Cuore inquieto

La vitamina V

La vitamina V. Così dico quando dò il consiglio di leggere qualche minuto di Vangelo ogni giorno: un flash e via! Lasciando il segno nella pagina, in modo da continuare leggendo per intero i quattro vangeli e poi gli altri libri del Nuovo Testamento. E’ la vitamina V, da assumere, come dicono i medici, una volta al dì, preferibilmente al mattino. Chiarisco (non bisogna dar niente per scontato) che per Nuovo Testamento si intende la raccolta dei 4 Vangeli, Atti degli Apostoli, le lettere di San Paolo e altri apostoli e l’Apocalisse di San Giovanni.

L’incontro con i Vangeli fu memorabile per me. Fin da bambino (8 anni circa) ero rimasto colpito leggendo nel vangelo di Luca (6, 27-35):

 Ma a voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici; fate del bene a quelli che vi odiano; benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi oltraggiano. A chi ti percuote su una guancia, porgigli anche l’altra; e a chi ti toglie il mantello non impedire di prenderti anche la tunica. Da’ a chiunque ti chiede; e a chi ti toglie il tuo, non glielo ridomandare. E come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro. Se amate quelli che vi amano, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori amano quelli che li amano. E se fate del bene a quelli che vi fanno del bene, quale grazia ve ne viene? Anche i peccatori fanno lo stesso. E se prestate a quelli dai quali sperate di ricevere, qual grazia ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per riceverne altrettanto. Ma amate i vostri nemici, fate del bene, prestate senza sperarne nulla e il vostro premio sarà grande e sarete figli dell’Altissimo; poiché egli è buono verso gli ingrati e i malvagi.”

Leggete qualche minuto di Vangelo ogni giorno: un flash e via, tutta vitamina V!

Mi sembrò incantevole e notai il contrasto con la mentalità comune. Lo mostrai entusiasmato a mia madre che non si scompose troppo. Forse temeva che prendessi davvero alla lettera quelle parole.

Poi venne il periodo dell’incertezza filosofica, dello scetticismo maturato durante il liceo. Nel libro di storia della filosofia Gesù veniva a stento citato, come se non avesse importanza nella storia del pensiero. E poi c’era chi metteva in dubbio la storicità dei vangeli. Invece ho scoperto il contrario. I libri del Nuovo Testamento sono espressione di una comunità che ha vissuto un evento che ha cambiato loro la vita. Una comunità che si era raccolta accanto a Gesù e già allora diffondeva il suo messaggio: dopo la sua morte e risurrezione, ha cercato di raccogliere accuratamente ciò che Gesù ha fatto e detto. Ne è venuto fuori un concerto bellissimo in cui tutto quadra pur nella diversità degli strumenti.

Appresi che i vangeli hanno goduto di credibilità fin dai tempi antichi. Fin dal secondo secolo dopo Cristo nelle cerimonie liturgiche venivano letti brani del vangelo che erano messi sullo stesso piano dei testi dei profeti dell’Antico Testamento. C’era la convinzione forte e unanime che quegli scritti ci collegavano direttamente con la persona di Gesù e, nella misura del possibile, ci facevano partecipi della sua vita. Gli studi condotti in merito sono analitici e dettagliati ma l’idea di fondo è che ci si può fidare dei vangeli così come sono stati sempre letti.

I vangeli hanno alimentato la vita spirituale dei santi e hanno costruito l’ordito della nostra civiltà. Persino le fiabe con il bel finale che abbiamo ascoltato da bambini presuppongono il vangelo perché si è creata una tradizione in cui alla fine il bene trionfa.  In altre culture le storie che si tramandano rappresentano avventure epiche con esito incerto. Noi abbiamo la resurrezione di Gesù. Il punto su cui si costruisce tutto. Alla fine la vita vince e il male è sconfitto.

E’ stata utile la critica razionalista, che insidiava la mia fede nei primi anni, perché è servita ad approfondire gli studi che danno la certezza che quei testi sono credibili. Gesù è figlio del suo tempo (l’ambiente ebraico di quell’epoca è rappresentato fedelmente dai Vangeli) e nello stesso momento è un personaggio di rottura. Chiama Dio “Abbà”, cioè papà, il che è scandaloso per la cultura giudaica dell’epoca. Di fronte alla legge, Gesù non ha l’atteggiamento dei farisei ostinati sui dettagli dell’osservanza esteriore; la sua attenzione verte sullo spirito della legge. Il suo atteggiamento nei confronti del sabato e delle purificazioni legali, rappresenta una discontinuità con il mondo rabbinico. Parla con l’autorità di Dio e questo fece scandalo e provocò la sua uccisione.

Le miserie degli apostoli e dei discepoli sono descritte impietosamente. Non c’è niente di mitico. Tutto è di un realismo che rende evidente l’autenticità del racconto. Gesù non è superman, è un uomo e Dio allo stesso tempo: un Dio che serve. Un re che non manda gli altri a morire per lui ma muore lui per gli altri.

I vangeli sono un capolavoro di comunicazione. Tutti sono in grado di capirli. I contenuti sono quelli necessari per riempire il cuore. Una scoperta perché la cultura dominante tende a ignorarli. Sono una vera porta perché entri in me lo Spirito Santo che alita sulle mie miserie, che sono le stesse dei personaggi descritti. Sono grato ai vangeli. Senza di loro la mia vita sarebbe stata scipita e inutile.

