Diario Scomodo

La politica è una scienza, e anche un’arte. Ma non è difficile. Infatti la fa chiunque…

La politica è una scienza, e anche un’arte. Ma non è difficile. Infatti la fa chiunque. Quando, però, scoppia una guerra a pochi km da casa o torna il pericolo del terrorismo, si cerca chi sappia risolvere problemi gravi. Purtroppo non si trova. Oggi il Kurdistan è bombardato. È In corso una crudele pulizia etnica. I prigionieri dell’ISIS tornano in libertà. E ognuno di noi continua a polemizzare per qualsiasi banalità non condivida. Parla per far sapere che c’è anche lui e vuole che il mondo vada secondo la sua visione. Il parere degli altri non conta. E rischia di far crollare tutto. Facile fare politica così.

Inutile piagnucolare e accusare gli altri, se le cose vanno male è colpa nostra

La società occidentale attraversa una crisi che risale alla fine del secolo scorso. Non ci sono personalità né in politica interna né in quella europea. Non c’è da stupirsi se personaggi non adeguati ricoprono posti di prestigio. Non è che li preferiamo a De Gasperi, Adenauer, Berlingue, Andreotti e Schuman, che vogliamo emarginare. Solo questi abbiamo. I geni di ieri non si sono riprodotti. Per esempio, se la Turchia fosse entrata in Europa quando era ancora un paese laico, senza i Fratelli Musulmani, oggi non ci darebbe tanti problemi. Ma allora nella commissione UE c’erano già i mediocri.

Al di fuori dell’Europa e del Nord America, nel mondo ci sono solo dittature

Da più di tre anni destra e sinistra, populisti e sovranisti invocano chiarezza sul caso Regeni. Tanto per parlare. Prima di affrontare la controversia con gli egiziani poniamoci una domanda. Intendiamo dialogare solo con le democrazie? Con paesi in cui vige un regime autoritario meglio interrompere i rapporti diplomatici e commerciali? Il povero ragazzo che si trovava al Cairo per motivi di studio è stato torturato e ucciso perché lo credevano una spia. Vogliamo i nomi degli assassini? Agenti dei servizi segreti di una dittatura militare, dove la crudeltà è la regola. Cos’altro c’è da chiarire?

Seppure pessimi, i sindaci debbono governare per cinque anni

La Raggi è indifendibile. Neppure lei stessa può giustificare la sciagurata gestione di Roma. Certo, maledice il momento in cui la vanità di diventare Sindaco della capitale d’Italia l’ha indotta a accettare, sapendo di non averne l’esperienza né le capacità. Ma, seppure la città soffochi nell’immondizia, invocare la sua destituzione, come pure quella di altri primi cittadini, non è democratico. Nessuno può sostituirsi al popolo che l’ha eletta e che deve subirla fino alla fine perché soffra per la sciagurata scelta. La prossima volta non voterà secondo ideologia, ma nell’interesse della città.

Né elettori né politici si preoccupano del sistema ospedaliero che crolla

Gli italiani si dividono in chi teme gli sbarchi dei clandestini, chi la sicurezza o l’aumento dell’IVA, chi la disoccupazione o il cambiamento climatico, chi l’uscita dall’Euro. Ma né il governo né l’opposizione e neppure i sindacati pensano alla salute della povera gente. Nessuno di loro ha mai curiosato in un pronto soccorso. I degenti dormono su lettighe quasi ammucchiati uno sull’altro. Gli ospedali sono congestionati. Mancano i letti. Pur di risparmiare il personale è ridotto. Medici e Infermieri fanno ciò che possono. È così da anni. Che vergogna! Solo gli ammalati si lamentano, inutilmente.

Un tempo c’erano grandi uomini che purtroppo non si sono riprodotti

Quando apprendo che una giunta comunale – oggi è il caso di Ferrara – aumenta gli stipendi di Sindaco e assessori, mi viene in mente un aneddoto che ci fa capire quanto eravamo migliori. L’On. Stefano Pellegrino, famoso penalista di Marsala, eletto deputato alla 1ª legislatura dell’Assemblea regionale Siciliana nel 1947, si indignò quando senti parlare di stipendio. “Che vergogna! Non ci basta l’onore di rappresentare il popolo?”. Non fu più candidato. Sul letto di morte ricevette la notizia che aveva diritto alla pensione. “Non l’accettare – si raccomandò alla moglie – non è dignitoso”.

Non è lontano il giorno in cui converrà andare a piedi

Da un po’ di tempo le auto sembrano gonfiate. È come se fossero più larghe e alte. Sono le stesse, più grandi e grosse. Per la progressiva mancanza di spazio, per circolare e parcheggiare, per l’aumento continuo di produzione e acquisto di macchine, dovrebbero rimpiccolirle. Ma gli italiani su una piccola si sentono frustrati. Che genio quel Marchionne. Si guardò bene dal produrre utilitarie. Aveva capito che la stupidità in crescita esponenziale dell’utente medio richiedeva piuttosto mastodonti. Finirà che nelle grandi città prima o poi ci incastreremo al punto da non poterci più muovere.

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Roberto Tumbarello

Roberto Tumbarello, giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza, ha tre figli e sei nipoti. Medaglia “pro merito” del Consiglio d’Europa, di cui è stato portavoce in Italia per tanti anni, è esperto in Comunicazione e Diritti umani. È stato redattore e inviato speciale di diversi quotidiani e periodici a vasta tiratura. Ha chiuso la carriera come direttore del “Giornale di Napoli”. Tra le sue ultime pubblicazioni di successo: “Gesù era di destra o di sinistra?” (Sapere 2000, 2009), “Si salvi chi può” (Edizioni Radici, 2012), “O la borsa o la vita” (Armando, 2014), "Viaggio nella vita" (Armando 2017), attualmente in libreria.

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