Di Ilaria Iuliano
“Chissà chissà domani
Su che cosa metteremo le mani
Se si potrà contare ancora le onde del mare
E alzare la testa
Non esser così seria, rimani”.
Quella mattina dell’11 Marzo passava alla radio questa canzone di Lucio Dalla, come un presagio. Nonno, intento alla guida, sospira e si volge verso di me dicendo: “Chissà domani…”
Gli occhi verdi pieni di vita si spengono in un grigio avvilente, aveva paura. Lo assale l’angoscia, l’inevitabile preoccupazione umana della morte. Abbasso lo sguardo, non riesco a rispondere.
Ammetto che non sono stata in grado di rassicurarlo, le mie parole non avrebbero potuto consolare quell’animo triste perché si tratta di combattere contro l’imprevedibilità del futuro. In macchina si respira amarezza e mentre osservo il susseguirsi dei paesaggi che si dissolvono verso la fine del finestrino ripenso ai suoi racconti, alle avventure di guerra, immagino la fame e le notti insonni di quegli anni. I miei nonni, come tutte le persone anziane che hanno dovuto lottare contro la precarietà della vita, hanno coltivato la virtù della tolleranza e dell’adattamento diventando l’esempio intramontabile della resilienza contro gli affanni di una vita caratterizzata da instabilità e pragmatismo.
Eppure si è così fragili dinanzi alla morte!!!!!!!
In questi giorni si cerca di affievolire l’attuale preoccupazione generale affermando che il Covid-19 non è una malattia mortale e che causa il decesso solo alle persone anziane e a quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e ai pazienti immunodepressi. Tutto ciò si pensa possa tranquillizzare e, in particolare, i giovani si rassicurano certi che il virus non li attaccherà. Siamo una generazione anaffettiva, impassibile dinanzi alla morte oppure si tratta di un inconscio meccanismo di autodifesa? La vita degli anziani è sacrificabile? Ogni vita umana è sacra che sia già stata o che debba essere ancora vissuta!
“La morte si sconta vivendo!” afferma Ungaretti, e non può esser meritevole in relazione all’estensione della vita. Anzi la vita già vissuta gode della solennità dell’esperienza, bisogna proteggerla. Appello ai giovani: Dobbiamo rispettare le norme di prevenzione e non dobbiamo agire con indifferenza affinché si possano preservare queste vite così preziose.
Gli anziani sono la forza trainante della nostra società, il patrimonio mondiale dell’umanità.
Dalla rubrica “Diario di una quarantena”
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