Tra gli scaffali della mia libreria, nella casa di famiglia che mi ha visto giovane socialista napoletana, durante le vacanze di Natale ho cercato intenzionalmente un libro. Lo ricordavo benissimo copertina rosso fuoco e un primo piano di Craxi. Ricordavo quasi tutto, ma in occasione dei vent’anni ho deciso di portare con me a Roma i libri della mia gioventù.
“Tutti gli angoli di Craxi” è il titolo, edito da Rusconi nel gennaio del 1984, introduzione di Ugo Intini, una serie di articoli dei più famosi giornalisti ed intellettuali di quegli anni, con un capitolo dedicato anche ai giornalisti stranieri. Tra le pagine di una carta spessa e consistente, custodita come un tesoro, una mia lettera per Craxi, datata 6 dicembre 1991 e un biglietto del treno per Formia del 1988. Pezzi della mia vita come gli angoli di Craxi si ricompongono.
Mentre apprendo dalla tv la notizia della scomparsa di Giampaolo Pansa, mi ricordo del libro e dei contributi dello stesso al volume. La memoria non mi inganna il celebre giornalista compare in più di un articolo ma quello scritto per “Epoca” il 19 agosto del 1983, ritorna prepotente nei miei pensieri quando lo rileggo.
Una carrellata nella vita di Bettino Craxi dal titolo: “Craxi dal biberon a Palazzo Chigi“. Ho deciso di condividerlo perché alcuni passaggi dopo tanti anni vanno riletti, compresi e ricordati, inizia così:
“Confessarmi in pubblico e dire tutto del mio carattere? No, non mi piace. Io insistevo – così racconta Pansa – e Craxi scuoteva la testa poco convinto… Era un sabato del novembre 1977, lui guidava il PSI da poco più di un anno, la settimana a Roma era stata dura e adesso si concludeva fra la nebbia milanese, nel silenzio dell’ufficio di Piazza Duomo…. Poi si decise: “Sentiamo cosa dicono di me”. Allora cominciai a leggere un elenchino: “Dicono che lei è rancoroso e settario, un po’ vendicativo, privo di senso autocritico, più capace di tattica che di strategia… Craxi sospirò: “Mi sembra tutto sbagliato. Comunque vediamo. Settario? Bè, dipende…. Vendicativo. E vero? No, piuttosto sono uno che ha la memoria lunga. Ho difficoltà a dimenticare le cose, e mi piace tener viva l’idea di ciò che io e gli altri siamo stati. Quanto alla politica, tento di avere una strategia, anche se cerco di non inventarmene una al mese, come fa qualcuno”.
Rispondendo al noto giornalista, Bettino Craxi, confessa di assomigliare nel temperamento a sua madre, donna che definisce molto aggressiva ma non aspra. Pansa continua il racconto dell’albero genealogico, il padre avvocato messinese socialista, i nonni paterni sino al collegio a Cantù “De Amicis”, il carattere vivace, sono i tempi della guerra, della sua attività di chierichetto e dei suoi pensieri verso un futuro da prete. Ma rientrato a Milano per frequentare il liceo “Carducci”, si apre un orizzonte nuovo. “Basta con l’idea del prete, meglio la politica”. Varie divagazioni sulla vita da adolescente esuberante e vivace e le sue passioni sino agli anni dell’Unione Goliardica Italiana, incubatrice di molti leader laico-socialisti.
Entra nel PSI e così continua Pansa: “Poi viene il PSI. Qui Craxi rivela subito quel che sarà: “un socialdemocratico all’europea, avversario del comunismo. Quando dico comunismo – mi spiega un giorno – penso alla sua ideologia fondamentale, il marxismo-leninismo, e alla sua realtà storica, il comunismo esistente“. Primo viaggio a Praga nel 1956, la minoranza con Nenni al Congresso di Venezia nel febbraio del ’57 , la sua vita nel partito socialista di quegli anni non sarà facile . Pansa così descrive Craxi : “Lui non molla e si mantiene coerente alla sua idea-guida: l’Italia ha bisogno di una forza socialista ben radicata nell’Occidente, capace di riformare il sistema senza distruggerlo, come suggerisce il monito del leader socialdemocratico svedese Olof Palme “Il capitalismo è un agnello che va tosato, ma non ucciso”.
Lo descrive così con sincerità: “E’ schietto tanto da apparire brusco di modi. Individualista. Corazzato di diffidenza. Con poca pazienza per gli altri, ma leale e generoso verso gli amici, con un fortissimo senso del clan. Gli avversari più o meno concordano sul suo carattere… “Questo impasto umano spiega perché Craxi susciti grandi amori ma anche forti avversioni. Tira avanti per la sua strada da grande solitario. Un solitario che lavora come un leader ottocentesco“.
Pansa scrive che il Craxi privato è un vitalista. La famiglia, le chitarrate, i cimeli di Garibaldi, il vestire casual, la passione per i vecchi film in tv, i fumetti di Topolino per rilassarsi, il Torino e le nuotate ad Hammamet, niente sport. E aggiunge, chissà se ci ha mai ripensato: “attenzione alla dieta, una volta ha corso il rischio del diabete, ma grazie al cielo è astemio”. Non è bastato essere astemio purtroppo, il diabete se lo porterà via.
Per ricordare Giampaolo Pansa e Craxi ecco la conclusione: “Questo è il Craxi che da ieri guida il governo. Che cosa dovremmo aspettarci da lui, nessuno può prevederlo. Tutto è possibile: una democrazia forte, un tran-tran qualunque, un cambiamento di regime, il fallimento di ogni riforma. C’è però un pronostico che molti fanno: difficilmente Craxi lascerà le cose come sono oggi. Forse non ce ne siamo accorti, ma la seconda Repubblica è già cominciata. Sarà peggiore, migliore o uguale alla prima?Non resta che attendere ve lo racconteremo”.
A queste domande molte sarebbero le risposte, ognuno potrebbe dare la proprio opinione e il proprio contributo. Potrebbe nascere un dibattito che nel ricordare Craxi parli del socialismo e della sua attualità e non sono della vicenda personale e giudiziaria. Giampaolo Pansa severo e come altri lo hanno definito spietato nei suoi scritti e nei suoi ritratti giornalistici ci lascia molti spunti su cui riflettere.
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