Tra gli sguardi frequenti che vorrei dare da questa mia virtuale finestra al cortile – dell’Italia e del mondo – c’è anche quello regolato da una materia che insegno e che oggi aiuta a fare due cose che hanno bisogno una dell’altra:
Parlo del public branding, ovvero dell’approccio – tecnico e politico – al tema della reputazione delle nostre città, dei nostri territori, dei nostri paesi.
Parto dai paesi messi peggio. Nella realtà e nella reputazione. Più volte negli ultimi tempi ho frequentato occasioni di parlare, ascoltare, discutere di realtà e di prospettive di contesti del mondo in cui, per dirla secca, la realtà è inquietante e le prospettive sono rosee soltanto nella propaganda di quei governi che non sanno che pesci pigliare per dare soluzioni. E che quindi trascinano condizioni negative senza sapere come cambiare la traiettoria. Spesso sono anche governi con scarsa se non nulla democrazia, quindi senza sollecitazioni e ricambi veri all’interno.
In due anni sono capitato – tra missioni, delegazioni, conferenze internazionali – a parlare ai confini tra Turchia e Siria (in piene migrazioni di guerra); nel mezzo dei paesi dell’Africa equatoriale ex-francese (fonte di incessanti migrazioni verso l’Europa e di dolorose emergenze sanitarie); attorno a problemi dell’Africa sub-equatoriale in mano a veri e propri dittatori; a territori dell’America latina con scarso controllo pubblico e crescente violenza. E mi fermo qui perché si è capito il comun denominatore di deficit di governance e di eccesso di criticità. Vorrei aggiungere – evento dei giorni scorsi – la conferenza italo-libica dedicata a “Donne e municipalità”, promossa alla Camera dei Deputati a Roma dalla ong italiana Minerva con patrocini istituzionali dei due paesi.
Questa breve narrazione, per chi si occupa professionalmente e universitariamente di public branding, vuol dire tre cose chiare:
Non intendo collocare il nostro Mezzogiorno
nell’area dei paesi che ho descritto. Dico solo che sul nostro sud gravano
stereotipi e a volte anche macigni reputazionali. E’ un caso dunque diverso da
quelli citati all’inizio. Ma l’attesa della fine del 2019 per capire cosa ha
concretamente spostato l’intelligente investimento sul riposizionamento di
immagine di Matera è un argomento certamente all’ordine del giorno.
[1] Brand Milano – Atlante della nuova identità narrativa – a cura di Stefano Rolando, prefazione di Giuseppe Sala, Mimesis, 2017
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