“Chi l’avrebbe mai detto qualche anno fa che sareste venuti qui – dirà Matteo Salvini dal Palco ai romani – per sentire me che voglio salvare la Capitale dalla Giunta di Virginia Raggi?”
In effetti, in questo interrogativo retorico, si riassume tutto il senso di ciò che è avvenuto giovedì 28.11 al Teatro Italia, in via Bari (Roma).
L’appuntamento con i cittadini dell’Urbe era alle 18:00. Dalle 16:00, la zona compresa tra piazza Bologna, piazza delle Provincie e l’Università si è destata dal suo abituale torpore e ha cominciato a gremirsi di singoli, coppie e gruppetti con bandiere e striscioni che si avviavano all’ingresso del Teatro. All’intorno Polizia e Carabinieri schierati in bell’ordine e in grande tranquillità tamponavano alcune decine di manifestanti del Comitato pro Casa. Mezzi tecnici della RAI da grandi occasioni stazionavano sul retro… parcheggi auto impossibili, in stile derby allo Stadio Olimpico.
Insomma, adunata con obiettivi alti: la Lega comincia la scalata alla città e anche alla Regione.
Alle 17:00 l’ingresso è un formicaio, qui e là banchetti raccolgono firme per la “cacciata della Raggi” e rilasciano le tessere di nuove iscrizione al Partito. La Platea – tra 800 e 1000 persone – è già tutta occupata e divisa in settori diligententemente piantonati da un numero inverosimile di addetti alla sicurezza che proteggono gli accessi alla zona Parlamentari. “Prevediamo la partecipazione di una quindicina tra rappresentanti di Camera e Senato” – dicono all’Ufficio Stampa , ma l’informazione è “riservata”. Chissà perchè. La Stampa viene indirizzata al piano superiore, una balconata anch’essa gremita da postazioni di tv nazionali e da una ventina di operatori tv indipendenti. Qui e là i colleghi della stampa scritta con i loro lap top sulle ginocchia. Comunque e’ un evento da “politica spettacolo” classica: luci, musica, interventi brevi, web livestreaming e tante riprese per Tv.
Per un’oretta si traccheggia, allietati da “solo musica italiana”: Battisti, Dalla, Nannini, Vasco Rossi.
Alle 18:00 la Platea ondeggia improvvisamente, nei corridoi laterali ci si spintona un po’, ai piani superiori ci si sporge pericolosamente dalle balconate: “Eccolo … è entrato… è lui!”. Salvini entra da una porta laterale, e’ reduce da una drammatica Conferenza Stampa sul MES nella quale ha minacciato di denunciare il Premier Conte. Saluta brevemente e si siede in prima fila.
Parte l’Inno nazionale. La Platea sbandiera vistosamente. Coro e standing ovation.
Da quel momento cominciano ad avvicendarsi una decina di interventi sul tema “Roma torna Capitale”, intervallati da videoclips promozionali la cui dominante è l’immagine di una massa di rifiuti in attesa di raccolta. Apre l’On. Claudio Durigon (aspirante alla poltrona di Presidente della Regione?) che cita Sant’Agostino (“sdegno e coraggio”) e attacca duramente Virginia Raggi e Nicola Zingaretti. Arrivano voci: all’esterno del Teatro moltissimi non hanno avuto modo di entrare e premono alle porte. Si invita a seguire l’evento dalla arcinota pagina Facebook di Salvini.
Segue Giulia Buongiorno (aspirante Sindaca), ex Ministra della P.A., che ci racconta che per fare la Carta d’Identità elettronica a Roma ci vogliono 4 mesi. E tuona:”pulizia, regole, rigore” riscuotendo applausi. Tanti applausi.
Fino alle 19:00 si susseguono sul Palco: il Consigliere leghista al Campidoglio Maurizio Politi, l’On. Sara De Angelis, il Sindaco di Civitavecchia Ernesto Tedesco, l’On. Barbara Saltamartini (aspirante Sindaca anche lei?), il Coordinatore della Lega Giovani nel Lazio Marco Pietraterra.
Poi è la volta di un’altra star in arrivo direttamente da Strasburgo: Antonio Maria Rinaldi, eurodeputato romano doc.: “La Sovranità appartiene al Popolo” – ricorda ai presenti. “Riprendiamoci Roma. Questa città è nostra”. La Platea giubila.
Con l’On. Francesco Zicchieri si conclude la lista degli interventi.
Ognuno di loro, per le proprie competenze, ci ha informati sui grandi temi strategici e nevralgici che la Giunta Raggi non ha saputo affrontare e risolvere: sicurezza, sanità pubblica, torpore amministrativo, trasporti, scuola e ovviamente raccolta rifiuti, cioè il mega business della “monnezza” e dei termovalorizzatori.
E’ arrivato il momento del Capitano. Si toglie la giacca, sale sul palco, parte “Nessun dorma – All’alba vincerò'”. L’ovazione sale alle stelle… e Matteo riprende il discorso partendo proprio dal “Piano rifiuti”. Racconta come i valorizzatori di Vienna e Copenhagen prosperino grazie ai soldi dei romani che esportano i loro rifiuti verso quelle città. Salvini vuole una “città normale”, vuole ridisegnare i poteri dei Municipi e inneggia all’Autonomia. Come ci si riesce? “Tranquilli… entro primavera andremo a votare a Roma, nel Lazio e in Italia”. E… se ne cadette ‘o teatro.
La conclusione è mirabile: degli 800 presenti circa 300 si mettono in fila nella corsia centrale del teatro e pazientemente si apprestano, prima uno per volta e poi a gruppetti, a salire sul palco dove li attende Matteo Salvini che “eroicamente esausto” acconsente a fare “selfies” con ognuno. Signore prossime alle lacrime e signori con volti soddisfatti, a quel punto, escono dalla porta di sicurezza posteriore. Portano a casa la foto scattata con il Capitano. Sono felici. Si fidano di lui.
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