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Il test dell’astronave di Musk è finito con il botto

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«Nel tardo pomeriggio di mercoledì (in Italia era notte), la tranquillità dell’area costiera di Boca Chica, nel Texas meridionale, è stata interrotta dalla fragorosa esplosione di un’astronave alta come un palazzo di 16 piani che si è schiantata al suolo: a bordo non c’era un equipaggio e nessuno si è fatto male. L’incidente è stato l’ultima parte di un atteso test effettuato da SpaceX, la compagnia spaziale statunitense del miliardario Elon Musk, per sperimentare le capacità di Starship, la sua nuova astronave che un giorno dovrebbe essere impiegata per i viaggi verso la Luna e Marte. A parte il finale esplosivo, il test ha permesso di raccogliere molti dati e informazioni per portare avanti il progetto. SpaceX sta lavorando a Starship da circa otto anni, ma i test con i primi prototipi erano iniziati solo nel marzo dello scorso anno. A vederla da lontano, l’astronave sembra un silo per la conservazione dei cereali, mentre da vicino ricorda nella forma l’astronave di Tin Tin nel racconto a fumetti Obiettivo Luna. Nella sua versione finale, Starship dovrebbe essere una delle più grandi astronavi mai realizzate, con un diametro di circa 9 metri e un’altezza di 50 metri. I piani prevedono che abbia la capacità di spostarsi in autonomia nello spazio grazie a sei enormi motori a metano» [Menietti, il Post]. Nonostante l’esplosione, Musk ha parlato di un successo: «Abbiamo ottenuto tutti i dati utili. Marte arriviamo».
«Evidentemente sono un uomo del secolo scorso, legato all’idea che certe decisioni, certi obiettivi, certe imprese siano troppo importanti, troppo determinanti – nel bene e nel male – per il futuro di tutti, per essere affidate all’arbitrio e/o alla disponibilità di singoli individui, sia pure così ricchi che se vogliono prendono al lazo un pianeta e se lo portano a casa. La privatizzazione del cosmo mi sembra una specie di iperbole, ma al tempo stesso di parodia, della privatizzazione di tutto, che è il vero segno della nostra epoca. Già piantare su un corpo celeste la bandiera di una nazione apparve un gesto improprio e riduttivo. Marchiarlo con un logo aziendale sarebbe un passo avanti per l’umanità?» [Michele Serra, Rep].

La Bce aumenta il bazooka

«Più ampie e più estese. Con un occhio anche all’euro e al suo rialzo. La Banca centrale europea ricalibra la manovra pandemica aumentando di 500 miliardi gli acquisti di titoli del programma Pepp, che ora raggiunge i 1.850 miliardi e si prolungherà di nove mesi, almeno fino a marzo 2022 e comunque fino a quando la crisi pandemica non sarà finita. La successiva manovra di reinvestimenti dei titoli a scadenza è stata prolungata a tutto il 2023, in modo da non interferire con la politica monetaria. La scelta dei nove mesi – ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde – è legata a considerazioni sanitarie: a fine 2021 la situazione dovrebbe tornare lentamene verso la normalità. La terza tranche di Tltro, le operazioni di liquidità di lunga durata finalizzate alla concessione di prestiti alle aziende, avrà condizioni più favorevoli – sostanzialmente un tasso di interesse del -1% – fino a giugno 2022, e non solo fino a giugno 2021, per le banche che avranno raggiunto nuovi target di concessione dei prestiti. Tra giugno e dicembre 2021 saranno inoltre realizzate tre nuove aste. Potranno essere prese a prestito risorse per il 55%, e non più il 50%, dello stock di prestiti. Saranno inoltre realizzate nel 2021 altre quattro aste di liquidità pandemiche Peltro» [Sorrentino, Sole].

A settembre 27 mila insegnanti in meno

«In vista non c’è una fuga dalla scuola per l’effetto combinato della paura del Covid-19 e dell’opportunità derivante da Quota 100, ma piuttosto un sostenuto turn-over che, complice l’ennesimo stop ai concorsi legato al Covid-19, rischia di far partire il nuovo anno scolastico con molte cattedre vuote, soprattutto al Nord. A settembre 2021, secondo i primi dati del ministero dell’Istruzione sulle domande di pensionamento chiuse lo scorso 7 dicembre, usciranno infatti 27.592 docenti (ammesso che tutte le richieste vengano accolte), di cui quasi 16mila con l’anticipo targato Quota 100»
[Eugenio Bruno e Claudio Tucci, Sole].

La Bielorussia chiude i confini

Il governo bielorusso ha imposto dal 20 dicembre il divieto temporaneo di uscire dal paese attraverso i valichi di terra. Rimarrà aperto l’aeroporto di Minsk. La chiusura dei confini è stata giustificata con l’esigenza di contenere la diffusione del Covid-19. Il decreto non specifica quanto a lungo rimarrà in vigore il provvedimento. Da quattro mesi la Bielorussia è teatro di proteste di massa contro il presidente Aleksandr Lukashenko, rieletto ad agosto tra accuse di brogli e manipolazioni. I manifestanti sono stati oggetto di una violenta repressione da parte delle forze di sicurezza. La leader dell’opposizione in esilio in Lituania, Svetlana Tikhanovskaya, ha commentato la chiusura dei confini accusando il regime di «fare di tutto per trasformare la Bielorussa in un moderno gulag».

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Giorgio Dell'Arti

Nasce a Catania il 4 settembre 1945. Giornalista dal ’69 a Paese sera. Passa a Repubblica nel ’79: inviato, caposervizio, redattore capo, fondatore e direttore per quattro anni del Venerdì, editore del mensile Wimbledon. Dirige l’edizione del lunedì de Il Foglio, è editorialista de La Stampa e La Gazzetta della sport e scrive per Vanity fair e Il Sole 24 ore. Dell’Arti è uno storico di riconosciuta autorevolezza, specializzato in biografie; ha pubblicato (fra gli altri) L’uomo di fiducia (1999), Il giorno prima del Sessantotto (2008) e l’opera enciclopedica Catalogo dei viventi - 7247 italiani notevoli (2008, riedizione de Catalogo dei viventi - 5062 italiani notevoli, 2006). Tra gli ultimi libri si ricordano: Cavour - Vita dell’uomo che fece l’Italia (2011); Francesco. Non abbiate paura delle tenerezza (2013); I nuovi venuti (2014); Moravia. Sono vivo, sono morto (2015); Bibbia pagana (2016).

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