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L’inutile lezione dell’Afghanistan

La drammatica lezione delle due guerre mondiali del novecento è servita solo in parte: la seconda metà di quel secolo e questo primo ventennio del 2000 sono stati teatro di infinite guerre locali e tribali ovunque nel mondo, fatta eccezione per l’Europa nella quale le organizzazioni Onu, UE, NATO, G7, G. 20, eccetera hanno fatto da ottima tutela e gli arsenali atomici sono stati un adeguato deterrente.

Le due grandi potenze Usa e Urss prima e Russia poi, invece non hanno voluto astenersi dal partecipare ai conflitti oltre i loro naturali confini, convinti che i propri interessi andavano tutelati ovunque nel mondo. L’attuale invasione dell’Ucraina rientra in questa logica perversa. A partire dal 1950 gli Stati Uniti hanno partecipato o addirittura promosso una infinità di conflitti tutti persi sul piano militare e politico a partire dalla guerra di Corea. Le loro immense ricchezze hanno fatto sì che il dispendio di mezzi non incidesse sul benessere del loro Paese, ma le perdite umane hanno costituito ferite ancora aperte in tante troppe comunità e famiglie.

Il popolo americano non ha seguito i propri Leader, Presidenti e Generali, e li ha talvolta puniti non rieleggendoli, come Bush padre che riuscì a dispiegare gli Eserciti di ben 35 Nazioni contro Saddam Hussein per liberare il Kuwait che quel dittatore aveva invaso, senza riuscire ad eliminarlo. Era il 1990. Dieci anni dopo Bush figlio cercò la vendetta: ci mise quattro anni di guerra feroce perdendo più di 4000 dei propri giovani soldati per catturare ed impiccare il Dittatore iracheno. Poi fu obbligato a restare tra le macerie di quel Paese per altri cinque anni per difendersi dalla guerriglia cercando di insediare un governo a lui favorevole, ma senza successo. La conclusione fu un disastroso ritiro lasciando l’ intero Medio Oriente in fiamme, mentre in Patria il popolo da un ventennio seguitava a gridare ”No blod for oil”.

Nell’America Latina e nell’Africa equatoriale, gli USA evitarono la partecipazione diretta, ma non riuscirono a restare neutrali e con un fiume di dollari sostennero sempre i Governi sbagliati, come quelli dei Dittatori argentini o cileni.

Ma il caso più significativo è quello afgano dove negli ultimi cinquant’anni americani e russi si sono alternati nelle loro insensate politiche di potenza. La storia cominciò nel 1973 quando il Re di quel grande deserto Zahir Sha venne in vacanza in Italia ed il cognato Daud Khan profittò dell’assenza per deporlo e proclamare la Repubblica. Aveva il tiepido appoggio degli USA, ma ebbe vita breve perché cinque anni dopo subì a sua volta il colpo di Stato di Taraki filo rosso che a sua volta dopo un anno fu ucciso. Non ebbe miglior sorte il suo successore Amin perché dopo pochi mesi l’Armata Rossa gettò la maschera ed invase il Paese imponendo il proprio uomo Babrak Karmal.  Fu Breznev da Mosca ,dove governava da oltre 15 anni ,a decidere l’invasione. Si diceva allora che i Russi dopo l’Afghanistan avrebbero invaso il Pakistan occidentale per raggiungere “l’acqua calda”ossia l’Oceano indiano ed il grande porto di Karachi. Volevano affrontare da lì quei Paesi del sud-est asiatico che dal gelido Mare del Nord erano irraggiungibili. Il piano fallì perché incontrarono la irriducibile resistenza dei Mujaheddin e dei Talebani che li tennero insabbiati in quel Paese ostile difficile da percorrere per grandi deserti e grandi catene montuose.

Dieci anni dopo Mikhail Gorbaciov tra le grida e la polvere della caduta del muro di Berlino,riconobbe la sconfitta e ordinò la ritirata dando spazio allo Stato islamico dell’emiro Mohammed Omar. E qui, ospite riverito in Afganistan, subentra Bin Laden e la sua furia antiamericana che lo portò nel 2001 all’incredibile attentato ai Twins con la loro distruzione e i 3000 morti. Gli USA reagirono invadendo l’Afganistan: siamo alla seconda invasione di quel Paese. Fu George Bush figlio ad avviare quella guerra per la ricerca inutile ed infruttuosa dello Sceicco assassino che fu trovato non dall’Esercito ma dalla C.I.A., non in Afganistan ma in Pakistan in un modesto villino alla periferia di una piccola città di frontiera dove  Forze Speciali ed elicotteri da combattimento rasero al suolo il villino uccidendo lo Sceicco del terrore, la sua famiglia e le sue guardie.

L’occupazione americana dell’Afganistan continuò per tutelare il Governo che avevano insediato, ma dopo altri 10 anni, sulla spinta dei Talebani ,con la presidenza Biden lasciarono in fretta e furia il Paese salvando la propria pelle, ma non il proprio onore, ne’ la vita di coloro che si erano schierati dalla loro parte. Un vero disastro.

Il tempo dirà se la storia afghana abbia insegnato agli USA quello che  non riuscì ai Koreani ed ai Vietnamiti, ma di certo non ha insegnato nulla ai Russi di Putin che, non contenti di quella sconfitta degli anni ’80, oggi hanno invaso l’Ucraina. Perché questa nuova invasione ? Il pretesto è futile giacché l’autonomia delle piccole province russofone ribelli del Donbass poteva essere ottenuta con una trattativa diplomatica, magari sotto la minaccia di un’invasione. Invece Putin si è comportato come Hitler per Danzica  con l’invasione della Polonia, scatenando la seconda guerra mondiale. Le analogie tra i due Dittatori non finiscono qui: l’armata tedesca distrusse la Polonia, rase al suolo Varsavia e molte altre città, insediò un’amministrazione militare, deportò gli ebrei e fece qui base per l’attacco alla Russia. Putin ha fatto circa la stessa cosa: sta radendo al suolo l’Ucraina e le sue città sotto un cumulo di macerie. L’armata Rossa ora assedia senza tregua la città di Mariupol perché conquistando la striscia di terra che unisce il Donbass alla Crimea raggiungerà il controllo esclusivo del mare d’Azov per il sicuro riparo della propria flotta del sud, base per le incursioni nel Mediterraneo. Città distrutte, cittadini in fuga, danni e sofferenze incalcolabili , ufficialmente per due province insignificanti che in questi anni il Governo di Varsavia aveva riempito di denaro per evitare la secessione e difendere le comunità ucraine residenti.

La resistenza Ucraina sta dando filo da torcere all’esercito russo invasore ed il Presidente della Repubblica con inatteso coraggio e’ asserragliato a Kiev, deciso a vendere cara la pelle. Sarà per i Russi un altro Afganistan ? Dove vorrà arrivare Putin? Quali sono le sue vere intenzioni ?

Da occidentali, europei ed italiani, pacifisti convinti da oltre settant’anni, con Nazioni abitate da generazioni che non hanno fatto né visto una guerra nell’Europa ormai unita, sostanzialmente disgustati dalla partecipazione alla guerra dei Balcani ed in Libia, condanniamo con grande convinzione l’aggressione dell’Ucraina ben sapendo che la guerra non porterà che distruzione e sofferenze e che essendo frutto di un regime autoritario e di una politica di potenza non potrà concludersi che con il cambio di vertice di quel regime invasore.

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Eugenio Santoro

Presidente Fondazione San Camillo- Forlanini - Roma

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Tag: guerra

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