Rileggendo in continuazione, a poco a poco, il Nuovo Testamento non ho mai avuto la sensazione di rileggere un testo già letto. Ogni volta mi è sembrato nuovo. Mi piace il gusto del particolare: quando il figliol prodigo ritorna dopo aver dissipato la sua eredità, il padre per far festa non dice “ammazzate un vitello grasso”, che sarebbe molto, ma “il” vitello grasso (Luca 15,23). Quel vitello grasso doveva essere un personaggio nella stalla… Non dice “portate una bella veste” ma “la veste più bella”. E poi l’anello al dito. Insomma una festa che è una signora festa. Gesù era un ottimo raccontatore, oggi si direbbe sceneggiatore…

Poi c’è l’episodio dei quattro amici che sfondano il tetto per calare il paralitico. Ogni volta che lo rileggo mi viene da ridere e da stupirmi. Ma che iniziativa quei ragazzi! Arrivare a calarlo da un buco nel soffitto… Stento a rendermi conto di come abbiano fatto. Hanno dovuto portare la barella fin sopra il tetto della casa, e già questa è un’operazione complicata. Immagino la paura del paralitico: un passo falso e giù! Poi gli amici sfondano il tetto. Ma com’era questo tetto? ammettiamo che fosse di paglia (anche se la casa era così grande da accogliere una folla). E’ facile fare un buco dall’alto e calare un paralitico? E poi l’operazione finale della calata della barella davanti a Gesù.. un capolavoro di suspense (anche in senso letterale). Se Gesù non avesse fatto il miracolo cosa avrebbe detto il padrone di casa? Me lo immagino mentre diceva due paroline agli intraprendenti giovanotti.

Un passo essenziale è il discorso di Gesù nell’ultima cena a cui teneva ardentemente. In latino: “desiderio desideravi”, con desiderio ho desiderato mangiare questa Pasqua con voi (Luca 22). Che atmosfera intensa! Mi pare di leggere nel cuore di Gesù consapevole di quanto stava accadendo. San Giovanni nel suo vangelo si dilunga nel raccontare le varie fasi del discorso di Gesù. “Vi ho chiamati amici… Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici… Da questo riconosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri” (13,35). Volersi bene è un comandamento che Gesù chiama “nuovo”. In effetti continua a restare nuovo. Mi sembrano pochi coloro che considerano questa l’essenza del cristianesimo. Sembra che il messaggio di Gesù sia una dottrina o una morale e invece è l’amore… Pochi sanno che l’arte di voler bene è l’arte del cristiano. Un’arte che non si finisce mai d’imparare… San Josemaría aveva fatto scrivere le frasi essenziali di quel discorso su un cartiglio delle dimensioni di un quadro e lo aveva posto nella sala di studio. Lo chiamava il Mandatum novum, il comandamento nuovo. Quando, dopo la guerra civile spagnola, rientrarono in quell’appartamento trovarono intatto solo quel quadro.

Si potrebbe andare avanti all’infinito. Il punto è che il Vangelo apre un mondo in cui è bello stare e non ci si stanca mai. Un film sempre nuovo e appassionante. Ultimamente ho rivisto, approfittando di una convalescenza, il Gesù di Zeffirelli. E’ un lavoro fatto bene, un aiuto alla fede. La lettura continuata del Vangelo mi ha consentito di avere il mio film, sempre nuovo, con angolature sorprendenti. Il regista è lo Spirito Santo…

In conclusione la vitamina V ha accompagnato per tutta la vita il mio cuore e continuerà a darmi energia…

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Giuseppe Corigliano

Ingegnere, napoletano, si è occupato di formazione giovanile e di comunicazione. Ha pubblicato per Mondadori nel 2008 "Un lavoro soprannaturale" per il quale ha ricevuto il premio Capri San Michele. Nel novembre 2010, sempre per Mondadori, è apparso"Preferisco il Paradiso. La vita eterna com’è e come arrivarci", che ha avuto sei edizioni ed è stato ripubblicato negli Oscar Mondadori. Nel giugno 2012 per l'editore Cantagalli è uscito un suo libro intervista ad Ettore Bernabei. Nel gennaio 2013 ha ricevuto il premio giornalistico "Le buone notizie" mentre nel febbraio 2013 è uscito per Mondadori "Quando Dio è contento/ Il segreto della felicità". Nell'ottobre 2015 pubblica con Mondadori "Siamo in missione per conto di Dio/La santificazione del lavoro"e nel novembre del 2017 "Cartoline dal Paradiso 2”. Nel 2019 con Mondadori pubblica “Il cammino di San Josemaría”. Collaboratore di Rai Vaticano, dirige la Fondazione Perseus, ollabora con la rivista Tempi. Ha realizzato documentari su S. Josemaría Escrivá, S. Alfonso de’ Liguori, sull’Introduzione al Cristianesimo di Joseph Ratzinger e sul magistero della Chiesa. Dal'70 all'80 ha fatto parte della direzione dell'Opus Dei per l'Italia ed è stato direttore della comunicazione dell'Opera in Italia per quarant'anni (dal 70 al 2011).

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