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Il futuro è in buone mani!

Da leggere senza istruzioni

Cara Annalaura,

grazie per avermi reso partecipe di un racconto, di un momento intenso della tua vita, un episodio che diventerà per te e la tua famiglia “storia”. Racconterai mille e mille volte queste pagine della tua vita, ogni volta saranno diverse, saranno un modo per rileggerle con emozioni che nel corso del tempo e delle condizioni si trasformeranno.

Tutto inizia a giugno con un viaggio che dovrebbe essere il viaggio dell’avventura, il viaggio tanto agognato dopo due anni di non vita per una quattordicenne, il viaggio tanto dibattuto anche tra genitori. La mandiamo o non la mandiamo? Mille domande poche risposte e tantissimi dubbi da sciogliere. Ma poi si parte la valigia, le emozioni di andare verso Oriente… si parte per Dubai, si studierà ma poi c’è il deserto, i grandi centri commerciali, i grattacieli che sfiorano il cielo, piscine e ogni tipo di attrazioni, insomma si parte per un luogo famoso perché tutto è gigantesco, tutto è straordinario, tutto è all’apparenza fonte di gioia e divertimento.

Tutto ok, inglese e gite, amici e tanti, siete più di 300, nuove esperienze e finalmente lontani da casa, liberi e felici. Dubai una città futuristica, ma speriamo il futuro non sia così… Hai paura di non fare amicizia, hai paura di sentirti spaesata; invece, fai parte di un gruppo di 30 giovani, il vostro colore è il verde, il colore della speranza, la speranza diventerà fondamentale nella tua storia.

Racconti alla famiglia dei cammelli, dell’escursione nel deserto, dei sobbalzi della jeep e di quei colori mai visti e di quelle immense distese di sabbia. I dubbi della partenza sono solo gioie infinite e sono brividi perché tutto nella vita è irripetibile. Ma dietro l’angolo c’è l’imprevisto, è davvero un imprevisto è la mia domanda, molte le domande che tutti ci siamo posti, tutto si può evitare? Ci sono schemi che qualche volta non funzionano e la vita ci mette alla prova.

Poi arriva la febbre… Mica sarà davvero febbre? Certo fuori si arde e dentro è sparata a palla l’aria condizionata, hai sudato, i capelli lunghi erano bagnati, ci sono anche altri amici che hanno gli stessi sintomi.

La febbre poi passa, rimane qualche sintomo di raffreddamento, via libera in piscina a ridere e vivere le ultime ore con il gruppo. Ma il domani ha un risveglio gelato e non è l’aria condizionata impazzita: è il Covid, si dovrebbe partire, tornare in Italia; invece, ecco l’incubo che si affaccia e si insinua nella vita di tanti ragazzi.

La grande comunità di adolescenti si scopre intrappolata in una gabbia d’oro, c’è chi prova a partire lo stesso, ma le autorità locali sono assolutamente ferme, nessuna falla, rimangono tutti a Dubai sino a risultare negativi. Uno tsunami emotivo travolge migliaia di persone, 300 e più, ragazzi e ragazze e relative famiglie, ministeri, organizzazioni, compagnie aeree, amici, parenti e curiosi sentono crescere l’onda, non c’è modo di uscirne nei primi giorni, la sensazione di annegare è forte, ma per fortuna anche grazie alla nostra diplomazia, il timone mantiene la rotta e si riesce ad affrontare la tempesta.

Chat di genitori nel panico e anche nelle famiglie la corsa a sapere di più, dettagli che qualche volta invece che generare serenità aumentano e amplificano le ansie e le preoccupazioni, mille domande come alla partenza e nessuna risposta rincuorante: i ragazzi rimangono a Dubai!

E poi un fronte si apre nelle famiglie, non basta essere lontani dai propri figli ma c’è anche il dissidio interno, a tavola tra un pianto e un perché, una boccata di afa fuori al balcone, i mille pensieri ecco la frase che avresti voluto non dire mai: “Te lo avevo detto, non doveva partire“.

E così pianti in silenzio, pensieri che frullano all’impazzata e tanti se e tanti ma. Tutti presi a fare qualcosa di più per i propri figli. Intanto a Dubai c’è chi ha la stanza per due, chi è da solo, chi ha la Tv, chi ha una finestra con un bell’affaccio, sono tutti soli anche se in compagnia, erano pronti per rientrare: valigie chiuse, panni sporchi e pochi viveri.

Iniziano così le crisi, chi come te ha seri problemi alimentari, chi soffre in solitudine, chi vuole uscire, chi non è pronto e maturo ad una tale situazione. Piccoli e grandi problemi che il Covid accentua e aggrava, grande preoccupazione per l’organizzazione e per i nostri diplomatici italiani, che con generosità si sono spesi per la serenità e la tranquillità di tutti. I giornali e i social iniziano a raccontare, intervistare, spesso enfatizzando in maniera da aumentare lo share.

Tu Annalaura, a Dubai, dall’altra parte del muro senti piangere, anche tu hai pianto, ma trovi in quel pianto la forza di consolare e così di affrontare il mostro. Quel mostro inaspettato che oltre ad un po’ di stanchezza, qualche colpo di tosse e starnuto, è stato gentile con te.

