Da dove comincio, quando si parla di Banksy le notizie si susseguono e non sono mai banali, mentre il mondo si ferma, impaurito e attonito, lo street artist invece non smette di stupirci. La notizia “più fresca” di oggi, viene da Londra, il famoso dipinto di Banksy ‘Show Me The Monet’, datato 2005 della serie “Crude Oil” opere classiche riviste come la Marilyn Monroe di Warhol, ‘I nottambuli’ di Hopper e ‘Il vaso di girasoli’ di Van Gogh, è stato battuto all’asta da Sotheby’s per 9,9 milioni di dollari in favore di un collezionista privato asiatico. È il secondo prezzo più alto mai pagato per un’opera dell’anonimo street artist di Bristol dopo “Devolved Parliament”.
L’opera è una libera reinterpretazione dello “Stagno delle Ninfee” di Monet, un capolavoro che Banksy ha realizzato inserendo due carrelli della spesa e un cono stradale che riaffiorano dall’acqua. Sembra da indiscrezioni che ben cinque collezionisti si siano contesi l’opera, rialzando l’offerta facendo così schizzare il prezzo ad una tale cifra, il prezzo stimato era 4 milioni. Insomma chi ha ancora dubbi sull’arte di ‘strada’ e sul suo valore dovrà cedere, la street art o meglio la grande street art sbanca, la bellezza di certi murales è poesia, è arte pura, una gioia per chi come me la ama, e così le quotazioni salgono.
Sempre lui e solo lui, è ricomparso con una nuova opera per manifestare la sua solidarietà a Nottingham, tra le città inglesi più colpite dal Covid. Il murales è apparso il 15 ottobre, su un edificio di Ilkeston Road, all’angolo con Rothesay Avenue, nel quartiere di Lenton, sul muro di un negozio di parrucchiere e da subito ha attratto piccole folle di curiosi che hanno iniziato a fotografare e postare sui social l’opera. Il Comune della cittadina britannica pur non avendo conferma che il murales fosse proprio di Banksy ha subito provveduto a proteggerlo con del plexiglass, che poco dopo è stato vandalizzato. Il graffito ritrae una bambina che gioca all’Hula Hop, con la ruota di una bicicletta, accanto a una bici vera a cui manca la ruota posteriore, attaccata ad un palo della luce.
Il gioco sofisticato e provocatorio del più geniale tra tutti, un murales che diventa tridimensionale, la realtà che entra a far parte di un’opera d’arte e il suo contrario. Ma tra i dubbi e la curiosità Banksy ha aspettato due giorni per “ firmare” la bambina con l’Hula Hop, il 17 ottobre come sua consuetudine ha postato la foto sul suo profilo Instagram e così le visualizzazioni che già sfioravano numeri incredibili hanno subito un’impennata. Questa firma viene dopo, forse, la decisione europea che il 18 settembre ha sancito che il suo anonimato non può identificarlo come autore e quindi di conseguenza ha perso i diritti sul marchio della sua opera più conosciuta “ The Flower Thrower”.
La legge, i diritti non fermeranno la sua arte e le emozioni che genera, e non fermano la corsa delle banconote nelle grandi aste, le sue quotazioni sono da guinness dei primati.
Nel frattempo per chi volesse dal 26 al 28 ottobre nelle sale cinematografiche verrà proiettato il film sulla sua storia ”Banksy- L’arte della ribellione”. Diretto da Elio Espana, il racconto della sua vita, forse nato 43 anni fa, a Bristol molto probabilmente, lui che si può definire un clandestino, senza identità, al limite della legalità nelle sue provocazioni, nelle sue azioni, capace di distruggere in maniera plateale una sua opera durante un’asta, un uomo coraggioso e sempre pronto a trasformare le sue opere in proteste e denunce.
La street art la sua arte è accessibile a tutti, non vive di biglietti, è per tutti, è libera e universale, un genio-eroe che ha compiuto una rivoluzione, l’arte che diventa politica, la politica di chi non ha paura , di chi crede negli ideali. A Roma da non perdere sino ad aprile al Chiostro del Bramante la mostra “Banksy. A Visual Protest” ma di questa mostra vi racconteremo molto di più , molto presto…
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