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L’Algor-etica, Il Vaticano e la Transizione

A Roma il Vaticano firma un patto per la futura forma dell’Intelligenza Artificiale con le punte più alte del nuovo potere digitale mondiale.

Le fasi di Transizione si caratterizzano per l’apertura di un processo di discontinuità generale. Tutti i punti di riferimento saltano e quelli nuovi stentano a condensarsi. Tutto si trasforma ed entra in una nuova fase. Non si possono riassumere processi così complessi attraverso la descrizione di un semplice elemento descrittivo ma, come tutte le forme complesse, sono processi articolati, interdipendenti, multiformi, spesso contraddittori.

Gli assetti del passato mantengono un’inerzia sufficiente per allungare la propria impronta al nuovo che nasce e, questo, non può non tenere conto delle radici da cui spunta. Questa regola generale del divenire non fa eccezione questa volta. I punti di crisi del vecchio sistema si sommano e si sovrappongono e la vecchia tolda di comando, sembra una sorta di marionetta che corre a rammendare una pezza logora che si lacera a ogni nuovo movimento che il processo della Transizione genera. Gli strappi, i veri e propri squarci aperti nella vecchia struttura economico-sociale in questi decenni sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere. Crisi finanziaria, crisi produttiva, consumo incosciente delle risorse rinnovabili, limiti delle risorse energetiche, delle materie prime, crisi per la rottura dei cicli ambientali, emergenze climatiche conseguenti, si incontrano, si sommano, agli squilibri sociali che si sono prodotti all’interno dei singoli paesi e tra paesi e paesi, tra intere aree geografiche e altre, tra continenti e altri.

Le fasi di Transizione si caratterizzano, tra l’altro, per una progressiva gracilità delle istituzioni esistenti. Le forme di produzione del valore nuove, i rapporti di produzione a loro connessi, le culture sociali e i gradi di libertà aperti da queste nuove forme (spesso percepiti come tali solo perché le forme del potere traslano da una struttura percepita ormai logora perché ancorata al connubio tra vecchie forme di produzione e le loro vecchie istituzioni), rivendicano spazi decisionali, forme di delega e di rappresentanza, modalità partecipative e associative, istituzioni e leggi, completamente nuove. È uno scontro tra titani. La potenza del vecchio mondo maturo e potente, ma ormai sterile senza più la “spinta propulsiva”, inizia a percepire il fastidio di un mondo ancora nascente ma che dalla sua possiede la forza del nuovo che si propone alla Storia.

Accadde così anche nell’ultima transizione, quella del passaggio dalle società agricole a quelle industriali. Un intero assetto di istituzioni, quelle del mondo aristocratico-medioevale, lasciavano il posto rapidamente alle necessità della classe borghese-capitalistica che si affacciava a reclamare il comando del nuovo mondo delle merci. Le istituzioni nuove prendevano, piano piano, la forma delle democrazie liberali contemporanee, si organizzavano le forme del politico ad esse connesse, con le rappresentanze delle “parti” portatrici di interessi differenziati nel grande gioco della produzione industriale, i partiti.

Anche in quel frangente la grande struttura secolare della Chiesa parve vacillare sotto la pressione di una frattura così profonda, dell’apertura di una fase di transizione da una formazione economico-sociale ad un’altra. L’Ottocento rappresentò un terreno gigantesco di confronto e le due anime, quella conservatrice che sembrava appoggiare la lotta di resistenza della vecchia forma del potere aristocratico e quella progressista, che aveva compreso il processo di rottura storico e si predisponeva a riallocare la Chiesa all’interno della nuova dinamica sociale e politica, si scontrarono a lungo. Il confronto tra queste due tendenze, sembrò incagliarsi, dal punto di vista teologico, sul tema rappresentato dalla difesa di un ordine economico-sociale come salvaguardia del rispetto di un credo fintamente immobile ab origine. Il rapporto con una fede che si trasforma in una dottrina ipostatizzata, congelata, ferma nel tempo e nello spazio e senza relazione con lo stesso divenire umano che dovrebbe rappresentare il percorso di consapevolezza sviluppato dalla sua stessa presenza, quella di un messaggio divino che si fa mondo e lo trasforma. Il confronto si basò, e si basa ancora oggi a ben vedere gli attacchi verso Papa Francesco, con una traslazione di senso di un credo, slittamento sul quale non mi è dato soffermarmi qui, ma anche su una idea-forma di “tradizione” che risulta essere completamente artificiale e artificiosa, una tradizione “del bel tempo andato” che può essere applicata ad ogni epoca e ad ogni tempo. Una impostazione che attraversa le epoche riproponendo lo stesso schema e mutando costantemente i punti di riferimento e i valori-guida, e che continua ad allungare la propria ombra nel dibattito culturale e politico di inizio millennio.

