jazz, di pop, i documentari sulla vita e le opere dei grandi pittori, dei grandi scultori, dei grandi architetti, la lettura dei testi dei grandi scrittori, la prosa, la poesia, la danza, insomma perché non diamo la possibilità a milioni di utenti di scoprire che c’è altro, al di là dello sterile cicaleccio dei salotti frequentati da vip o dai soliti opinionisti“.

Come dargli torto, come non sottoscrivere il suo appello/ invito a cogliere l’occasione. Si unisce e contribuisce al dibattito Giampaolo Sodano, giornalista, uomo di cultura e da sempre legato alla Rai, direttore di Rai2 dal 1989 al 1993. Sodano raccoglie l’appello e rilancia, con lucidità e competenza, proposte per dare una svolta al nostro servizio pubblico. Una querelle virtuale tra l’ex direttore di Rai2 e l’attuale Presidente Marcello Foa che sono state riassunte dal nostro giornale così: “Due idee diverse di fare Tv: cultura o audience?

Sul Corriere della Sera, qualche giorno fa Sodano viene intervistato da Marco Nese che titola: “Sodano: serve più cultura anche nell’intrattenimento”. Potremmo forse fermarci qui, basterebbe il titolo, invece la polemica incalza, Sodano ricorda al Presidente Foa, che non è vero che tutto va bene come Foa ha risposto ad Avati, non è proprio così, ma il dubbio è che il n.1 di Viale Mazzini non veda i programmi Rai. Troppo facile rispondere che esistono già due canali dedicati alla cultura: Rai5 e Rai Storia. Sodano chiede azioni vere e sostegno ad un’industria della cultura che subirà grandi perdite causa emergenza sanitaria, la Rai potrebbe essere una delle chiavi di volta per dare nuova linfa al patrimonio culturale italiano, che è un’eccellenza mondiale. “Basta – dice Sodano – con le vecchie pratiche delle sovvenzioni. Tocca alla Rai intervenire. L’azienda vanta un bilancio annuale di 2 miliardi e 500 milioni di euro ricavati dal canone e dagli spot pubblicitari. Io propongo di elaborare uno straordinario contratto di servizio che obblighi la Rai ad utilizzare quei fondi per sostenere il cinema, il teatro, gli enti lirici, le imprese audiovisive, l’editoria, i siti archeologici, la conservazione del patrimonio storico ed artistico. Questa fantastica e meritoria opera di valorizzazione del nostro patrimonio culturale dovrebbe essere basata sulla produzione di programmi e l’acquisto dei diritti di utilizzazione”. La tv, ritiene Sodano, “non ha bisogno né di santoni né di imbonitori, ma di manager in grado di reinventare il servizio pubblico, che non può limitarsi alla comunicazione istituzionale per giustificare il canone. E i politici, invece di badare alle poltrone, dovrebbero essere attenti ai contenuti”. Senza mezzi termini lancia un guanto di sfida che potrebbe diventare uno stimolo a cambiare, a migliorare e soprattutto a dare alla cultura un ruolo di volano di una ripresa che avrà bisogno di tante energie e tanta forza, idee e proposte.

Una voce autorevole, interviene nel dibattito in corso, Vittorio Di Trapani Segretario dell’Usigrai, che esprime la sua opinione e rilancia con una proposta per dare risposte concrete. Questo l’incipit della sua dichiarazione: “Mamma Rai diventa “figlia” per un giorno. Adottata da persone della cultura”.

Rai

“In questa settimana – scrive Di Trapani – abbiamo letto diversi appelli alla Rai. In più di un’occasione, ingenerosi, perché non è vero che durante questa emergenza la Rai è rimasta uguale a se stessa. La Rai ha cambiato i palinsesti, ha siglato accordi importanti (come quello con il MIUR), ha modellato di più la propria offerta su un pubblico cambiato, per numeri e stile di vita. Forse l’errore è che avrebbe potuto raccontarlo di più e meglio. Ma, al di là di questo, se donne e uomini della cultura si rivolgono alla Rai Servizio Pubblico chiedendo di fare di più, è giusto e doveroso ascoltare il loro appello. E comprendere cosa altro si possa ancora fare. Il vertice di Viale Mazzini dovrebbe aprire una fase di ascolto nei confronti loro, raccogliere idee e via via valutarne la realizzazione.
Più in generale, andrebbe aperta una riflessione sul futuro, sul “dopo”: un Servizio Pubblico più forte e centrale al servizio di un Paese che, inevitabilmente, non sarà più come prima. Ma se il “dopo” lo si comincia a costruire “ora”, lancio una piccola proposta alla Rai e alle persone di cultura. Non pretendere di essere la soluzione definitiva e strutturale, ma di sicuro può essere una strada per dare un senso di comunità e di condivisione alla gestione del Servizio Pubblico. Un modo per rinsaldare un patto, un’alleanza tra la Rai e il mondo della cultura. La Rai dia in adozione alcune prime serate a persone del cinema, della musica, dello spettacolo, dell’accademia. Siano loro a scegliere quella sera cosa trasmettere – un film, un concerto, un documentario – e farlo precedere da una loro spiegazione di pochi minuti sul perché hanno fatto quella scelta. Potrebbe essere un esperimento da fare in tv quanto in radio. E potrebbe essere esteso a una intera giornata di palinsesto di reti tematiche, con spazi concordati in simulacast sulle reti generaliste. Le persone di cultura accettino questa adozione. “Mamma Rai” diventa “figlia” per un giorno, affidata a persone di riconosciuto prestigio che hanno arricchito la cultura italiana. Continuiamo a dibattere, a parlare di cultura, continuiamo a cercare di dare un senso a tutto quello che sta succedendo, dare nuova linfa, migliorare, l’Italia avrà bisogno di dare il meglio di sé e uno dei nostri fiori all’occhiello è il patrimonio culturale, accettiamo la sfida e troviamo nuove sinergie per il futuro”.

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Tiziana Buccico

Tiziana Buccico, napoletana verace, classe 1969, da sempre appassionata di politica, cultura e Medio Oriente. Un passato di uffici stampa tra cui l’Istituto italiano per gli Studi filosofici. Poi giornalista di pagine di cultura e società, come “moscone” per i quotidiani “La Città” e "il Corriere del Mezzogiorno”. Ha lavorato per uffici stampa politici e istituzionali (Regione Lazio e Consiglio Regionale del Lazio), organizzando eventi e campagne elettorali. Pezzi di vita vissuti tra Gottingen, Vienna e Parigi, viaggi avventurosi e curiosi. Per otto anni, sino al 2017, è stata in Iran per seguire marito e famiglia ma occupandosi a tempo pieno della Scuola Italiana “Pietro della Valle” di Teheran, come Vice Presidente . Da allora la passione per i viaggi e le culture diverse è cresciuta e si è anche trasformata in una rubrica Treccani dal titolo “Via della Seta”. Rientrata in Italia si occupa di social, politica, giornalismo ed eventi culturali mantenendo così un filo diretto con quella parte del mondo che le ha cambiato la vita. Social media manager dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive.

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