Conosci ogni angolo della stanza dove vieni trasferita, sai perfettamente percorrere al buio la tua stanza, non hai voglia di vedere la tv, non hai voglia di rispondere a messaggi e telefonate, sempre le stesse parole, tu vuoi disperatamente parlare di altro, vuoi uscire dalla bolla vuoi sapere cosa accade fuori, vuoi “cazzeggiare”, vuoi evadere da quella prigione con i racconti e le vite degli altri. Non riesci a vedere la luce, nelle nostra chiacchierata via Skype, me lo ripeti tante volte: ”non vedo la luce in fondo al tunnel”. Perdi due aerei, i ragazzi iniziano a negativizzarsi e volare in Italia, tu ricevi due NO che ti pesano moltissimo, che non ti danno speranza, i tamponi e i loro verdetti sono peggio del Covid.

Ci vediamo in video, non sappiamo che tra pochi giorni sarai finalmente NEGATIVA, è bella più di prima, e continuamente in movimento la tua stanza sembra immensa mentre ruoti il cellulare, non so quante volte la hai percorsa parlando, quanti passi hai fatto. Ma mentre gli occhi ogni tanto diventano lucidi, con la forza della tua età e del tuo carattere mi dici senza tentennamenti: “Partirei di nuovo, Tiziana, lo rifarei”!

E allora sono io che mi commuovo perché sei tu l’emblema della forza, sei tu il futuro, siete tu e i tuoi compagni di viaggio su cui dovremmo investire, siete voi che ci darete le certezze che noi forse non riusciamo a darvi.

Io da sciocca ti domando quali sono le cose che ti mancano… Mi rispondi senza incertezze e con slancio, con un sorriso favoloso mi dici che vorresti tanto riabbracciare più di tutti, la nonna Anna, una nonna speciale che quando si collega con te parla di altro e ti fa sorridere, e allora capisco tante cose capisco che avere nonni speciali è davvero un dono divino e Nonna Anna ha un pezzo del tuo cuore perché il tuo viso risplende, la voce ti trema e vorrei poterti regalare le stesse emozioni.

Sei una studentessa modello, una ragazza in gamba, ma in questi giorni da sola con te stessa ripensi anche al tuo impegno scolastico, forse esagerato e mi confessi:”sono una persona diversa, ma non a causa delle prime 72 ore in cui mi sono nutrita pochissimo, ma perché sono cambiata dentro”!

Sono parole in libertà, sono più di due ore di collegamento in cui ridiamo, piangiamo, riflettiamo e insieme cerchiamo di uscire dal famoso tunnel. Tu non hai paura della malattia ma del tampone o meglio dell’esito del tampone, ogni tampone è un verdetto, una condanna.

A ruota libera mi dici: “Vorrei rivedere presto il mare, riabbracciare tutti, ma vorrei anche che gli altri capissero che quella ragazzina che è partita pochi giorni fa, oggi è più consapevole, oggi ha altre opinioni sulla vita, altre priorità”. Mi ripeti: “Tutti mi dicono passa, forza, ma quando passa mi domando.” Hai ragione come darti torto un viaggio per essere liberi che si trasforma in una prigionia. L’organizzazione del viaggio studio passati i giorni decretati dalla legge locale permette ai ragazzi di incontrarsi nella struttura poi di uscire con le regole stabilite dal paese ospitante ma per volare in Italia, serve sempre e solo il foglio con su scritto “NEGATIVA”.

A fine luglio sei rientrata, finalmente in Italia, sei forse più magra, più provata ma sei sicuramente una ragazza molto più grande della tua età, il tuo vivere in una bolla da sola ha reso più fragili noi adulti ma non te. I pianti di gioia si sono fusi con quella strana sofferenza di lasciare il luogo della prigionia, il luogo dove hai vissuto cose belle e cose brutte.

In un vocale dopo il tuo arrivo a Roma ripeti con la voce squillante: ”Lo rifarei, rifarei tutto, Tiziana”! Io sono felice che il futuro sia anche in mano tua, Annalaura, so che sei in grado di portare la barca in porto, so che se tu fossi un capitano non abbandoneresti mai la nave per salvarti, so che faresti di tutto per mettere tutti in salvo. So che non debbo avere timore perché la tua consapevolezza è vera, so che il mio futuro è in buone mani, so che il mostro ci ha regalato una “vera combattente”. Buona vita AL!

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Tiziana Buccico

Tiziana Buccico, napoletana verace, classe 1969, da sempre appassionata di politica, cultura e Medio Oriente. Un passato di uffici stampa tra cui l’Istituto italiano per gli Studi filosofici. Poi giornalista di pagine di cultura e società, come “moscone” per i quotidiani “La Città” e "il Corriere del Mezzogiorno”. Ha lavorato per uffici stampa politici e istituzionali (Regione Lazio e Consiglio Regionale del Lazio), organizzando eventi e campagne elettorali. Pezzi di vita vissuti tra Gottingen, Vienna e Parigi, viaggi avventurosi e curiosi. Per otto anni, sino al 2017, è stata in Iran per seguire marito e famiglia ma occupandosi a tempo pieno della Scuola Italiana “Pietro della Valle” di Teheran, come Vice Presidente . Da allora la passione per i viaggi e le culture diverse è cresciuta e si è anche trasformata in una rubrica Treccani dal titolo “Via della Seta”. Rientrata in Italia si occupa di social, politica, giornalismo ed eventi culturali mantenendo così un filo diretto con quella parte del mondo che le ha cambiato la vita. Social media manager dell’Istituto Garuzzo per le Arti Visive.

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