SFOGLIANDO IL NEW YORK TIMES DEL 02/11/2020
Biden in testa in 4 campi di battaglia. Biden e’ in vantaggio su Trump in quattro dei piu’ importanti stati “traballanti”(Wisconsin, Pennsylvania, Florida e Arizona) sostenuto da elettori che non avevano votato nel 2016 e che sembra stiano votando in maggioranza per Biden. Il suo vantaggio e’ forte soprattutto in Wisconsin, dove conduce di 11 punti: 52 a 41.
– Le due campagne competono per la Pennsylvania. Mentre i voti anticipati crescono verso uno sbalorditivo 95 milioni, entrambi i candidati si stanno dedicando soprattutto alla Pennsylvania, che ha un numero di voti elettorali secondo solo alla Florida, con strategie diverse: i Democratici inondando lo stato con volontari che bussano alle porte, i Repubblicani cercando di aumentare il pubblico ai rallies del presidente (sabato ne ha fatti 4). Biden e’ in vantaggio di poco e sta cercando di conquistare elettori nelle parti rurali dello stato, ma i rallies di Trump hanno dato energia a molti repubblicani e i suoi collaboratori si preparano a battaglie legali ove il partito perdesse di poco.
– Nell’epoca delle falsita’ di Trump, la verita’ resta una vittima. La presidenza Trump e’ stata una fabbrica di bugie fin dall’inizio (la prima: il numero di cittadini presenti all’inaugurazione), producendo disinformazione, teorie di cospirazioni e sfacciate false dichiarazioni a un ritmo da catena di montaggio che ha sfidato quelli che badano ai fatti e impedito analogie storiche. Ma adesso siamo al peggio: Trump sostiene che il voto in se’ e’ “truccato”, stracciando la credibilita’ del sistema. Se la gara finira’ in dibattiti legali dopo martedi’, puo’ lasciare il pubblico con poca fiducia nel risultato – e nella democrazia stessa.
– In Nebraska, cercando altri 4 anni di appartenenza. In Nebraska, uno stato a grande maggioranza repubblicana e dedicato quasi esclusivamente all’agricoltura, i cittadini dicono che Trump rappresenta le loro piu’ sentite convinzioni. Problemi come l’aborto e l’immigrazione sono visti nelle loro componenti piu’ rigide, e il virus e’ visto come una colpa di quell’odiato paese che e’ la Cina. Nel 2016 Trump aveva promesso: “Uomini e donne dimenticati dal nostro paese, non saranno piu’ dimenticati”.
– Una citta’ in disaccordo col resto del paese. San Francisco e’ riuscita, dopo l’estate, a ridurre la pandemia al minimo. Ristoranti, bar, cinema e musei sono aperti. Una parte cruciale della citta’, tuttavia, rimane chiusa: le scuole pubbliche. Anche se le scuole private e parrocchiali hanno riaperto, il distretto scolastico non ha neppure stabilito una data di riapertura dell’insegnamento in scuola, ma ha solo comunicato che difficilmente succedera’ quest’anno.
– Tre grandi fotografie a centro pagina con queste didascalie: “ Florida. L’ultimo giorno dei voti in anticipo ha portato lunghe code ovunque”; “Texas: le votazioni sono continuate dopo che la Corte Suprema dello stato ha respinto lo sforzo di cestinare 120.000 schede”; “Wisconsin: i sondaggi mostrano che Trump e’ in svantaggio in uno stato che aveva vinto nel 2016”.
– Sospetti su un progresso. Sono sorte preoccupazioni che qualche comunita’ dello stato di New York manipoli i risultati dei test scoraggiando i malati dal farsi testare.
– Test rapido rende difficili i conteggi. Le autorita’ sanitarie dicono che l’aumento dei test rapidi e’ buono per il paese, ma avvertono che hanno difficolta’ a contare i positivi.
– I negozianti si preparano al caos. I negozi non aspettano la sera delle elezioni per prepararsi a potenziali disordini civili. Barricano le vetrine e assumono personale di sicurezza e qualcuno chiude del tutto.
– Le nazioni ricche sono mancate alle povere. Nonostante le promesse, durante la pandemia, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale hanno dato poco aiuto, dicono gli economisti.
– Vino e burocrazia. Una fetta verdeggiante della Russia meridionale ricorda la Toscana e produce un vino squisito. Ma incubi burocratici e interventi della polizia impediscono le aspirazioni dei coltivatori.
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