Le cronache politiche sui media sono ormai tutte prese dalla guerra “a tavolino” tra Salvini e Di Maio, costruita per il bisogno dei media di avere una cosetta sensazionale al giorno.
E cosa c’è di più sensazionale che vedere a turno un partito di governo che diventa il giorno dopo (ma solo per quel giorno, poi tocca all’altro) di opposizione?
Così che proviamo a dare qui una “notizia” che non è quasi entrata nei radar dei nostri media, essendo stati noi testimoni di un discorso (una “finestra sul cortile” in missione) pronunciato dal presidente del gruppo parlamentare europeo liberaldemocratico alla kermesse di lancio della campagna elettorale di “Più Europa” al Palazzo dei Congressi di Firenze domenica 7 aprile.
Parliamo di Guy Vehrofstadt, belga in grado di reggere in lingua italiana anche i passaggi veementi dalla tribuna. Che ha annunciato – accanto al pieno e incondizionato sostegno per il progetto politico fondato da Emma Bonino (“unica speranza per l’Italia per difendere la democrazia liberale, lo stato di diritto e il diritto di parola” – cinque riforme perseguibili nel prossimo assetto europeo a condizione che l’articolato fronte anti-sovranista e anti-nazionalista (cioè socialisti, liberali e popolari) consegua la maggioranza.
Una maggioranza che, stando ai sondaggi, dovrebbe esserci, proprio con l’ALDE (i liberaldemocratici) in grado di compensare qualche prevedibile flessione dei socialisti e in attesa di capire dove porterà i suoi eletti al PE il presidente francese Macron.
Le cinque riforme annunciate da Vehrosfstadt sono:
Come si vede, non c’è tutto lo scibile delle lenzuolate comunicative pre-elettorali. Ma ci sono alcuni argomenti che spostano dalla dimensione burocratica alla dimensione politica una prospettiva indispensabile per rimettere l’Europa in sintonia con cambiamenti necessari. Forse non con l’idea di alcuni paesi di concepirla come una cassa depositi e prestiti, ma certo con i bisogni di popoli che, se non si fa sintesi di interessi e valori nel mondo che si va formando, questa volta rischiano di compromettere libertà civili e democratiche duramente conquistate.
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