Ho letto sul Foglio di ieri una interessante analisi di Adraino Sofri sul valore attuale del suffragio universale, cioè delle elezioni.
Una analisi ed una riflessione quella di Sofri che ha il pregio di essere molto puntuale, io sono convinto come detto altre volte, che la crisi che la nostra democrazia sta vivendo è quella di una instabilità frutto di un elettorato che cambia (non dirò il voto) ma innanzitutto gli umori (che poi si esprimono nel voto) che non rappresentano tanto una scelta quanto un sentimento e le democrazie non possono vivere sulla base dei sentimenti.
La riflessione di Sofri invita ad una analisi più approfondita di questo fenomeno, proprio perchè si parla delle elezioni, atto fondamentale di uno Stato democratico. Il valore diverso che viene attribuito al suffragio universale è dovuto al risultato che esso dà e dalle ragioni del perchè dà quel risultato.
Cosa voglio dire: se la campagna elettorale si svolge secondo uno schema per cui i candidati ed i partiti che si contrappongono nell’agone politico parlano d’altro e non dei problemi dell’Europa, di ciò che i parlamentari faranno per difendere gli interessi del paese che rappresentano ma passano il tempo ad insultarsi, l’elettore nel segreto dell’urna cosa esprime? Non certo l’adesione ad un programma, che non c’è, sicuramente non l’adesione ad un progetto, ad un’idea, non direi ad una ideologia (ormai morta e defunta), ma in realtà esprime un voto che ha il significato della rappresentanza di se stesso. L’elettore vota il suo mondo, è come se non partecipasse ad un evento collettivo, ma fosse li ad un confessionale, l’urna diventa un confessionale in cui l’elettore esprime ciò che vorrebbe, ciò che desidera, sulla base non di ciò che gli è stato trasmesso ma di ciò di cui è convinto lui stesso.
Le elezioni non sono più una esercitazione democratica per esprimere e creare una classe dirigente in un paese per dare sostanza e forza alla democrazia di un paese, ma sono l’espressione dei sentimenti. Se questo è vero ha ragione Sofri, basta un sondaggio demoscopico, non c’è bisogno di scomodare milioni di persone per andare alle urne.
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