Non mi sono mai occupato di catechesi in senso stretto ma verifico che c’è differenza tra imparare nozioni teoriche su Dio e coltivare un rapporto d’amore con Dio. Mi chiedo pertanto se non c’è da aggiungere qualcosa nel modo di trasmettere ai giovani la fede cristiana.
Ultimamente un maestro di scuola primaria statale mi ha raccontato un episodio che mi ha fatto pensare. Il maestro è un buon cattolico ma la direzione della scuola e l’ambiente generale gli proibiscono di dare ai bambini elementi di formazione cristiana. Per esempio, durante una gita scolastica, non gli è consentito di far recitare ai bambini le preghiere quando vanno a letto. Tempo fa, durante una gita, ha sentito un po’ di trambusto la sera nella stanza delle bambine. L’indomani ha chiesto a una di loro cosa fosse successo la sera precedente e la bambina più o meno gli ha risposto così: “con alcune amiche volevamo recitare le preghiere della sera ma non c’era un Crocifisso, allora mi sono ricordata che mio padre (un filippino) al momento della partenza mi ha infilato nello zaino una corona del rosario che porta attaccato un piccolo Crocifisso. Allora abbiamo messo la corona per terra e noi ci siamo inginocchiate tutte intorno e abbiamo recitato le preghiere.”
E’ un piccolo episodio che però fa comprendere l’importanza di avere un rapporto vivo con Dio nel proprio cuore, che può compensare l’assenza di un riferimento esteriore come il Crocifisso. Non mi trattengo sulla sciocca e pretestuosa motivazione di non ferire la sensibilità altrui con segni tangibili di devozione cristiana. E’ una stupidaggine che si commenta da sola. Invece mi preme sottolineare l’importanza della formazione del cuore al rapporto con Dio, come era il caso di quella bambina. Indubbiamente è utile conoscere il catechismo e molti di noi ricordano quelle formule brevi del Catechismo di San Pio X che rimangono nella memoria e danno chiarezza: ma non basta semplicemente conoscere quelle formulette. Anche i demoni conoscono la dottrina cristiana in modo sorprendente come riferiscono gli esorcisti. L’importante è che Gesù sia un amico, che nel mio cuore ci sia lo Spirito Santo e che mi renda conto che Dio è Padre e che è davvero onnipotente.
A me non è toccato di avere una formazione religiosa fin da fanciullo, eccezion fatta del momento della Prima Comunione. Solo a scuola mi è nata una tenera devozione per la Madonna rappresentata da un bel quadro posto accanto all’altare nella cappella dell’istituto. Ma vedo, nei figli piccoli dei miei amici cristiani, come fiorisce e come è creativa la devozione dei bambini. Come è noto spesso vengono fuori dai fanciulli espressioni che ci lasciano allibiti. Ad esempio il figlio di un mio amico, quando aveva sei o sette anni, disse: “Ho capito! Dio sembra sempre che perde ma poi vince sempre”. Una sintesi di teologia della storia.
Per me essere contemplativo significa vivere con la sensibilità dei bambini per le cose di Dio. Non sono io che me lo invento: Gesù ripete tante volte nei Vangeli che il Regno dei Cieli è per chi diventa come un bambino. Pertanto quando si fa catechismo occorre raccontare storie che toccano il cuore, far vedere com’è bello pregare e ricorrere alla Provvidenza in ogni circostanza. Sono semi che forse rimarranno nascosti per anni ma che a un certo momento fioriranno e daranno frutti.
Per me quella scena delle bambine che pregano in circolo davanti alla corona del rosario è commovente e mi fa capire meglio come pormi davanti alla Divinità.
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