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Il cliente non ha piu’ “sempre ragione”

A causa della pandemia i negozi di abbigliamento e calzature, supermercati e ristoranti (oltre che tassisti, parrucchieri e scuole) se devono scegliere tra perdere un cliente o perdere un impiegato, preferiscono perdere il cliente.

Le statistiche sono implacabili: negli Usa servono 8,2 milioni di lavoratori ma solamente nel mese di aprile hanno lasciato il posto 650.000 persone nel settore delle vendite al dettaglio. Per far fronte alla carenza di lavoratori, alcune società, come Amazon, offrono addirittura premi di 1.000 dollari al momento dell’assunzione.

La “grande fuga” dei lavoratori é oggi un argomento quotidiano di giornali e talk show radiofonici. “The retail worker exodus”, ad esempio, é il titolo di un recente programma radiofonico molto seguito su Wnyc, dove si é spiegato che il basso livello degli stipendi (seppur con i dovuti benefici sindacali) sia uno dei dei motivi.

Si é spiegato anche che il problema é acuito dal fatto che alcuni lavoratori, precedentemente occupati, guadagnano uguale o anche di piú con il sussidio di disoccupazione (finché sará possibile riceverlo). Ma si é anche detto che ció non riflette tutta la panoramica. Ci sono altri fattori, come le preoccupazioni per la propria salute, tipo quando si sta a contatto con clienti irascibili che non indossano le mascherine e non rispettano la distanza sociale. Un ospite del programma radiofonico su Wnyc ha affermato che l’atteggiamento dei clienti deve cambiare: gli scostumati, gli esigenti, gli irascibili e gli insoddisfatti non sono piú tollerati.

Oggi se un cliente esige che l’addetto al banco pesce gli incarti mezzo chilo di sogliole, ma quel peso deve riferirsi a quando saranno cucinate (fatto veramente accaduto), il manager del supermercato accompagnerà personalmente il cliente all’uscita.

Uno chef-ristoratore italiano con tre ristoranti a New York City non riesce a farli lavorare a pieno regime per la mancanza di personale, che dice di voler pagare bene e con pieni benefici. A peggiorare la situazione c’é anche il fatto che il governo americano attualmente non rilascia visti a lavoratori italiani che verrebbero richiamati dal ristoratore legalmente.

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Dom Serafini

Domenico (Dom) Serafini, di Giulianova risiede a New York City ed è
il fondatore, editore e direttore del mensile “VideoAge” e del quotidiano fieristico VideoAge Daily", rivolti ai principali mercati televisivi e cinematografici internazionali. Dopo il diploma di perito industriale, a 18 anni va a continuare gli studi negli Usa e, per finanziarsi, dal 1968 al ’78 ha lavorato come freelance per una decina di riviste in Italia e negli Usa; ottenuta la licenza Fcc di operatore radio, lavora come dj per tre stazioni radio e produce programmi televisivi nel Long Island, NY. Nel 1979 viene nominato direttore della rivista “Television/Radio Age International” di New York City e nell’81 fonda il mensile “VideoAge”. Negli anni successivi crea altre riviste in Spagna, Francia e Italia. Dal ’94 e per 10 anni scrive di televisione su “Il Sole 24 Ore”, poi su “Il Corriere Adriatico” e riviste di settore come “Pubblicità Italia”, “Cinema &Video” e “Millecanali”. Attualmente collabora con “Il Messaggero” di Roma, con “L’Italo-Americano” di Los Angeles”, “Il Cittadino Canadese” di Montreal ed é opinionista del quotidiano “AmericaOggi” di New York. Ha pubblicato numerosi volumi principalmente sui temi dei media e delle comunicazioni, tra cui “La Televisione via Internet” nel 1999. Dal 2002 al 2005, è stato consulente del Ministro delle Comunicazioni italiano nel settore audiovisivo e televisivo internazionale.

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