In quella fase la Chiesa schierò, dopo non pochi conflitti interni, le sue carte a favore della nascente borghesia imprenditoriale contro la vecchia aristocrazia pre-industriale. I conflitti di tale scelta attraversano ancora oggi un mondo cattolico che non sembra aver risolto definitivamente la diatriba interna.

Oggi, in pieno riapertura di quella ferita, la Chiesa è chiamata a governare un nuovo e più accelerato processo di cambiamento. La società umana è entrata in una nuova Transizione. I vecchi poteri mostrano la corda e le loro istituzioni (nazionali e sovranazionali) scricchiolano paurosamente. L’avvento del modo di produzione digitale apre uno scenario inedito che le vecchie classi al comando sembrano non riuscire ad interpretare e a indirizzare. Proprio tale incapacità le rende ancor più pericolose. Il salto GRIAN (Genetica, Robotica, Intelligenza Artificiale, Nanotecnologia) necessita di una nuova forma del potere e i vecchi stati, le vecchie concentrazioni del potere, anche quello finanziario, sembrano incapaci di rispondere agli interessi economici e normativi del potere nascente.

Ed è così, allora, che il Vaticano apre le danze di un nuovo livello di “Trattativa”. Chiama a raccolta le punte del nuovo futuro potere disponibile ad aprire un dialogo e lancia un amo per aprire il confronto con il nascente ordine. Se “la potenza del digitale è un dono di Dio”, come ci ricorda Papa Francesco nel suo discorso ai rappresentanti di IBM e Microsoft (accompagnati da David Sassoli e dalla ministra Pisano), il tema di un documento tra una struttura legata alla Chiesa e i rappresentanti di multinazionali rappresenta un salto quantico. Dai concordati siglati con personalità che hanno fatto la storia, quelli siglati tra la Chiesa e Napoleone, Mussolini, Hitler, Franco, ma anche con Craxi e Walesa, si passa ad un terreno aperto direttamente con le strutture più articolate e “storicamente” consolidate della galassia digitale.

A Roma il Vaticano firma un patto per la futura forma dell’Intelligenza Artificiale con le punte più alte del nuovo potere digitale mondiale.

Il dato, quindi, va al di là del contenuto della proposta di una algor-etica per il nuovo millennio. Una etica dell’algoritmo basata su sei principi: Trasparenza, Inclusione, responsabilità, Imparzialità, Affidabilità, Sicurezza legata alla Privacy. Al di là dei pilastri delle regole del nuovo potere che si affaccia, sembra in atto il tentativo di rilanciare una funzione globale del cattolicesimo per un tempo che va oltre il contingente e getta le basi per un rapporto diretto con il potere digitale che si va consolidando nel mondo.

Papa Francesco non firma direttamente il protocollo, né impegna direttamente il suo Segretario di Stato, ma delega Mons. Vincenzo Paglia e la Pontificia Accademia per la Vita lanciandola sulla scena digitale globale come un’interlocutrice primaria del nuovo mondo digitale e delle sue regole. Molto di più di quello che hanno fatto tanti stati nazionali e tante istituzioni più o meno globali. Chissà se i contestatori “tradizionalisti” apriranno un nuovo elemento di conflitto con la Chiesa voluta da Papa Francesco.

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Sergio Bellucci

Sergio Bellucci, giornalista e scrittore, dirigente politico e manager, ha scritto numerosi editoriali, articoli e saggi sui temi della comunicazione e della società dell'informazione. Membro del Comitato d'Onore dell'Osservatorio Internazionale sull'Audiovisivo e la Multimedialità (OIAM) della Fondazione Roberto Rossellini per l'Audiovisivo. È stato dipendente del gruppo Fininvest dal 1978 e fino al 1993, durante tale periodo ha svolto anche attività sindacale nella CGIL come membro della Segreteria Nazionale della FILIS. Dal 1995 al 2006 è stato responsabile nazionale della Comunicazione per il Partito della Rifondazione Comunista. Dal febbraio del 2013 è direttore del quotidiano Terra e nel 2014 è diventato Presidente della Free Hardware Foundation Nel libro E-work. Lavoro, rete e innovazione analizza l'impatto delle nuove tecnologie digitali sulla vita umana con una particolare attenzione al mondo del lavoro. Secondo le sue analisi, l'avvento del digitale comporterebbe una "nuova organizzazione scientifica del lavoro", definita "taylorismo digitale", attraverso un impiego distorto della rete. Nelle tesi di E-work si prospetta la nascita del "lavoro implicito", il lavoro effettuato obbligatoriamente, senza nessuna retribuzione e attraverso strumentazione a carico del lavoratore, che le piattaforme digitali stanno espandendo nel loro ciclo produttivo. Insieme a Marcello Cini ha scritto “Lo spettro del capitale. Per una critica dell'economia della conoscenza” analisi del cambiamento epocale del capitalismo avvenuto negli ultimi venti anni: il passaggio da un'economia materiale ad un'economia immateriale, che produce un bene intangibile e non mercificabile: la conoscenza.

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